Il ballo e la rivelazione.

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Non so perché era successo tutto questo. Non so perché proprio a me. Ero sempre stata una persona introversa , forse la mancanza di una figura paterna nella vita mi aveva plasmato. Ma quel dolore che sentivo , non voleva andare via. Mi straziava l'anima la mente lo stomaco. La pelle , il sangue , ogni molecola che componeva il mio corpo , cercava Adam. Quelle visioni così veloci di lui , in giro per strada , su quella panchina , in quella caffetteria non facevano che togliermi , ancora di più quel respiro che già a fatica portava avanti quel corpo ormai dilaniato. Non so spiegarti , cosa voglia dire perdere qualcuno senza un reale motivo. Non lo so perché , in fondo . Andare per strada , fermarsi su una panchina , e guardare due ragazzi , baciarsi , sorridersi mi riportava alla mente tutto quello che era capitato a me. Nel portafogli avevo ancora le nostre foto , e mentre guardavo quei ragazzi c'erano le nostre immagini , che ridevamo , ci baciavamo , linguacce , smorfie. Di un qualcosa che non so bene cos'era. Mi domandavo solo quando si era cominciato a rompere tutto. Quello stupido fogliettino , era così privo di senso che a stento aveva suscitato qualcosa di benevole in me. Pensavo che potesse essere la cura adatta , che potesse dorarmi quella speranza di poter un giorno sentire ancora la sua stretta , e sentirmi protetta. La cosa più importante per noi poveri esseri umani è sapere che contiamo qualcosa , nella vita di qualcuno. Ci abbandoniamo a sogni speranze , nell'illusione che quel qualcosa non sia solo un puntino , piccolo che solo noi riusciamo a vedere. Ma nella maggior parte delle volte finiamo per affogare il nostro rammarico , la nostra delusione , in un cuscino bagnato , durante la notte. Quando nessuno può vederci ne sentirci. Nell'attesa che arrivi quel giorno in cui quel dolore magicamente sparisca. Ma quando hai fatto troppo affidamento alle parole di qualcuno , quando hai calato le difese ed hai provato a lasciarti andare. Quando , hai deciso che per una volta qualcuno poteva prendersi cura di se , è il momento in cui finisci col farti male. Ed era quello che era successo a me. Non sapere dove era , cosa stesse facendo , cosa pensasse , non sapere se gli mancavo tanto quanto lui mancava a me , era una condanna. Così alternavo giorni , di euforia a giorni di completa disperazione. La vita mi scivolava tra le mani come sabbia , ed io non potevo fermarla. Il barattolo di cioccolato , ed i film non funzionavano, a togliere quel nodo dalla gola che bloccava la fuoriuscita di quella mancanza. Niente la poteva riempire. Una parte di me , era decisa a darsi da fare a riprendersi , l'altra invece era come spenta .

Nel mio appartamento , nella caffetteria dovunque io fossi mi sentivo cosi sola , cosi incompleta. E non sapevo come uscirne. Amaliè , voleva per forza portarmi al ballo universitario , si chiudeva un semestre . Era un giorno di particolare euforia per tutti. Diceva che mi avrebbe aiutato per una sera sentirmi bene , senza pensieri ne emozioni. Dovevo spegnere , i sentimenti e capire che la vita continuava. Che il mondo , non avrebbe aspettato che io raccogliessi quei cocci. A lui non importava continuava a girare , la notte si sostituiva al giorno , e poi di nuovo. Nessuno , poteva morire per amore , mi ripeteva sempre. Mi sarei ripresa , e quella per lei era un'occasione di svago. Mi accompagnò a comprare , il vestito , le scarpe , e quanto basta per presentarmi decentemente. Non ne avevo voglia , ma accettai solo per lei. La cosa suonò ancora più strana , quando alla portà bussò , il suo accompagnatore. Con mio stupore , vidi che era il ragazzo di quell'imbarazzante accaduto. Le mise , il bracciale con i fiori al polso , e andammo verso l'auto. Mi sentivo così sciocca , non avevo neanche un accompagnatore. Arrivammo , alla festa. Il viale dell'università , era cosparso di candele , e petali. E di schermi con tutte le foto , degli studenti. Mi fermai , a guardarli ce ne era una mia e di Paul , e poi un'altra con Amaliè. Mi venne un brivido a pensare a quanto la mia vita fosse cosi semplice , cosi amorevole. Ed ora ero qui sola , con un vestito , dei guanti , e nient'altro. Cominciai a bere , mentre tutti intorno a me , sembravano felici io ero la faccia , della tristezza. Mi estranai da tutto ciò , mettendomi a sedere. Poi decisi di andare in bagno , notando che Amaliè veniva verso di me. Poggiai le mani sulla porta , tirando un sospiro di sollievo. Non c'era nessuno. Andai allo specchio. Quella ragazza , con un bellissimo vestito color panna , a sirena. Con un sontuoso , corpetto ricoperto da brillanti , una collana anch'essa di brillanti, dei guanti come il vestito , dei brillanti alle orecchie , i capelli sciolti , ero io. Era la figura migliore di me. Ma non bastava a farmi sentire meglio. Volevo solo andare via , era stata una pessima idea. Ma non potevo farlo . Corsì di fuori. C'era una grande veranda rotonda , abbellita da alti rami con rose bianche , sulla staccionata candele , che la illuminavano. Al centro una lampada. Tutt'intorno si vedevano soltanto luci flebbili , di candele che incorniciavano le strade del' università. Era davvero , qualcosa di spettacolare , me ne innamoraì. Pensaì mentre bevevo dello champagne. Ma ero sola. E la tristezza , incominciò a farmi notare quanto fossi ridicola. La coda del vestito cominciava a pesare. Incominciai a pensare alle cose più infantili , per non sentirmi una povera principessa abbandonata dal suo principe. L'orchestra sotto di me , iniziò a suonare . "Bene" pensai . Chiusi gli occhi , ascoltai la musica. Una lacrima uscì dai miei occhi.

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