Ho continuato a lavorare per almeno sette ore, sono le 22:30 e solo l'unica ancora in azienda almeno credo. Di questo Xavier nemmeno l'ombra, Carter è passato un paio di volte per prendere i documenti visionati e i nuovi appuntamenti che io stessa ho programmato per la settimana successiva, cerco di essere il più veloce possibile così da svuotare la scrivania e andare a casa per fare un bella doccia fredda, quella che ci vuole davvero in questo momento.
"Cara, il tuo orario di lavoro è finito, puoi andare." La signora Miller gira l'angolo e va via proprio come tutti del resto.
"Certo, ora vado." sussurro tra me e me. Mi alzo dalla sedia e prendo le mie cose cercando di non dimenticare nulla, sono sempre stata molto disordinata e imbranata, quindi mi viene facile dimenticare parecchie cose. Cammino verso l'ascensore e clicco il tasto 0. Tutto raffinato fino all'ultimo dettaglio, fili d'argento addirittura posizionati sui lati degli specchi. L'ascensore si apre al ventiduesimo piano, quando però alzo gli occhi dal cellulare rimango pietrificata. Un ragazzo sulla trentina molto probabilmente, occhi color miele, postura rigida da capo a piedi e i capelli gli ricadono in modo disastroso sulla fronte, ha delle macchie di rossetto sul collo e sulla mascella scendendo sempre di più verso il basso, si presentano anche dei succhiotti enormi. Arrossisco involontariamente e riporto la mia attenzione al cellulare, che inizia a squillare incessantemente con la canzone degli One direction ancora attiva.
"Signora Miller, mi dica?" Ascolto con estrema attenzione ogni sua correzione, ogni suo dubbio e ogni nuovo modulo da fare il giorno dopo.
"Nessun problema davvero, risalgo di nuovo e ricomincio." La sua risata mi riempie l'anima, mi rimprovera e mi dice che avrei recuperato tutto il giorno dopo.
"D'accordo allora, le auguro una buona serata." Spengo il cellulare e mi sistemo i capelli più che posso essendo che sembro una pazza appena uscita da un manicomio.
"A che piano lavori?" Mi volto verso il ragazzo alla mia destra e lo guardo attentamente.
"Al trentesimo. Pubbliche relazioni." Un ghigno piccolo e sensuale compare sul suo viso un pò duro e un pò troppo infelice. Mi porge la mano.
"Xavier Miller." Gli stringo la mano senza fargli notare il mio stupore.
"Elsa Gomez." Si avvicina maggiormente a me.
"Domani vorrei tutti i miei nuovi appuntamenti sulla mia scrivania." Quanta arroganza in una sola persona.
"Ci sono già." Mi fissa, i suoi occhi color miele scendono piano per tutta la mia figura, facendomi sentire in soggezione, sembra così sicuro di sé, tremo leggermente.
"Non temere, il mio gioco non è quello di scoparti, dopotutto dopo una sessione di quattro ore con una bella donna piegata a novanta me lo sono già fatto e sinceramente parlando... Sono sazio." Sogghigna come se avesse appena vinto una partita a poker.
"Credo che la posizione a novanta sia una delle più scomode, se posso dire con molta sincerità preferisco stare sopra. Così l'uomo non è poi più così uomo. A domani signor Miller, le auguro una buona serata." Esco dall'ascensore con un sorriso vittorioso. MASCHILISTA!
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Unconditionally mine
Literatura FemininaPericolo, amore, dolore, addii. L'amore era davvero tutto questo? il pericolo dovuto dal cuore, l'amore dovuto dall'odio, il dolore dovuto dalle sconfitte e gli addii dovuti dalle persone che più si amano. Elsa inizierà un nuovo cammino per la sua...