Rimbombo di zoccoli sul terreno, zolle di terra spostate senza tregua al passaggio dei cinque cavalli che saettavano nella foresta, nel buio di una notte senza stelle e senza luna.
Aspettavano sempre la luna nuova per provare a fuggire, quand'ella copriva il suo volto per non vedere ciò che i suoi figli erano diventati, ciò di cui una parte era capace, mentre tentava di nascondere nell'oscurità quelli di loro che, in un intento disperato, correvano folli verso un'effimera libertà.
Il Braccatore sapeva che avrebbe raggiunto la sua preda in un secondo se avesse preso la forma di lupo. Il cavallo e la sua forma di uomo erano solo un impedimento, ma alla squadra divertiva dare un vantaggio alla preda e lui li lasciava fare. In alcuni momenti sembrava persino avere un senso crogiolarsi nella caccia, nel sentire l'odore della paura, dell'adrenalina, ritrovare la parte animale e lasciare quella umana a chi stava davanti a lui, tra urla e suppliche amare. Il suo mondo si era macchiato di una folle atrocità, di efferatezze senza alcuna remora, che si consumavano tra le ombre spaventose e inquiete di foreste oscure e notti maledette.
Fece scattare lo sguardo al suo fianco, dove un'altra figura a cavallo dispiegava una lunga fune spingendo la sua cavalcatura ad accelerare il galoppo, aggirando alberi, aspettando di essere più vicino alla preda per far roteare la corda sopra la testa e lanciarla.
Con un guaito strozzato, il lupo a cui davano la caccia cadde a terra e si ritrasformò.
Un suono a metà tra uno scoppio di risa e latrati di vittoria e divertimento, si levò dal gruppo dei cinque, o meglio, quattro: lui restò in silenzio, indietro, a guardare la scena come da un altro luogo, crogiolandosi di quella brutalità, nelle suppliche tormentate della loro vittima.
"Ti prego... Ti prego non uccidermi", implorò la donna a terra, ansimante, nuda e indifesa.
La giovanissima fanciulla che teneva l'altra estremità della fune scese dal suo cavallo, sorridendo di pura cattiveria. Per nulla provata dalla corsa, con una lucente coda di cavallo alta sulla testa e il viso fresco e pulito, i suoi occhi scintillarono di rosso mentre si avvicinava all'altra donna, affaticata, sporca.
"Sentitela! Implora pietà la cagna Omega!"
Le risate dei suoi compagni Alpha si levarono ancora nel bosco buio e freddo. Da tutti, tranne uno.
L'Alpha femmina che teneva tra le mani sia la corda che la vita dell'Omega, strattono la prima, che si strinse al collo della seconda, facendola uggiolare di paura e dolore.
"Shoee, ancora no". Il Braccatore puntò i suoi profondi occhi dentro quelli dell'Alpha femmina quando ella si voltò. Non si stupì di vedere il volto della fanciulla trasformarsi in una smorfia offesa.
Shoee strinse le labbra in una linea dritta, studiando con disprezzo la donna ai suoi piedi.
"Perché li rivogliono indietro non capirò mai".
"Perché le donnine Alpha come te non fanno cuccioli", la prese in giro una voce di ragazzo. I suoi capelli rossi e corti spiccavano come un faro nell'oscurità, la corporatura possente accentuata dalla postura spavalda.
"Sta zitto, Chan!" Shoee ringhiò contro di lui, facendo sbuffare il suo cavallo nervosamente.
"Ma è la verità, piccina", si aggiunse un'altra voce, appartenente a un ragazzo con i capelli biondi, corti e l'aria insolente. "Senza Omega i Licans sono belli che estinti".
"Tu che ne vuoi sapere, Minho? Sei solo un Beta!"
"Felice di esserlo, ma sta di fatto che ne so molto più di te".
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CRESCENT MOON (Omegaverse)
Fanfiction"Il Figlio della Luna sorgerà dagli Elfi in una notte di falce crescente; Verrà con un nome potente, che in antico significa 'Portatore di Luce'. E prima di lui un altro giungerà ad aprirgli la strada, e sarà guerra tra le genti di tutte le razze...