Capitolo 10: Xavier

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"Io dico alle donne che la faccia è la mia esperienza

 e le mani sono la mia anima. 

Qualunque cosa, pur di tirare giù quelle mutandine."

Charles Bukowsky

La destinazione della mia testa in questo momento sono le gambe lunghe e snelle delle modelle che mi stanno sfilando davanti, sculettando perennemente verso la finitura del palco e facendo un giro mi mostrano di nuovo il ben di Dio del loro seno.

"Signor Miller ne deve scegliere una per la pubblicità per l'auto." Continuo a guardarle impercettibile come se sapessi già a chi dare il ruolo ma tanta convinzione non ne ho più.

"Mi hai sfinito, sceglierò domani." Mi alzo malamente dalla sedia ed esco dalla sala foto, mi imbatto in tanti colleghi che cercano in ogni modo di fermare la mia corsa. Mi dirigo a passo spedito verso il mio ufficio pronto a lavorare e lasciare la mia erezione in bella vista senza curarmene troppo, ormai mi conoscono tutti e sanno perfettamente come vanno le cose con me quando ci sono le donne di mezzo, sono un adulatore, un seduttore e a volte anche troppo sdolcinato per sfilare finalmente quelle graziosissime mutandine in pizzo nero, bianco o in seta rosse o nere. 

"Ha un appuntamento alle 14:00, vuole che lo rimandi." Gli occhi di Elsa cercano di incontrare i miei, so per certo che faccio un certo effetto alle donne, so anche che il suo sguardo vaga da per tutto per non osservare la mia erezione ancora evidente.

"In verità vorrei che tutti gli appuntamenti siano anticipati, nel pomeriggio ho molto da fare." Annuisce e cerca di smammare verso la sua scrivania pronta a spostare gli appuntamenti.

"Anzi no, rimanili così cambierò io gli orari per i miei affari." Mi guarda, se ne resta zitta e con un gesto rapido degli occhi mi indica il mio ufficio.

"Seguimi." Non vuole dare troppo  nell'occhio, così reggo il gioco.

"Ho detto di seguirmi nel mio ufficio, prendi l'agenda degli appuntamenti e vediamo cosa spostare." Annuisce freneticamente e ritorna alla sua scrivania prendendo un altra busta gialla più la sua agenda. Camminiamo fianco a fianco fino al mio ufficio cercando di essere il più veloce possibile. Apro la porta e mi immobilizzo di colpo, la guardo, i suoi occhi marroni emanano erotismo, puro sesso, quello che quando la scopi la vorresti fare male.

"Monica, che sorpresa." I suoi occhi sono gelidi, senza emozione, senza ombre.

"Nipote." Mi volto verso Elsa.

"Lasciaci solo, ti chiamo appena finisco di parlare con lei." Annuisce ed esce dal mio ufficio.

"Da quanto tempo zia." I suoi occhi non emanano niente, mi lasciano di stucco, mi piace che lei soffra come ho sofferto io, mi piace sapere che sta patendo le pene dell'inferno, si mi piace da matti.

"Vero, mi domandavo se avessi ancora un posto nel tuo cuore per me." Si alza dalla poltrona di fronte alla mia e appoggia il suo culo maturo sulla scrivania dandomi le spalle.

"Per te non c'è mai stato posto." Inizia a ridere come una gallina, mi tappo le orecchie con le mani come facevo da bambino quando non volevo sentirla venire.

"Quante bugie nipote, quante bugie che escono dalle tue bellissime labbra." Cerco di reprimere il disgusto che provo in questo momento.

Unconditionally mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora