N o s t a l g i a [H.S.]

XXI

Dopo circa un'ora Niall torna e inizia a preparare la cena.

«L'ho letta» e mi avvicino a lui «Cosa?» mi domanda mentre tenta di riaccendere il fuoco «La lettera che avevi scritto per me otto anni fa» e mi siedo accanto a lui.

«Ah quella lettera» e rimane impassibile «Signorina poteva anche evitare di leggerla, non le hanno insegnato a farsi i fatti suoi?» domanda. Non lo sopporto.

«Niall, smettila di chiamarmi "signorina", sei insopportabile. Chiamami Agnés!» e sbraito «Perché dovrei? Avrei dovuto chiamarti così fin dagli inizi, ho sbagliato io» e continua a mescolare il brodo.

«Non hai sbagliato! Agli inizi non ne ero felice, lo ammetto ma, ora, siamo cresciuti assieme ed è normale essere informali» prendo un mestolo in legno per poi aggregarmi «Può tacere, per favore? Ho male alla testa», smetto di mescolare e mi alzo. È davvero irritante.

«Apparecchio» e vado a cercare qualcosa per apparecchiare, non ho mai apparecchiato in vita mia e non so nemmeno come si faccia «Lascia stare, faccio io» sbuffa Niall per poi alzarsi dalla sedia.

«Cosa faccio io?» chiedo «Può sedersi e non fiatare» e mi sorride in un modo quasi sarcastico, alzo gli occhi al cielo e mi siedo.

Dopo poco Niall serve i piatti e, ammetto, non è come a casa. I piatti sono quasi rotti e sembra più una brodaglia quello che mi ha servito, ma ho fame e voglio mangiare.
Prendo il cucchiaio e inizio a gustare quel mix di carne, broccoli e carote. Non è male ma il mio palato non lo apprezza particolarmente.

«Se non lo finisce, lo farò io per lei» e Niall prende anche il mio piatto per poi finire in poche cucchiate la mia porzione, quando sei povero il cibo sembra sempre più gustoso.

Prendo il pane e inizio a mangiarlo ma non è minimamente commestile, sembra più una roccia che un pezzo di pane.

«Se non lo vuole lo mangio io» e mi prende il pane tra le mani, scusami ma io cosa dovrei mangiare?

«Niall non c'è altro?» domando «No, se non le piace può benissimo tornare a casa-» «Smettila, non torno a casa stasera e smettila di chiamarmi in quel modo. Mi chiamo Agnés. A-G-N-È-S!» lui abbassa le palpebre ed emette un profondo sospiro.

«Se non ha altro da dirmi può andare a dormire» «Ti odio» e me ne vado in stanza, ma chi si crede di essere?! Solo perché mio Padre gli ha detto di mantenere le distanze, è fastidioso! Non lo sopporto.

Mi siedo sul letto e riapro il suo comodino e leggo le tante altre lettere, non ho nulla da fare e non è ora per dormire.

Le lettere sono tutte uguali e alcune erano per sua madre.

«Le ho detto di non farsi gli affari miei» sento la sua voce e un brivido sale per tutta la mia schiena, mi giro di scatto e vedo Niall nella mia stanza.

«Cosa ci fai qui?» domando e cerco di rimettere le lettere nel comodino «È la mia stanza e sono venuto a prendere degli abiti più comodi» e s'incammina verso l'armadio. Si toglie la maglia e ammiro il suo corpo, arrossisco immediatamente distogliendo lo sguardo, sento che qualcosa cade sul pavimento ma non voglio guardare cosa si possa esser tolto.

«Hai finito?» domando «Può guardare, intanto siamo come fratelli. No?» e ridacchia, alzo lo sguardo e vedo il suo sedere nudo.

«N-Niall, vestit-i vel-ocemente!» e mi ricopro subito gli occhi «Intanto non si vuole sposare, non dovrebbe imbarazzarsi a veder il mio fisico, l'ha visto fin da quando ero piccolo» e dopo poco chiude l'armadio.

«Può riaprire gli occhi», finalmente tolgo le mani dal viso e vedo che si è messo un pantalone lungo «La m-maglietta?» balbetto «Fa troppo caldo» e mi guarda dall'alto verso il basso.

«Perché è così rossa? Per caso ha pensato a cose poco pure per una Duchessa?» e mi sorride «N-no! P-potevi cambiarti in un'altra sta-nza!» «Oppure poteva uscire da camera mia e aspettare fuori, sarebbe stato più opportuno» e si incammina verso il soggiorno.

«Niall, possiamo dormire assieme?» lui si ferma ed io abbasso lo sguardo «Ho paura a dormire qui da sola» ammetto.
Dormire in case diverse dalla mia mi ha sempre messo a disagio e ho sempre fatto incubi spaventosi.

«No, buona notte» ed esce dalla stanza.