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-Sono a casa!- annuncio entrando.

Poso le chiavi della macchina all'entrata, togliendo subito dopo il cappotto e le scarpe.

-oh Cico tesoro- mi dice mio padre abbracciandomi. Lui sorride e nel mentre comincio a guardare intorno, cercando del perché di quel sorriso a trenta due denti.

-ti vedo sorridente che succede?- decido di chiedere. E dolcemente sciolgo l'abbraccio.

Lo guarda un attimo ammirando con molto piacere il suo sorridere. Era raro che mio padre sorrideva, da quando il suo compagno era morto, in lui si spense qualcosa e niente lo faceva sorridere così, beh almeno non tutto...

-in realtà volevo fosse una sorpresa- risponde prendendomi la mano e trascinandomi verso il salotto. -peró-

Il mio sguardo si posa su una figura seduta sul divano. E una gioia dentro me comincia a crescere incredibilmente, facendomi sorridere con un ragazzino.

-non ci posso credere!- spalanco gli occhi.

-come stai fratellone?- mi sorride mio fratello.

Da molto tempo non lo vedevo, credo siano passati ormai quattro anni dal nostro ultimo incontro in vivo. E ora è lì davanti a me, a sorridere come un cretino.

Mi fiondo verso di lui inginocchiandomi dinanzi. -Tu! Topastro di fogne! Vieni qui e fatti abbracciare!- e lo abbraccio, con tanta felicità, che sento le mie lacrime cominciare a farsi strada sulle mie guance.

Lo sento ridere, e poi dimenarsi, forse per la stretta troppo forte. Ma non mi interessa, non voglio lasciarlo andare. Lo stringo di più

-s..si sì mi sei mancato anche tu ma non mi stringere così forte!- ridacchia. Io piano piano ammorbidisco la stretta, e lo guardo.

-non puoi capire come mi sei mancato!- ammetto sorridendo ancora più.

Lui dal suo canto mi ricambia il sorriso e questa volta prende il mio viso, lasciandomi un bacio sulla fronte.

-immagino immagino!- mi guarda ed in quel momento ricordo i nostri momenti da bambini.

Come mi prendevo cura di lui, quando si faceva male, o quando faceva qualche dispetto a vari bambini nel quartiere in cui vivevamo, o quando piangeva appena vedeva che a scuola andava male con solo avere "buono" e non "ottimo".

Ancora ricordo come ho minacciato la maestra per aver fatto piangere il mio piccolo fratellino e come poi aveva chiamato i miei padri, spaventata per la minaccia. Ma a quell'epoca non mi preoccupavo più di tanto, l'unica cosa che mi interessava era che lui stesse bene e che nessuno gli facesse del male.

Lui non toglie lo sguardo e guardandolo attentamente, noto il luccichio nei suoi occhi, so a cosa pensa ed è lo stesso che penso io.

Il nostro ricordo più intimo, il nostro piccolo segreto.

[-c...Cico..- piange, correndo verso di me abbracciandomi.

Io tristemente lo stringo forte a me cercando di consolarlo, per quello che posso.

Lui singhiozza insistentemente, mentre cerca di non separarsi da me, trema.

-che succede?- domando perplesso e spaventato allo stesso tempo.

Lui mi fa un broncio mentre altre lacrime percorrono quel piccolo viso. -ci...cico perché fa male qui?-

Mi indica il suo cuoricino con un pugno.

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