10| ABS: sistema anti bloccaggio.

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Ero seduta sul divano da quaranta minuti in silenzio, davanti a me, disposti in semicerchio mamma, Michelle e John in cerca di informazioni. «Vuoi della frutta?» Fu John a rompere il silenzio, accendendo la miccia del pianto trattenuto fino a quel momento; Michelle gli diede uno schiaffo sul braccio, mamma corse a sedersi al mio fianco. «Ma che ne so, lei sta zitta e solitamente lo psicologo è così che la fa parlare» cercò di giustificarsi John, prendendosi un'altra sberla e aumentando il mio pianto isterico. «Non credi che se ci siamo noi e basta il problema ha proprio a che fare con quello là?» intervenne retorica Michelle severa, insistendo con gli schiaffi. «Zac, si chiama Zac, non quello là» singhiozzai tirando la sua felpa per stringerla tra le braccia, la stessa che aveva abbandonato la sera prima sgraziatamente prima di andare a dormire. «Ti va di raccontarci cosa è successo piccolina?» domandò dolcemente mamma, aiutandomi ad indossarla. «Non... non...» balbettai, che cosa era successo alla fine? Lo avevo sentito parlare con qualcuno al telefono, avevano parlato di me in modo strano, come se la nostra storia fosse uno stupido scherzo, materiale, roba da scrivere. Però non avevo certezze vere e proprie e lui mi amava. Vero che mi amava? Anche volendo, come si poteva fingere per così tanto tempo, così bene, di amare una persona. Come mi guardava ne era la prova. Giusto? «Niente. Non è successo niente» conclusi sospirando, poi risentii la sua voce: "devo solo trovare il modo giusto di chiudere, è una persona, è fragile, non posso finirla così su due piedi". Mi voleva lasciare? Abbandonare così, come una felpa che non gli serviva più. Fragile. Era per questo che stava tergiversando? E poi cosa significava tutta quella storia? Mandy diventerà un best seller aveva detto, lo avevo sentito bene. Era tutto così scollegato, privo di senso, interrogativo. «È lui, penso che la serata sia finita. Che cosa faccio Madda?» Alzai lo sguardo verso John, in piedi dalla finestra che dava sul cancello sulla strada, aspettando un mio segno. Lo guardai terrorizzata. «È venuto a lasciarmi. Ne sono sicura. Non lo fare entrare, ti prego, io non... non» i suoi occhi brillarono davanti alla mia visuale, subito dopo il suo sorriso e di rimando il mio, stretta in un abbraccio e le sue labbra che chiamavano il mio nome. «Non posso. No, facciamo finta di niente okay, se no lui capisce che so qualcosa e mi lascia. Non deve sapere niente. Non mi farò lasciare ancora una volta da una persona che amo. Lui non è mio padre» affermai agitata, ancora tra le lacrime. Mamma mi guardò esitante, aspettando un mio cenno. Fissai lo sguardo nel suo per un istante, in cerca di aiuto. Sospirò e si alzò dal divano. «Maddalena vai sotto la doccia dovrai sembrare ubriaca, John anche tu. Michelle, tu fai...» «La solita Michelle. Avanti, tutti ai posti di partenza. Non dovrà capire nulla, lo smaschererò io 'sto stronzo» concluse Michelle le direttive di mia madre. Non le dissi niente, corsi in bagno come da ordini, aprii i rubinetti della doccia, ma mi appostai dietro la porta per ascoltare; Zac era arrivato di corsa su, aveva il fiatone. «Che succede? Dov'è Mandy?» chiese agitato a mia madre. «Ancora questo qui? Perché non se ne va?» biascicò John iniziando a ridere, la parte dell'ubriaco gli veniva in modo brillante. «Uomo agitato, uomo indagato. Che cosa le hai fatto? Madda era strana, diceva cose strane. Parla» partì in quarta Michelle, Zac sospirò. «Che cosa ha detto?» domandò, Michelle mi lanciò uno sguardo, notando lo spiraglio della porta aperta. «Farfugliava cose su Cristian, suo Padre, sulla sindrome dell'abbandono e sul cercare uno psicologo nuovo» improvvisò, centrando quasi totalmente il punto. Zac sospirò ancora. «Ho fatto una stronzata, detto cose che non dovevo dire ed ora è confusa. Devo parlare con lei» affermò lui, facendo un paio di passi verso la zona notte. «Ehi, è sotto la doccia, se non ci posso andare io, di sicuro non ci puoi andare tu» partì in quarta John mettendosi in mezzo. «Sì, certo, questa poi è molto divertente. Sono io il suo uomo» rispose sicuro di sé Zac, andandogli muso a muso. «Senti, lei è la mia famiglia, se fai lo stronzo ne paghi le conseguenze» John non era più dentro al personaggio. «Insomma ragazzi, fatela finita okay? Nessuno si avvicinerà a mia figlia, a meno che non sia lei a volerlo» «E anche in quel caso si troverà prima noi davanti.» Mamma e Michelle si erano messe in prima linea, come due difensori davanti alla porta presa d'assalto dal più temibile degli attaccanti. Decisi che era arrivato il momento di intervenire. Chiusi i rubinetti e aprii la porta, Zac impallidì, superando John ed evitando mia madre e Michelle per venire da me. Mi prese il polso, prendendo i battiti a tempo con l'orologio e misurando subito dopo la pressione. Non era la prima volta che lo faceva, era l'istinto medico che prevaleva su quello emotivo. «Potete lasciarci soli per cortesia» disse piatto Zac, continuando a guardare polso e orologio. Annuii agli sguardi preoccupati dei presenti, ce la posso fare, diceva il mio. «Noi andiamo via, se veniamo a scoprire che hai fatto una bastardata...» «Basta, non è il caso» finì mamma il discorso da maschio alfa di John, per poi guardarmi con il nostro privatissimo sguardo telepatico: "chiamami più tardi" "ti chiamerò".

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