3.

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*L*

«Scusa, a cosa ti servo io se hai deciso di nasconderti?»

Lo spilungone che lo aveva sfacciatamente avvicinato, l'aveva poi trascinato fuori dal locale fino al primo vicolo disponibile e ora se ne stavano lì, nascosti come due ladri in fuga. Aveva accettato di seguirlo solo per compiacere Liam che, dall'angolo vicino al bancone in cui si era rifugiato dopo averlo lasciato solo, l'aveva invitato a farlo con un cenno della testa e un'inequivocabile minaccia dipinta negli occhi.

«Tu non conosci Nick» disse il ragazzo tra i denti continuando a lanciare occhiate verso la strada principale.

«Perché, tu sì? È un tuo ex?»

«Oddio, no» scosse la testa e spalancò gli occhi, come fosse una cosa così assurda che solo uno stupido avrebbe potuto considerarla plausibile.

«L'avventura di una notte?» riprovò Louis, con cautela.

«Non proprio» mormorò incerto, limitandosi a fissarlo. Louis non amava risultare invadente ma non riuscì a nascondere la voglia di saperne di più. 

Lo spilungone parve capirlo. «Ci siamo baciati qualche volta e una sera abbiamo continuato in bagno dove lui...» esitò, sembrava imbarazzato.

Louis scoppiò a ridere appoggiando la schiena contro il muro alle sue spalle.

«Cosa c'è di tanto divertente?»

«Devi vedere la tua faccia. Sei diventato tutto rosso, neanche stessi parlando con tua madre. Cos'è, ti vergogni di ammettere che ti sei fatto fare un pompino da mascella d'asino?»

Il ragazzo schiuse le labbra, sorpreso. «No, è che...» si schiarì la voce, «non volevo ti facessi un'idea sbagliata di me». Parlò sottovoce, inaspettatamente impacciato. Aveva un'espressione dolce, indifesa.

Louis rimase colpito dalla sua schiettezza. Perché a uno sconosciuto sembrava importare tanto della sua opinione? E perché sentiva scorrere sottopelle un'improvvisa voglia di baciarlo? Doveva trovare un modo per reprimerla, subito. Così, scelse di difendersi come gli riusciva meglio.

«Deve essere stato davvero un pessimo pompino se hai reagito scappando. Altrimenti l'avresti cercato tu stesso per ripetere l'esperienza».

«Ehi» si lamentò l'altro dandogli un colpetto al braccio.

Louis sapeva di essere stato insolente ma era più forte di lui, gli piaceva vederlo in difficoltà. Sembrava così ingenuo che non poteva davvero trattenersi dallo stuzzicarlo e cercare di scatenare una qualche reazione.

Venne accontentato subito. Lo spilungone gli si avvicinò lentamente, le labbra piegate in un sorriso accennato, lo sguardo che si faceva meno innocente a mano a mano che la bocca si accostava al suo collo. Louis si irrigidì mentre l'altro percorreva la curva che dalla spalla saliva fino al suo orecchio. Non lo toccò mai, lo accarezzò solamente col respiro.

«Sei un esperto in materia?» gli sussurrò. «Vuoi mostrarmi tu com'è un pompino fatto bene?»

«Co-come?» provò a ribattere, la voce di colpo più acuta.

«O forse potrei...» cominciò ad abbassarsi davanti a lui facendo scivolare le mani lungo il muro di mattoncini ai lati del suo corpo, senza rompere il contatto visivo. Continuò a non toccarlo ma le labbra rimasero per tutto il tragitto a pochi centimetri dai suoi indumenti, a tratti Louis poté sentirne l'alito caldo attraverso la stoffa.

Arrivò con la testa quasi all'altezza del suo inguine e a Louis parve di svenire. Quel cambiamento repentino nello sguardo, nel tono di voce, nei modi di fare, ora più decisi e lascivi, lo stavano confondendo ed eccitando. Quando pensò di poter avere un'erezione solo sentendo il suo sguardo addosso, il ragazzo deviò verso la sua mano sinistra, stretta attorno al bicchiere della bibita, che non aveva ancora finito, come fosse l'unico appiglio per non precipitare nel vuoto.
Lo spilungone prese la cannuccia tra le labbra e cominciò a succhiare avidamente, ancora accucciato e con lo sguardo incatenato a quello di Louis. Stava praticamente facendo sesso orale con quella cannuccia e Louis non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Sentiva le gambe indebolirsi, il respiro accelerare. Si spinse ancora di più contro il muro, la mano destra che fremeva dalla voglia di infilarsi nei lunghi capelli mossi dello spilungone e tirarli appena, giusto per fargli esporre il collo. Ancora poco e non avrebbe più avuto sufficiente autocontrollo.
Per sua fortuna, il ricciolino ritenne di aver giocato abbastanza. Distolse lo sguardo, si rialzò sfilandogli il bicchiere dalle mani e ricominciò a bere la bibita fingendo di non aver notato il suo sconcerto.

Mentre fuori impazza un temporaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora