Vecchi incontri

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Mi misi seduta sul tavolo della cucina intenta a capirci qualcosa.

Non capivo cosa ci fosse scritto in questa specie di lettere. Dal troppo stress avvenuto nei seguenti anni la mia intelligenza artificiale non rispondeva più.
Ora potei considerarmi una ragazza normale.

L'unica cosa che mi venne in mente fu riposarmi.

Era passata una settimana e sembrava filare tutto liscio.
Avevo ignorato la lettera e mi occupavo dei bambini.

Un giorno successe qualcosa in quel laboratorio che mi fece venire i brividi e la paura si fece spazio tra noi colleghi.

Erano ormai le 3 di notte, domani sarebbe stato il mio giorno libero, stavo per addormentarmi quando sentii il telefono squillare.
Era Marco.

"Pron-"

"SARAH, VIENI SUBITO AL LABORATIO!" urlò in preda al panico.

Non chiesi cosa fosse successo, mi catapultati immediatamente al laboratorio e lo scenario che seguii mi fece venire i dubbi se Dio ci proteggesse davvero.

Vedevo sfocato, la testa mi girava.
La pozza di sangue si fece più larga e l'unica cosa che mi uscii dalla bocca fu un urlò.

Cercai di svegliare Emily, vidi che ancora non era totalmente morta quindi mi sbrigai a chiamare l'ambulanza.
Dopo poco portarono la bambina in ospedale.

"Chiama subito la polizia" ordinai alla mia collega

Appena la polizia era arrivata spiegammo l'accaduto e le condizioni in cui era la piccola.

"Il corpo della povera bambina era in condizioni pietose, una ferita le scorgava dalla testa, lividi dappertutto" spiegò una mia collega piangendo.

"Chi ha visto la bambina per primo" chiese il poliziotto.
Dietro di me intravidi Elia alzare la mano.

"Doveva essere il mio turno, erano più o meno le due e qualcosa quando sentii più di un urlo provenire dalla stanza di Emily" disse.
Fece un sospiro segno che raccontarlo non gli piaceva affatto.

"Cercai di aprire la porta ma era inutile, era chiusa a chiave, urlai il nome di Emily ma l'unica cosa che sentii fu urla e spari.
Primo sparo
Secondo sparo
Terzo sparo
Poi il nulla"

"In quel momento ad aiutarmi vennero altri miei colleghi, riuscimmo a sfondare la porta e quello che trovammo davanti a noi non me lo scorderò mai."

"E la finestra della bambina era aperta, l'assassino dopo averla uccisa sarà scappato, contando che questo è il piano terra" si intromise Anna.

"Sarah Connel giusto?", parlò il poliziotto

"si" risposi con un frivolo di voce

"lei era la dottoressa personale della bambina, sa dirmi se in questi giorni qualcosa di strano è capitato?".
Stavo per dire della lettera anonima ma mi ritirai indietro.

"no" mentii, il poliziotto mi squadrò abbastanza stranito

"interrogheremo tutti voi, non pensiate di non essere sospetti"
Detto ciò l'agente se ne andò

"roba da pazzi" disse una mia collega

"vero, povera bambina" replicò Anna.

Nel mentre discutevano dell'accaduto Marco mi portò in disparte.

"Perché non hai detto della lettera anomina" mi rimporoverò, cercai di inventare sul momento una bugia

"oh ehm era solo uno scherzo di mio cugino, lui vive in California e siamo soliti a farci scherzi, ammetto all'inzio non pensavo che era lui ma dopo averlo chiamato mi confessò che era solo un piccolo scherzo innocente" risi mentre lo dissi.
Marco sembrò crederci.

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