Capitolo 11: Xavier

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"Le donne impazziscono per un sedere bello pieno"

La principessa e il ranocchio

La divisione fra due dinastie è leggermente diversa dalla nostra, noi siamo astuti, siamo coraggiosi, siamo autonomi e siamo soprattutto brutali. C'è la dinastia di mia madre che ormai va avanti da più o meno da decenni e poi c'è la dinastia di mio padre, quella che finirà con l'ultimo figlio di ogni figlio nostro e del loro ancora. Osservo con estrema attenzione quella busta dell'ospedale ancora appoggiata sulla mia scrivania, vorrei leggere, vedere cosa c'è dentro, magari ne esce qualche documento di adozione così scopro finalmente che non sono figlio di quella malata di mente e nipote di una pazza psicopatica appena uscita da un istituto di ripresa. Iris fa la sua entrata sempre senza bussare, come suo solita, entra non saluto e si siede come se tutto questo fosse suo.

"Buongiorno a te Iris." Mi trucida con lo sguardo e continua a sprofondare sulla poltrona.

"Secondo te sono brutta, ho qualcosa che non va nel mio carattere?" La guarda corrugando la fronte.

"Che cazzo stai dicendo Iris?" Annuisce frenetica.

"Andiamo dimmi la verità, sono brutta?" La guardo senza rispondere, mi sta facendo innervosire.

"Chi ti ha messo queste cazzate in testa?" Non risponde, se ne sta nelle sue e continua con le sue paranoie.

"Ho delle occhiaie enormi, le auto dell'azienda mi stanno rubando molto tempo, per non togliere il salone di bellezza che ha aperto quella stronza di Stefania, se potessi gli taglierei la testa." Scuoto la testa rassegnato.

"Hai un viso sereno, non hai occhiaie, sei bella, e nel tuo carattere non c'è proprio niente che non va." Questa volta appoggia le mani sulla scrivania con fare superiore.

"Non devi assecondarmi, se sono brutta devi dirmelo." Scoppio a ridere.

"Non ti sto assecondando sto semplicemente dicendo la pura verità. Ora vuoi dirmi perché sei così distratta e arrabbiata?" Annuisce portandosi i capelli dietro l'orecchio.

"Ho litigato con mamma, continua a dirmi che somiglio troppo a te e che sono brutta, indisciplinata e che il collegio non è stato di grande aiuto, dice anche che ho dei problemi di personalità e che non è normale che una ragazza della mia età passi il suo tempo insieme alle macchine da corsa, non va bene." Fa finta di strofinarsi gli occhi ma si sta asciugando le lacrime.

"Non darle retta lo sai che è gelosa della tua bellezza." Mi alzo e mi metto di fronte al suo viso angelico.

"Sei la piccola Satana di famiglia. Non dare retta a quella squinternata di una vecchia." Scoppia a ridere.

"Secondo te è normale che i miei occhi ammirano molto il tuo culo sodo?" Questa volta a ridere sono io.

"Le donne impazziscono per un culo bello pieno." Mi abbraccia dalla posizione dei fianchi essendo che è seduta.

"Pensa a studiare, divertiti, innamorati, non pensare ad altro. Ami le auto? Bene, un giorno sarai contenta di averle realizzate tu stessa con un corpo collaboratori degni della tua presenza. Odi alzarti presto? Chi se ne frega, hai una vita davanti, hai vent'anni... se non vivi ora non potrai più farlo." Mi guarda dal basso e le sfioro il viso.

"Ti considero un padre X, non un fratello... grazie." Si alza e prende il suo cellulare.

"Posso scattare una foto al tuo culo così quando sono triste lo guardo?" Scoppio di nuovo a ridere.

"Prego tutto tuo." Mi giro di spalle e scatta la foto.

"Ci vediamo a casa più tardi." 

"A più tardi." la saluto con un sorriso. Ora veniamo a noi, tra me e te piccola vipera. Strappo la carta che contiene delle lettere al suo interno e inizio a leggere.

"99,9% di positività." Non capisco cosa significhi così continuo a leggere.

"OH PORCA MISERIA!" Crollo sulla sedia confuso, non può essere, non può essere vero.

Unconditionally mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora