13. La famiglia Kim

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"Loro sanno che sto arrivando, giusto?" domandò Jimin, dopo che il suo Alpha ebbe suonato il campanello. Da qualche parte, nella casa, un trillo giunse alle loro orecchie.

Taehyung gli strinse la mano destra, quella che l'Omega aveva agganciata nell'incavo del suo gomito sinistro. "Hai visto tu stesso il messaggio che mio padre ha rimandato alla mia richiesta di questa cena. Ha accettato con molto piacere."

Taehyung aveva inviato una lettera al genitore per avvisarlo della loro visita e tutto ciò che ne sarebbe derivato.

"Sì, ma..." Jimin fece un piccolo broncio nervoso "sai che non ho capito tutte le parole."

"Testualmente ha scritto: 'siamo molto entusiasti di incontrare Jimin'." recitò il capitano.

L'Omega piagnucolò attraverso un sospiro. "E se non gli piaccio?"

"Jiminie..."

"Dico sul serio!"

"Impossibile."

Leggermente incoraggiato, Jimin fissò l'orlo della manica dell'hanbok bianco-argenteo che aveva scelto quella sera. Il suo preferito di tutto il guardaroba.

Non c'erano molti colori nel suo vestiario, gli Omega potevano vestirsi solo di bianco, un colore neutro che attestava la loro umiltà e che li distingueva facilmente. Fortunatamente, Jimin aveva scoperto che esistevano diverse sfumature di bianco, più di quante pensasse.

Taehyung andava bene qualsiasi cosa indossasse, risultando ben poco d'aiuto nel far capire all'Omega se fosse troppo elegante, o troppo poco. Myeong, invece, lo aveva inondato di complimenti, affermando che quelle sfumature d'argento stavano divinamente con i suoi capelli nerissimi e la pelle diafana. Quindi, Jimin pensò che, almeno esteriormente, avrebbe fatto una bella figura.

Pur se scoraggiato dal suo status, gli era sembrato di potercela fare mentre immaginava il momento di trovarsi davanti il capobranco dei Kim e la sua Luna. Taehyung era sicuro che li avrebbe conquistati. Ma ora che era letteralmente a pochi metri dalla porta d'ingresso, il peso di ciò che stava per compiere pesava sul petto del giovane Omega, tenendolo inchiodato al marciapiedi.

I genitori di Taehyung non abitavano nella Città Sovrana, bensì in una casa a due piani sul fiume Han, circondata da un boschetto di aceri rossi. Jimin era stato preparato ad una costruzione opulenta come le grandi ville dei nobili, e sebbene la casa fosse effettivamente su scala più grande, non era così vistosa come alcune di quelle che aveva visto venendo sin lì. Il vialetto dopo il cancello era un po' più largo della maggior parte degli altri, l'area laterale presentava una bella fontana, il cortile era ben tenuto e, anche se non riusciva a vedere il retro, era sicuro che il giardino continuasse più o meno con la stessa ampiezza. La casa era dipinta di bianco, con ampie e alte finestre, e l'arcata della porta d'ingresso era finemente decorata da intagli floreali e avvolta da rami d'edera.

"Ti aspettavi un palazzo?"

Jimin si voltò verso il suo Alpha, stringendosi nelle spalle. "Non proprio. Forse qualcosa di eccessivamente grande. È la casa di un capobranco, dopotutto."

"Mamma e papà non volevano che io e Nam crescessimo ricchi e snob. Finché mio padre non è stato fatto generale e siamo venuti qui, non sapevo nemmeno come fosse fatto un palazzo vero. La nostra casa di Daegu non è molto diversa da questa. Laggiù, la vita scorre in modo semplice. Questa invece è la casa che mio padre fece costruire nel periodo in cui ci trasferimmo a Seoul. Spesso lasciava Daegu per tempi prolungati, e lui e mia madre soffrivano la lontananza a causa del Legame. Così, anche se papà era di stanza all'accademia militare di palazzo, mamma poteva sistemarsi qui con la servitù, mio fratello e me. Ci piaceva stare vicini."

CRESCENT MOON (Omegaverse)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora