La prima volta che Jimin incontrò la Signora nei suoi sogni, aveva diciotto anni.
Ne ricordava ancora con chiarezza tutti i dettagli, come se fosse stato un incontro reale, accaduto il giorno prima.
Non era stata una giornata particolare, aveva lavorato come sempre in infermeria, si era occupato di piccole mansioni extra nell'asilo del Centro di Ansan. La sera era rientrato nella sua stanzetta dopo cena, si era lavato e ritirato sotto le coperte. Dalla sua camera vedeva sempre la luna quando era alta in cielo. Spesse volte scivolava giù dal letto e portava l'unica sedia presente sotto la finestrella, apriva le persiane e, attraverso le sbarre, la guardava splendere fantasticando su un mondo impossibile, finché non sentiva il sonno sopraggiungere.
Una di quelle volte, gli era sembrato di appisolarsi con la testa ciondoloni e svegliarsi di colpo come se un rumore fosse risuonato forte nell'aria. Eppure era circondato dal silenzio, solo che non si trovava più nella sua stanza.
Era sdraiato su un prato senza confini, senza alberi, senza sagome di montagne o città in lontananza. C'era solo il cielo.
Ovunque potesse guardare, le stelle brillavano sopra di lui, la loro luminosità una promessa di bellezze che Jimin non aveva mai veduto, ma di cui ebbe la conferma che esistevano. Era rimasto incantato quando aveva assistito a una piccola pioggia di stelle cadenti, alla vista di nebulose di mille colori muoversi lente nella tela blu della notte.
E poi c'era lei, la Luna, splendida nella sua veste più lucente.
Jimin si era svegliato in un sogno, non poteva essere altro che questo.
Pianse di gioia nel poter ammirare tale maestosità, mentre un pensiero andava alle compagne Omega, a quelle morte, ai cuccioli già condannati, alle sofferenze cui assisteva tutti i giorni. La sua stessa vita era un vicolo cieco, ma là, in quel prato immenso sovrastato dalla volta celeste, per la prima volta nella sua breve vita, sperò.
"Devi resistere. Tu hai un compito".
Un improvviso movimento alla sua destra lo aveva spinto a guardare da quella parte. A una ventina di metri da lui vide un lago immenso, apparso come dal nulla. Dall'altra riva avanzava qualcosa. Inizialmente fu come un puntino luminoso e pensò fosse il lume della barca di un pescatore. Non che Jimin ne avesse mai viste, ma le Omega che avevano avuto una vita prima dei Centri, raccontavano ai più giovani ciò che non avrebbero mai potuto vedere dentro quelle mura.
Ma più la luce avanzava, più Jimin si rendeva conto che non era il faro di una barca, ma una persona, la cui sagoma rifulgeva tanto da costringerlo a strizzare gli occhi per un momento. Fluttuava sulla superficie del lago, scivolando verso la riva, verso di lui.
Era una donna, splendida come solo una creatura celeste avrebbe potuto essere, con una lunga veste d'argento impreziosita da quelle che potevano essere pietre preziose, o le stelle stesse, scese dal cielo solo per adornare il suo abito. Le punte dei suoi lisci capelli d'argento sfioravano la superficie del lago, gli occhi blu erano profondi come il cielo di notte. La sua pelle diafana era così pura che aveva avuto l'impressione di poter vedere attraverso la sua figura. E più Jimin la guardava, più tratteneva il fiato, come se già sapesse che Lei era il faro del destino che lo avrebbe guidato verso una meta tanto agognata.
Si era portata a un passo da lui, le braccia aperte e un dolce sorriso.
"Jimin. Caro Jimin..."
Lui non aveva avuto la forza di risponderle. La luce che l'attorniava non gli dava più fastidio agli occhi, ma il timore reverenziale e la soave commozione che provò nel petto gli inumidirono lo sguardo.
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CRESCENT MOON (Omegaverse)
Fanfiction"Il Figlio della Luna sorgerà dagli Elfi in una notte di falce crescente; Verrà con un nome potente, che in antico significa 'Portatore di Luce'. E prima di lui un altro giungerà ad aprirgli la strada, e sarà guerra tra le genti di tutte le razze...