Il piano di sotto

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Continuai a guardare il pennuto esterrefatta: "Cos'è, sei ferito e ti vuoi ricoverare per caso?!"
Garrì ancora una volta, spiegando le ali, facendomi sobbalzare indietro per la sorpresa.
Sembrava volesse dirmi qualcosa che io purtroppo non riuscivo a capire; si fece poco più avanti, a separarci c'era solo la recinzione, cercando di infilare il becco attraverso gli spazi liberi. Mi venne automatico carezzargli di nuovo il becco: "Qui non è per te, devi essere libero!"
Nel toccarlo, inaspettatamente, la mia mano si illuminò e tutto sembrò essermi tanto chiaro quanto quell'evanescenza azzurra: percepivo positività in lui, leggerezza! Probabilmente era contento di aver ricevuto aiuto da parte mia, al punto tale che le nostre vibrazioni sono entrate in risonanza creando il bagliore.
Dovevo ancora controllare a pieno le mie capacità, del resto nel mio stato non era affatto semplice. Ma ciò che accadde sembrava quasi magico!
Non so perché, sentivo solo di doverlo fare, ma decisi di affidargli una cosa: dopo essermi guardata attorno per evitare sguardi indiscreti, presi un bel respiro, chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi il più possibile; unii le mani per creare un flusso continuo di energia, focalizzai in maniera nitida ciò che desideravo, ciò che dovevo avere. Cominciai ad avvertire un piccolo formicolio caldo nei palmi delle mani: era il momento!
"Seeker!"
Aprii gli occhi e distanziai le mani: pian pianino una piccola sfera luminosa ed azzurrina iniziò a prendere forma, c'è l'avevo fatta!
"Tu sei libero gabbianello, vola e porta questa con te, lei saprà dove andare!"
Porsi la palletta energetica al gabbiano, che l'accolse nel suo becco. Mi rivolse uno sguardo intenso e volò via.
Rimasi accovacciata accanto alla ringhiera, con il braccio sinistro ad abbracciarmi le ginocchia e la testa poggiata su di esso; continuavo a fissarmi la mano, soddisfatta.

"Che cosa stai facendo?!" Urlò una voce familiare alle mie spalle.
Mi voltai di colpo, colta completamente di sorpresa. Maledizione, ero stata scoperta!
"Non te lo chiederò un'altra volta, che cos'era quello?!" era Akki, il ragazzino arrogante dai capelli verde foresta.
Essere stata beccata chissà quali conseguenze poteva portarmi. Sarei stata di certo etichettata come quella da evitare 'definitifamente' , dagli altri almeno, per il resto non osavo immaginare come avrebbe reagito Lenora... Andai nel panico.
Tentai di mantenere la calma, evitando i pensieri negativi a suon di 'inspira-espira'.
"Che cos'era quello, oh!?" domandò ancora con insistenza lui. Eravamo a circa tre metri di distanza, aveva gli occhi spalancati, le mascelle letteralmente a livello terra e mi indicava con il dito a mezz'aria.
"Un...Gabbiano, no?" sorrisi falsissima io, supplicando forze maggiori di poter smettere di sudare freddo e scappottarmela.
"Tu...Tu...Ahh." borbottò spazientito a denti stretti dopo aver abbassato l'indice.
Wow, cosa avrei dovuto essere? Stranita? Incuriosita forse?
Non proferii parola
Con un movimento rapido si voltò, lasciandomi come un'idiota, e si avviò con passo pesante.
Uno...Due...Tre...Quattro...Cinque passi prima di fermarsi: ma che diavolo...?
Rimase lì impalato, coi pugni stretti, e senza guardarmi mi disse: "Non ti avvicinare troppo alle reti." infilò un dito al di sotto del suo collare, tirandolo verso l'esterno "O questi inizieranno a suonare!"
Risposi con un semplicissimo e perplesso "Eh!?" venendo totalmente ignorata.
Ma cosa stava a significare?
Che fosse un altro dei suoi scherzi?
Ma nonostante tutto era l'ultimo dei miei problemi, si sarà bevuto la mia bazzecola sul gabbiano?
"Ehiii, Ari-Ari!" Sentii chiamarmi da Mila che mi veniva in contro.
Fra mille domande, mantenni il silenzio, ed andai a 'godermi' assieme a lei il resto della festa.
[...Ciò che non sapevo, era che anche qualcun altro aveva assistito a quella scena...]

Occupai di nuovo il mio posto sotto l'albero di limoni, riprendendo la lettura del mio libro.
Fare bizzarri e ridicoli giochini da poppanti non era da me, e probabilmente neanche dal bambino-foresta che se ne stava seduto per terra in disparte sovrappensiero.
Non che fosse realmente sovrappensiero, credo, sembrava più un pensieroso-arrabbiato come se avesse voluto dar fuoco a qualcosa. Che fosse collegato alla scena di prima?
Boh, me ne tenni alla larga del parere che fosse meglio aspettare la mia ultima ora con speranza e faccia da paraculo.
Mi immersi totalmente nella lettura, o almeno ci provai, di qualche paragrafo. Per essere più precisi, è meglio dire 'ri-lettura': erano i paragrafi sull'attrazione di materia i cui campi vibrazionali entrano in risonanza perché vibrano alla stessa frequenza.
Avevo creato il 'seeker' apposta per testare e verificare questo principio, incanalando in esso parte della mia energia. Se avesse funzionato avrei attratto qualcosa in risonanza con me, altrimenti ehm, niente... Non avevo caricato la sfera con intento di esplodere, su quello avevo ancora molto da imparare.
"AHIA!" fui distratta da un lamento, seguito da un chiassoso piagnucolio: era Mila che era inciampata giocando. Subito le corsi appresso. Eravamo amiche, questo era certo, ma per me era inevitabile considerarla anche come una sorellina minore visto i suoi atteggiamenti infantili.
"Dai, non piangere! Ti sei solo sbucciata un ginocchio, non è niente di che!"
Soffocò le lacrime e coprì il graffio pressando con le mani, le sorrisi di rimando.
Noi bambine del Sanatorio del Sogno, indossavamo una vestina bianca. Da bravi lettori ora v starete chiedendo il perché di questa affermazione... Ebbene: ero chinata davanti a Mila, la quale era seduta per terra con una gamba flessa e l'altra distesa, essendo più piccola non dava importanza a cose come sistemarsi la gonna in mia presenza. Ma notai un particolare, anzi, due particolari: nella parte interna della sua coscia aveva due lividi.
Mi sembravano familiari, un po' come quelli che mi si creavano dopo che Gari mi dava pizzichi.
Per quanto potesse sembrarmi strano per una serie di lunghi motivi, decisi di non dare peso alla cosa.
Ma poi..."Ehi tu, bambina lentiggine, ti togli di mezzo oppure no?" disse un ragazzino robustello e con una cresta castana.
"Qual è il tuo problema, non vedi che Mila si è fatta male?" risposi io alzandomi. Se cercava rogne ero pronta ad assecondare il suo desiderio. Mi trovavo al Sanatorio da tantissime settimane, abbastanza da aver capito che con alcuni di loro proprio non potevo e non riuscivo ad andare d'accordo. Beh, senza contare il fatto che ero quella strana e 'la preferita della dottoressa Lenora'.
"Togliti di mezzo ho detto, tu non sei gradita qui, bambina lentiggine." ringhiò portandosi a pochi centimetri dalla mia faccia.
Non avevo la ben che minima intenzione di dargliela vinta: "Che c'è, vuoi prendermi a pugni per caso?"
Giustamente, il mio tono di sfida venne accolto a braccia aperte: senza farselo ripetere due volte ed approfittando della security distratta dalla festicciola, il ragazzino caricò un pugno.
Presi un bel respiro, consapevole di non poterlo evitare in alcun modo.
Non avevo paura, avevo passato momenti peggiori.
Furono pochi secondi.
Il colpo produsse un rumore quasi sordo, pelle contro pelle. Spalancai gli occhi.
"Oh, lascia stare!" era quello dai capelli verdi, Akki, aveva bloccato il pugno con il suo palmo. Wow!
"Non ti immischiare, Akki!" Ruggì quello.
"Ho detto di smetterla." il verde lo guardò truce, talmente tanto che il ragazzino con la cresta obbedì.
A quanto pare Akki, ed era una cosa che avevo già riscontrato, aveva una certa reputazione nel reparto di pediatria. Una sorta di capetto fra i bulli, a cui tutti facevano la corte.
Più che andare d'accordo, ci eravamo sempre scontrati sin dal primo istante in cui avevo messo piede nel Sanatorio. Ogni tanto lo guardavo da lontano, sembrava uno tosto che sapeva il fatto suo, uno energico e con un bel caratterino. Mi domandavo come mai fosse lì, un po' come me lo domandavo per tutti gli altri che non avevano patologie evidenti.
Strano che avesse fermato uno del suo gruppo, infondo non ci eravamo mai rivolti la parola se non per litigare. Dovevo chiarire!
Riportai però la mia attenzione su Mila, le porsi una mano per aiutarla a rialzarsi: "Mila, va a farti medicare il ginocchio, potrebbe infettarsi!"
"Mh!" mi fece accompagnando con un cenno del capo mentre si avviava.
Ne frattempo lo spettacolo 'aizza lo scemo contro l'emarginata' si era concluso, lasciando scoperto il cortile.
Era rimasto solo Akki con me e per giunta mi dava le spalle.
Spaccai io stessa il ghiaccio: "E questo cos'è, eh?"
Lui non mi rispose, né si voltò. Bastava così poco a farmi perdere le staffe?
Dovevo restare calma, quindi optai per una spintarella anziché per una sfera esplosiva: "Prima non mi sopporti e poi mi aiuti, vuoi avere l'esclusiva del primo pugno o cosa?" Dissi a braccia aperte.
Non si sprecò neanche quella volta, tuttavia mi afferrò per un polso trascinandomi dietro un cespuglio di margherite gialle. Si sedette, portandomi giù con sé.
"Ma che diamine!" dissi scocciata io non capendoci nulla.
"Tieni un profilo basso!"
"Cosa?!" Urlai io incredula, sempre più confusa.
"Ho detto tieni un profilo basso, e -shh- sta zitta, non strillare!" replicò portandosi un indice davanti alla bocca.
"Va bene, va bene!" Nemmeno so perché, lo assecondai abbassando il tono.
Eravamo col sedere per terra e lui si guardava intorno con fare sospetto per assicurarsi che nessuno fosse nei paraggi.
"Non dare nell'occhio è fondamentale per quelli come noi. Per questo non buttarti nei casini!"
"Non capisco ma cosa inte-AHH!"
"SCEMA TI HO DETTO DI FARE SILENZIO!"
Mi saltarono letteralmente fuori gli occhi dalle orbite, le mascelle arrivarono a toccare terra e la lingua era impalata. Non potevo credere a quanto avevo appena visto, come poteva pretendere che facessi silenzio?!
Letteralmente, e dico dannatamente letteralmente, la terra di fronte a me si era mossa deformandosi in degli spuntoni.
Sicuramente era un'altra di quelle strane visioni di cui avevo parlato a Lenora, che diceva fossero provocate dal trauma subito.
"Quelli come noi non sono al sicuro qui!" disse lui continuando a tirarmi per farmi riprendere lucidità (o magari sconcertato dalla mia faccia da fumetto).
Quelli come noi? Quindi... "Quella volta... Quella volta col gabbiano tu mi hai vista!"
"Si, è così." Confermo sedendosi a gambe incrociate e mani conserte.
"Tu...Ma come...!?" balbettai.
"In un giorno di fame mangiai il frutto Rock-Rock, e da quel momento ho acquisito la capacità di controllare la roccia."
"Ma perché tu..."
"L'ho fermato perché sospettavo potessi perdere il controllo, nessuno qui dentro deve saperlo." Mi guardò intensamente, trapassandomi coi suoi occhi verdi. Era chiaro che non era uno scherzo.
Ingaggiammo, quindi, un discorso più serio. Ero curiosa di approfondire la faccenda, ma lo era anche lui.
"Tu cos'è che sai fare?" Mi chiese con gli occhi luccicanti, come se avesse appena visto un robot.
Mi lasciai sfuggire una risatina, percepivo del positivo in lui, aveva un'espressione così buffa in quel momento! "Ahahah, sei buffo!" Concentrai le energie nel palmo della mano fino a creare una piccola sfera azzurra dal diametro di pochi centimetri; la manipolai fino a farle raggiungere la cresta rocciosa creata da lui prima, e poi la rilasciai speranzosa che l'esplosione non fosse esagerata.
Fortunatamente, me l'ero cavata! "È una lunga storia... Il frutto Zeno-Zeno mi permette di manipolare le fonti di energia." Ingoiai un respiro: "Ma perché dici che nessuno qui deve saperne niente?"
Quasi non feci in tempo a concludere, notai Akki completamente perso e affascinato da quel piccolo bagliore esplosivo. Le stelline nei suoi occhi iniziavano a diventare inquietanti...
Lo scossi feroce a denti aguzzi : "E piantala di fare l'idiotaaa!"
Si riprese, tessendo un po' e sistemandosi la magliettina bianca "Ehm si...Dicevi?"
"Dah... Perché nessuno deve sapere dei nostri poteri?"
"Qui non è come pensi che sia, se qualcuno ne venisse al corrente ci manderebbero dritto dal dottor Ombra!"
"E chi sarebbe questo 'dottor Ombra?'" ricalcai il nome.
"Non lo so neanche io... So solo che è così! Accadono brutte cose a quelli che finiscono da lui al piano di sotto...Alcuni non sono mai tornati..."
Confusione. Si era creata troppa confusione e non riuscivo a mettere insieme i pezzi.
"Akki, non capisco! Parti dall'inizio!"
Inspirò ed espirò lentamente, tenendo la sua posizione composta e preparandosi a raccontare: "Ero esattamente come te quando sono arrivato qui otto mesi fa: spaesato e totalmente fuori luogo. Ma questo posto, per uno come me, rappresentava la salvezza e me lo feci andare bene: avevo un tetto sulla testa, cibo caldo, cure e nuovi amici...Ma non ci è voluto molto per accorgermi che qualcosa non andava per costringermi a tenere nascoste le mie capacità."
Lo ascoltavo attentamente, le sue parole sembravano accennare a saziare la curiosità nata in me in quelle settimane. Non era mia intenzione interromperlo, quindi gli lasciai proseguire il suo discorso: "Non mi quadrava la questione dei collari prima di tutto, me l'ero quasi bevuta la storia dell' controllo della pressione. Nel frattempo notavo cose strane... I bambini andavano e venivano in continuazione, alcuni invece andavano e basta, senza tornare... Era strano! Ad alimentare i miei dubbi fu un uomo mai visto, spalancò le porte del cortile e corse come un forsennato verso la recinzione per scavalcarla. Iniziò ad arrampicarsi venne come folgorato da qualcosa nel collare. La dottoressa Lenora lo raggiunse, accompagnata dalla sicurezza, e lo portarono via." Fece una pausa.
Intervenni: "Beh, magari era un uomo violento ed avevano preso precauzioni, no? Poi è normale che qualcuno guarisca e che altri vadano a fare visita ai propri familiari!"
Scosse la testa: "No, no Ari-cosa!"
"Ariadna, il mio nome è Ariadna, capito testa d'albero!?" dissi irritata.
Di tutto tono lui non si placò mica: "Testa d'albero a chi!? Bambina lentiggine!"
"Chiamami ancora cosi e giuro che ti...AHH!" diamine, dovevo proprio calmarmi. " Lasciamo perdere, andiamo avanti prima che ci scoprano!"
"Hai ragione... Ehm, dicevo: secondo te perché mai un ospedale ha le sbarre alle finestre e le recinzioni? Perché ci tengono qui anche se non siamo malati? E chi è quel pazzo che folgora un paziente? Come mai veniamo minacciati di essere puniti se parliamo del nostro quadro clinico agli altri? Perché il collare suona se siamo troppo vicini alla rete? Non credo che gente con una lussazione debba stare qui per mesi e mesi... Non pensi sia strano?!"

Tutte quelle domande accesero un fuoco nella mia mente: effettivamente, a considerare ogni singolo caso, tutto sembrava fin troppo strano.
"Scommetto che anche tu hai notato i segni sulla tua amica prima, ne avevano anche altri bambini... Per fino io!"
"Beh, siamo ragazzini, ci capita di farci ma..." Fui interrotta.
"No! Non trovare scuse, io non mi faccio male. Chi aveva quei segni, me compreso, non è così distratto come quella ragazzina. Qualcosa non quadra in questo posto, l'ho sempre saputo!" Si mordicchiò un'unghia, forse preso dal rielaborare i suoi pensieri. "Quel tizio...Quel tizio era terrorizzato, farfugliava di vedere delle cose... Così ho iniziato ad indagare."
"E cosa hai scoperto?"
"Che esiste un piano di sotto!"
"Un piano di sotto?"
"Mh,mh!" fece in segno d'affermazione. "Proprio sotto di noi. Il pavimento è fatto di cemento armato quindi mi sono aperto un varco per poter seguire Lenora fin lì. Tu non immagini neanche... I secondi più lunghi della mia vita, fanno delle cose lì sotto...Non so esattamente cosa si preciso, ma lei li consegna ad uno che chiamano 'dottor Ombra'. Lui fa qualcosa... Qualcosa nelle loro teste prende vita senza che loro lo sappiano..."
"Akki, inizio a non seguirti più...Vuoi dire che li torturano?" La cosa stava prendendo una piega decisamente creepy e squallida, roba da non credere.
Probabilmente era notte e stavo avendo un altro dei miei attacchi, magari ero sotto sedativo e stavo sognando qualcosa di oltremodo creativo e fantasioso come un ospedale pieno zeppo casi umani poco umani.
Cominciai ad agitarmi.
Strappai delle margherite dall'aiuola dietro la quale ci eravamo imboscati, le strinsi forte tra le mani e chiusi gli occhi. Secondo Lenora amava bene focalizzarmi su un ricordo positivo e fare esercizio respirazione profonda.
Testa d'albero rimase lì, non me ne curai: non potevo pensare sia a lui sia a gestire il mio attacco... Insomma, sono una sola io!
"Ehi ma...Che succede ai fiori?" Domandò Akki perplesso ma non poi così stupito.
Riaprii gli occhi.
Avevo provato svariate volte coi fiori, avevo deciso che la situazione sarebbe stata sotto il parametro di controllo se non avessi prosciugato la loro energia vitale. "Si...Si...Ehm, scusa..."
Lancia bizzarramente le povere margheritine nel cespuglio: il cadavere andava certamente occultato!
"Accade, a volte... Cioè, solo quando mi agito troppo. Ma diciamo che infondo Lenora non è poi così male."
"No Ari-cosa! Lei non è così male, hai ragione, lei è il male! Non fidarti di quella dottoressa, non è affatto come sembra, credimi!"
"Sembri piuttosto serio, posso percepire del buono in te, quindi ti credo testa d'albero. Se è come dici, sta accadendo qualcosa qui, dobbiamo scoprire cosa!"
"Ti avverto, non sarà facile..." Si voltò, notando Mila di ritorno dall'infermeria e si rimise in piedi. "...Sta in guardia e da in modo che nessuno scopra il nostro segreto."
"Anche tu!" gli raccomandai.
Corse via, nel vederlo mi pervase un istinto curioso: "EHI AKKI! Siamo amici ora?"
Rallentò fino a fermarsi, si voltò di profilo ed alzò sorridente un pollice all'insù.
Avevo un nuovo amico: Akki!

Passarono altri ordinari giorni lì nel Sanatorio del Sogno, settimane ed addirittura mesi.
Avevo due amici fantastici e nel tempo libero (se così si può dire!) io ed Akki cercavamo di spronarci a vicenda, non sapevamo bene come fare per migliorare l'utilizzo dei nostri poteri visto che non potevamo utilizzarli in pubblico. Non avevamo fatto granché progressi nelle nostre indagini, ultimamente c'erano troppi infermieri di mezzo e non avevamo la più pallida idea di dove saremmo sbucati se avessimo aperto un buco nel muro.
Eravamo, quindi, bloccati. Per sino fare domande in giro agli altri bambini era rischioso, non potevamo fidarci di nessuno.
Le mie sedute con Lenora, nel periodo più recente, avevano più bassi che alti e non riuscivo a smettere di cadere vittima di attacchi; diceva sempre che dovevo rievocare il trauma per capire le emozioni che mi suscitava. Avrebbe funzionato?
Non sapevo cosa farmene di tutta quella rabbia, angoscia e frustrazione.
Provavo a sfogare come meglio potevo, non era raro che soffocassi il pianto nel cuscino o sotto la doccia.
Oltre che alle margherite e ai cuscini, avevotrosto un'alternativa quasi valida: le pulizie.
Pulire per me era come rilasciare una scossa nel terreno, sola andata. Spolverare e lavare mi aiutava a tenere in ordine i pensieri. Per Lenora era un meccanismo di proiezione: inconsciamente mi sentivo macchiata da tutto quel senso di colpa, quindi ripulire e raddrizzare mi faceva sentire più in pace. Beh, a quanto pare a Mila non dispiaceva, quella bambina era disordinata tanto quanto mio fratello Gari!
Ahh, quanto mi mancava Gari...
Nel frattempo mi impegnavo a scuola e proseguivo la ri-lettura di quel libro sul destino, chissà il 'seeker' che fine aveva fatto!
Avevamo compiuto anche gli anni: io 13, Akki 15 e Mila 11.
Mille domande continuavano a frullarmi nella mente, e se da una parte ero letteralmente perseguitata dai fantasmi del mio passato, se continuavo a trascinare dentro e fuori quella zavorra chiedendomi dove fosse e come stesse nonna Dana-Dana, dall'altra ero felice di essere rinchiusa al Sanatorio.

*Fine capitolo*

E buongiornoooo!
Chissà cosa accadrà a quei tre!
Tra due capitoli il grande incontro con Law!😁✨

Ariadna! {Trafalgar Law}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora