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Minho

-Choi...- sentii mormorare Jisung. -Ancora questo figlio di puttana?!- urlai, ero stanco di loro, stanco dei loro inutili omicidi e stanco di cercare di catturarli invano. Beh, ora ne avevamo preso solo uno, ma gli altri continuano lo stesso a commettere atti disumani.

Jisung di scatto uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Chan mi guardò e mi fece cenno con gli occhi di seguirlo, e così feci. Lo seguii, ero molto più indietro, perché lui stava camminando a passo svelto.

Mi guardai intorno e dato che non vi era nessuno in quel corridoio momentaneamente, decisi di correre per raggiungerlo. Gli afferrai il polso e lui si voltò. Aveva le lacrime agli occhi, che però stavano ferme senza scorrere, e i pugni serrati.

-Che vuoi- mormorò guardando in basso. Non risposi. Bella domanda, che volevo in quel momento da lui? Mi ero fatto prendere dal momento, inseguendolo, ma adesso che dovevo fare? Eppure un'idea ce l'avrei...

Lo trascinai di botto in una stanza lì vicino, che per mia fortuna era vuota. -Minho, che vuoi- richiese, sempre con gli occhi lucidi. -Baciarti- risposi avvicinandomi pian piano al suo volto. Sapevo che sarebbe indietreggiato, sapevo che se ne sarebbe andato lasciandomi lì. Ma non fu così.

Lasciò che io mi avvicinassi a lui, per poi far combaciare le nostre labbra. Fu un istante solo, un tenero bacio casto dato sulle labbra. Eppure sentivo che quel piccolo gesto era valso più di mille parole.

L'avevo fatto per consolarlo? Forse, dato che sono un pò incapace a farlo, ma più che altro l'avevo fatto perché ne sentivo il bisogno, come se quella sera avessi sviluppato una dipendenza dalle sue labbra. Un pò come la droga. Jisung era la mia droga.

Lui abbassò lo sguardo. Gli alzai il mento con le dita, in modo da far intrecciare i nostri sguardi. Potevo ammirare tutte le sfumature delle sue iridi castane. Starei ore e ore a fissarlo intensamente negli occhi, come se volessi cercare di scavare nella sua anima con un semplice sguardo. Vorrei poter arrivare nel profondo della sua anima, e capire cosa prova quando mi guarda, come si sente.

Non so se prova le stesse cose che provo io. Quando lo guardo sento lo stomaco in subbuglio. All'improvviso quando i nostri sguardi si allacciano, tutto il grigiore del mondo svanisce, dando vita ad un'esplosione di colori.

-Cazzo, sono proprio cotto di lui...-

-C-cosa?- chiese arrossendo.

-A-aspetta, mi leggi nella mente o cosa?!-

-Sei tu che hai pensato ad alta voce- ridacchiò imbarazzato.

-Oh...-

-Idiota- rise per poi afferrarmi per il colletto e baciarmi. Ricambiai subito il bacio muovendo le mie labbra sulle sue. Lui portò le sue braccia intorno al mio collo e io misi le mie mani sui suoi fianchi, stringendoli, portando il suo busto più vicino al mio.

Morsi leggermente il suo labbro, volevo aggiungere la lingua, ma qualcuno decise che non era il momento, e aprì la porta. -Scusate, mi duole interrompere il vostro momento, ma avrei del lavoro da svolgere e siete nella stanza in cui io lavoro- disse fingendo una finta tosse iniziale.

-Scusa Seungmo- gli sorrise Jisung, cercando di spazzare l'imbarazzo che si era creato in quella stanza. Jisung mi prese il polso e mi trascinò via da quella stanza. Mi fermai un attimo, il tempo di sussurrare a Seungmin un 'Tu. non. sai. niente.'  per poi farmi trascinare da Jisung.

Mi portò fuori dall'edificio. -Avevo voglia di prendere un pò d'aria- disse prendendo una sigaretta da un pacchetto estratto poco prima. Copiai le sue mosse accendendone una anche io. -Quindi... io ti piaccio?- chiese mentre prendeva un tiro dalla sigaretta.

In quel momento mi sembrò di stare in Paradiso. Aveva il sole in faccia, mentre consumava lentamente la sua sigaretta, appoggiato alla ringhiera dei pochi gradini che vi erano tra la caserma e il  terreno. Aveva i capelli che gli si appiccicavano in volto per via delle goccioline di sudore che stavano cominciando a formarsi sul suo volto. Se il Paradiso non è così, preferisco andare all'Inferno.

Riflettei per un altro istante ancora. Presi un respiro. -Si Jis, e anche tanto- ammisi. Lui si voltò e mi sorrise. -E-e io ti- cioè-- -Si Minho, tu mi piaci- mi interruppe.

Mi avvicinai a lui con un lieve sorriso stampato sul volto. Con una mano gli portai i capelli che gli pendevano in volto indietro. Poggiai nuovamente le mie labbra sulle sue, ma stavolta con una differenza: le sue labbra, da ora, appartenevano a me.

angolo autrice
questo è definitivamente il mio capitolo preferito.
sto softando troppo vi giuro, che bellini, piango😭

The policeman without the gun - minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora