Amamelide

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Era una mattina tranquilla, i ragazzi erano a lavoro e la soluzione lì davanti a me.
Il vecchio rottamaio ci aveva lavorato per giorni interi.
"Avanti, provalo! Constatiamo che anche stavolta il mio genio assoluto è riuscito nell'impresa !" Disse beffardo e sicuro di sé mentre mi porgeva l'oggetto.
"Sicuro che funzionerà vecchio?" Borbottò nonna Dana-Dana a mani conserte mentre fumava la pipa.
Io deglutii perché mai come quel momento mi ero sentita così appagata dalla sensazione di essere vicina alla soluzione del mio problema, ma tuttavia: "Non qui, credo sia meglio andare fuori se non vorrai ritrovarti la casa in pezzi..."
"È così terribile come dici, ragazzina?" assottigliò gli occhi.
"L'ultima volta che ha tolto quel bracciale è sparito un intero campo di carote." Fece seria mia nonna.
Uscimmo fuori, allontanandoci quanto bastava dalla casa e dalla serra; raggiungemmo un piccolo spiazzo erboso privo di alberi o ortaggi.
Eravamo pronti.
Io ero pronta.
Passare il tempo con loro lì a Pleasure Town quei giorni, mi aveva fatto capire di potermi fidare. Credevo in Wolf e nelle sue invenzioni (o almeno in quelle non mortali), aveva ascoltato quanto si poteva dire sul mio potere e su cosa aveva causato quel disastro con molta attenzione, e da quelle informazioni aveva studiato duramente un modo per potermi aiutare.
Sudai freddo mentre riguardavo l'oggetto che avevo tra le mani: un collare metallico pressoché nero, non spesso e più o meno leggero, con delle 'borchie' rotonde e disposte equidistanti per tutta la sua circonferenza. Presi un respiro richiudendolo attorno al collo, sussultando al contatto del metallo freddo con la mia pelle.
"Ok, state lontano però." chiesi prima di accingermi a togliere il bracciale di agalmatolite.
I due fecero qualche passo indietro e restarono a guardare la scena senza proferir parola.
Chiusi gli occhi e liberai il polso dal bracciale, lasciandolo cadere ai miei piedi.
D'improvviso mi parve di riprendere a respirare come quando si è stati per troppo tempo sott'acqua. Il mio corpo iniziò a rilassarsi e la sensazione di stanchezza e limitazione scivolarono via perdendosi nel vento regalandomi un senso di pace ritrovata che mi trapassava il cuore con un brivido.
Alzai la testa al cielo e riaprii gli occhi sfidando i raggi del sole.
"Ho trascorso gli ultimi anni al buio e adesso posso finalmente godere della luce. Mi sento bene, mi sento ricaricata come se potessi fare qualunque cosa!" Avere tutta quella energia termica per me era come saziarsi dopo aver digiunato per giorni nel deserto.
Potevo avvertire l'energia fluire dentro di me e scorrere libera senza far danni all'ambiente circostante.
"Ha...Ha funzionato?!" Boccheggiò nonna Dana-Dana.
Wolf non rispose, continuando a fissarmi standosene a braccia conserte dietro la schiena.
Iniziai a muovere piano le mani concentrandomi il giusto per attivare il mio potere; apparve la solita evanescenza blu tutt'attorno alle mie dita ed iniziai a giocarci osservandola con una certa superbia mentre mi divertivo a controllarne l'attivazione ed il flusso. Mi lasciai sfuggire un sorriso al limite delle lacrime di gioia: "Lo hai fatto Wolf, tu ci sei riuscito! HA FUNZIONATO!!!" esultai girando su me stessa per la contentezza.
Dal nulla sentii delle braccia cingermi con forza e sentimento: era nonna che per poco non perdeva gli occhiali per tutte le lacrime, aveva addirittura fatto cadere la pipa per lo sgomento. "Oh, bambina mia!"
Ricambiai l'abbraccio, godendomi ogni singolo istante di quel preziosissimo contatto di libertà ed affetto, lasciandomi cullare dalle sue braccia.
Sciolsi l'intreccio e corsi di fronte a Wolf: "Rottamaio Wolf, tu sei un genio! Come potrò mai ripagarti!?"
"Il tuo è un debito già ripagato, ragazzina. È sufficiente che tu ammiri la mia eccezionale inventiva! Ma bada bene, quello strumento funziona da inibitore, quindi non potrai mai usare il 100% delle tue abilità."
"Ehi Wolf, dì un po', come hai fatto? Dadada" chiese nonna ricomponendosi dalla commozione.
"Ho quasi perso un braccio per lavorare così finemente le parti di agalmatolite contenute nelle estremità. Ma a parte questo, maledetta vecchia, non credo che tu potresti mai capire il funzionamento del principio di assorbimento e dispersione energetica applicato ai metalli e all'agal-"
"Sisi, hai ragione, lascia perdere!"
"Come osi interrompere una sublime spiegazione come questa?!"
Li lasciai perdere nel loro solito battibecco, chiedendomi ancora una volta che razza di favore avanzasse nonna Dana-Dana e com'è che si conoscevano. Bah!
Quindi corsi via nel bosco, avevo bisogno di stare da sola.
Mi addentrai tra gli alberi fino a raggiungere una piccola radura composta da enormi alberi di un verde brillante e fiori di ogni tipo.
La pace regnava sovrana scandita dai versi degli animali che abitavano quell'angolo di paradiso, mi gettai di schiena fra i fili d'erba e chiusi gli occhi per riflettere.
Feci un recap degli anni trascorsi prima di quel giorno, continuando ad interrogarmi sul perché di ogni circostanza. E poi, mi soffermai su quello che Lenora mi ripeteva sempre, cioè che tutto accade per una ragione; alzai un braccio per aria permettendo alle verdi chiome degli alberi e all'evanescenza blu di fargli da cornice.
Il frutto Zeno-Zeno mi permetteva di manipolare qualsiasi forma di energia, ed è per questo che la mia fuga dal Sanatorio non era stata casuale. Avevo impostato la mia energia in modo tale da attrarre qualcosa, una speranza, in risonanza con me e l'avevo affidata ad un pennuto. Strano come funziona la vita: un giorno sei responsabile della morte di tutti i tuoi cari e il giorno dopo senza neanche rendertene conto utilizzi una delle tecniche più portentose di una pesca marcia trovata in un forziere per ottenere una bottiglia con dentro una lettera che ti fa scappare via da un manicomio retto da un avido dottore pazzo che si nutre degli incubi altrui e che ti ha letteralmente fatto a pezzi la mente.
Mi sfuggì un risolino pensando a quanto fosse ridicolo che io e Akki ce la fossimo cavata grazie ad un piano di fuga regalato dal mare. Chissà chi era il suo autore!?
Trascorsi altro tempo immersa nella natura a cercare di collocare il mio stato attuale in una delle cinque fasi di elaborazione di cui mi aveva parlato Lenora, e probabilmente mi trovavo ancora nello stadio del patteggiamento. Avrei mai potuto accettare tutta quella sofferenza?
Ripresi il controllo, cercando di elaborare pensieri positivi e costruttivi.
Non la vedevo del tutto chiaramente, ma io avevo la libertà.
Me ne ero guadagnata una bella fetta grazie all'aiuto di Wolf, e dovevo assaporarla tutta!
Mi misi a sedere e con le mani accarezzai i fili d'erba attorno a me, istintivamente tolsi le scarpe e mi alzai. Mi inebriai del fresco sotto ai piedi, restando ammaliata dallo scorrere della vita della vegetazione tutt'attorno a me. Le piante avevano vita, e la vita è energia che io potevo percepire (anche se con uno sforzo in più per via del collare).
Io ero libera esattamente come lo era il vento e come lo erano quei fiori e quel prato o quegli uccelli.
Aprii le braccia ed inspirai profondamente lasciando che la magia di quell'evanescenza azzurra mi avvolgesse e mi rendesse tutt'uno con la meraviglia nei miei occhi: mi levai dal suolo, io ero capace di volare!
Quella sensazione di leggerezza mi regalò una contentezza unica, proteggendomi da ogni ricordo capace di macchiare quei quattro secondi in aria.
Trascorsi altre ore a testare i miei poteri, perché solo quel giorno dopo quattro anni ne avevo finalmente una visione limpida e perfetta mai avuta.

Ariadna! {Trafalgar Law}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora