Prologo.

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Le infermiere passavano ogni dieci minuti davanti alla mia stanza, come per accertarsi di trovarmi nel letto. Si davano il cambio, così da non farlo sembrare di proposito, ma io lo sapevo, sapevo che c'era l'ordine di controllare la neo-mamma minorenne e solitaria. Non erano bastati gli sguardi del dottor-puzza-sotto-il-naso e il discorsetto-predica del primario del reparto neonatale sulla vasta possibilità di dare in adozione la mia piccola frugoletta. No, ora dovevo anche essere controllata. Che ne sapevano loro di quello che era più giusto per noi due? Sbuffai, facendo segno all'infermiera-casco-di-banane di avvicinarsi. «Dimmi cara, hai bisogno di qualcosa?» domandò con un sorriso che più tirato di così c'era solo una fionda. «Sì, di stare con mia figlia» risposi seria, alzò le spalle, controllando la mia flebo. «Adesso devi riposare, la bimba starà bene» disse solamente, girando i tacchi. Era passata la seconda ora dalla prima risposta uguale a questa, iniziavo a pensare al peggio quando un'altra infermiera più giovane s'intrufolò nella camera senza farsi notare dalle altre. «Hai già deciso come chiamarla?» domandò porgendomi un budino al cioccolato. Il primo gesto gentile da ore. Annuii: «Maria Maddalena, non la peccatrice redenta eh, l'altra, la sorella di Lazzaro-alzati e cammina. Significa torre di Dio, ma fino a quando non la vedrò di nuovo non posso esserne certa. Sarà una bambina senza nome ancora per un po'. Ce n'è dell'altro di budino? Si è presentato qualcuno per me? Mia madre ha ricevuto il messaggio?» dissi a macchinetta, l'infermiera sorrise. «Non manca molto, te lo prometto: il dottore sta cercando disperatamente la tua mamma, non appena avremo sue notizie possono accertarsi che non è una situazione "particolare" e potrai decidere se chiamarla Maria Maddalena» rispose, finalmente, in modo chiaro. «Mia madre dirà che sono una particolare sconsiderata che si è fatta mettere incinta da uno studente universitario. Prima o poi mi perdonerà: sono stata la sua delusione più grande...ma questo budino?» chiesi di nuovo, interrompendo lo sproloquio che stava per sfociare nell'ennesimo sguardo di pietà. «Se andiamo adesso nessuno ci vedrà» affermò sottovoce aiutandomi a scendere dal lettino. Come una ladra in una gioielleria stavo sgattaiolando verso il piano superiore, richiamata da quello che se nella mitologia doveva essere il canto delle sirene, qui erano pianti strazianti di una dozzina di bambini minuscoli e spelacchiati. Maddalena era la più bella. Era obiettivamente la bimba più bella e buona del reparto. Tirai su col naso, strozzando il pianto di commozione. «Un fazzoletto?» un uomo con abiti miseri e la classica acconciatura di chi non se la passa poi troppo bene mi porse un pacchetto di fazzoletti. Sorrisi con cortesia, prendendo un fazzoletto per poi dargli indietro il pacchetto, ringraziandolo con un cenno del capo. «Mi stupisco sempre davanti alla gioia della vita, delle manine tanto piccole che riescono a dare tanta forza e l'amore che sprigionano in quei pugnetti. La tua è quella con i capelli rossastri, vero?» disse ancora l'uomo senza staccare gli occhi dal vetro. Annuii. «Avevo pensato di chiamarla Maria Maddalena, ma Maddalena è meglio, non trova anche lei?» chiesi, l'uomo mi strinse la mano lasciata a penzoloni sul fianco. «La piccola Mandy avrà una storia bellissima e tu, signorina Monticelli, sarai una fantastica mamma» concluse piegando il capo in avanti e muovendo le mani in segno di saluto alla mia piccola Maddalena.

Nei suoi occhietti, tra le mie braccia, decisi che tutto quello che avrei vissuto da quel momento in avanti, sarebbe stato per lei e sì, sarei stata una brava mamma per questa bambina.

Quando mia madre arrivò per portarci a casa qualche giorno dopo, nel reparto di maternità dell'ospedale c'era una foto appesa alla guardiola: tutte le infermiere e i dottori erano in posa dietro ad una giovane mamma sulla sedia a rotelle con in grembo una piccola bambina fasciata da una copertina gialla. Sotto alla foto, in una placchetta dorata in mezzo alla cornice, c'era scritta una frase: le ragazze Monticelli faranno strada.

Un Amore di Psicologo - COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora