13.

161 6 0
                                    

*L*

Louis avrebbe tanto voluto che gliele premesse sulla pelle, quelle labbra, anche solo per una frazione di secondo. Scuotendo la testa, ridacchiò e lo seguì con lo sguardo fino a quando Harry sparì dietro una delle porte dello stretto corridoio alla sua destra. Avrebbe potuto fissare quel punto per i successivi dieci, trenta o anche cinquanta minuti se Niall non lo avesse distratto con un finto colpo di tosse.
Il sorriso che Louis aveva ancora tra le labbra morì non appena si voltò e incontrò l'espressione seria del biondino. Lo fissava con il disprezzo che si riserva a uno scarafaggio, anzi peggio, un parassita, e come se volesse polverizzarlo solo con uno sguardo.
«Ok, ora puoi smettere di fingere» iniziò, il tono di voce composto, calmo.
«Come, scusa?»
«Dimmi il tuo vero nome».
Louis si prese qualche istante per valutare la situazione. Era forse un test per verificare il suo livello di autoironia? La linea stretta delle labbra del biondino, le spalle tese e lo sguardo insistente lasciavano intendere tutt'altre intenzioni e Louis raramente si faceva cogliere impreparato di fronte a quella che sembrava a tutti gli effetti un'imboscata.
«Ci hanno già presentati circa tre minuti fa, ricordi?»
Se avesse accompagnato le sue parole a un sorriso o un'intonazione giocosa, la frase sarebbe potuta risultare perfino amichevole, ma lui aveva selezionato con cura il tono più aspro appartenente al suo repertorio. Era allenato a usare la violenza fisica solo per difendersi, mai per attaccare, a meno che non fosse davvero indispensabile, e a non lasciare che l'ira e il senso di vendetta controllassero il suo corpo. Questo, però, valeva per le azioni fisiche, le parole non erano comprese nello schema. Con quelle non si poneva grossi limiti e anzi, puntava a ferire per proteggere le proprie ferite, a fare male per nascondere il proprio dolore.
«Ti aspetti davvero che io creda che tu sia Louis?»
«Oh, che peccato che debba deludere le tue aspettative» gli rivolse un sorriso beffardo, uno di quelli che sembrano voler mostrare indifferenza ma, in realtà, vogliono farti sentire piccolo, inferiore. Louis stava attaccando in maniera subdola, tenendo un'aria di falsa innocenza, senza dare nient'altro di sé.
Niall scattò in avanti prima che quel sorriso derisorio si sciogliesse, lo afferrò per la maglietta stringendo in un pugno la stoffa poco sotto il colletto e lo avvicinò con uno scatto alla sua faccia.
«Senti, non so cosa Harry ti abbia raccontato del suo passato o di Louis, non so cosa speri di ottenere con questa recita ma per lui non è un gioco» mantenne la voce bassa ma il mento alto, gli occhi rabbiosi che enfatizzavano il tono affilato. «Non ti permetterò di prenderlo in giro sfruttando una confessione che probabilmente ti ha fatto in un momento di debolezza, e tutto solo per divertimento. Cos'è, la tua vita è così noiosa e infelice che hai bisogno di rovinare quella degli altri?»
Louis ignorò lo strattone che Niall gli aveva dato e lasciò che continuasse senza smettere di studiarlo con lo sguardo. «Se hai un briciolo di umanità, dovresti lasciarlo in pace e andartene. Gli dirò che hai ricevuto una chiamata d'emergenza e che non l'hai potuto aspettare. Fossi in te, sfrutterei questa occasione per tirarti indietro ora, così la tua ignobile caccia a qualcosa di nuovo non avrà ripercussioni su di lui».
«Wow» intervenne Louis sciogliendo la presa di Niall sulla sua maglia prima di fare un passo indietro. Avrebbe tanto voluto lasciarsi andare a un applauso provocatorio, ma il biondino era talmente teso che a Louis sarebbe bastato un respiro di troppo per metterlo ko, e accanirsi su un avversario già a terra non era nel suo stile. «Devo farti i miei complimenti, questo porta il classico avvertimento-al-nuovo-ragazzo-del-mio-migliore-amico su tutto un altro livello. Apprezzo l'inventiva ma il tuo discorso è stato originale quanto inutile, un semplice se gli farai del male, dovrai vedertela con me sarebbe stato sufficiente e avrebbe avuto su di me lo stesso effetto, cioè nessuno».
Niall digrignò i denti esponendoli come un cane in procinto di azzannare. «Chi cazzo ti credi di essere per entrare in casa mia, insultarmi e prenderti gioco di Harry con la tua arroganza del cazzo?»
Louis sorrise. «Mi hai dato del bugiardo, del manipolatore, di uno che non si fa scrupoli a sfruttare gli altri e a far loro del male solo per svagarsi, e sarei io quello che insulta? Non hai ricambiato il mio saluto né scambiato una sola parola con me e hai perfino insinuato che il mio nome sia falso. Mi hai condannato prima ancora di avere qualcosa di cui accusarmi. Se c'è un arrogante del cazzo qui, non sono di certo io».
Una cosa che Louis aveva imparato nel corso degli anni era che non c'erano insulti in grado di andare a segno quanto delle allusioni fatte con tono sprezzante, postura rilassata e movimenti del corpo lenti e sicuri. Era l'arma che padroneggiava meglio, al pari delle sue abilità sportive.
«Stai lontano da lui» lo minacciò Niall scandendo ogni singola parola con estrema lentezza, in un ennesimo tentativo di calmarsi.
«Posso farti una domanda?» chiese Louis, come nulla fosse. Ovviamente, non attese il via libera dell'altro. «Pensi che Harry sia un ingenuo e indifeso ragazzino che si fida di chiunque e si lascia raggirare dal primo che incontra? Perché, dal modo in cui ne parli, è così che lo fai apparire e non capisco se il tuo sia un eccessivo senso di protezione o se tu non conosca affatto il tuo migliore amico».
Come al solito, Louis aveva osservato chi aveva di fronte, l'aveva stuzzicato in modo che lasciasse un fianco scoperto, mostrasse i suoi punti deboli, e poi aveva sferrato l'attacco finale.
«Brutto pezzo di merda!» ringhiò Niall prima di spingerlo contro la parete alle sue spalle. «Ti voglio fuori di qui entro cinque secondi».
«Oh, che dolce» lo beffeggiò Louis di nuovo, mantenendo l'espressione impassibile nonostante la reazione del biondino fosse molto più violenta di quanto avesse previsto. «Anche tu mi piaci ma non in quel senso. Capisco che io sia irresistibile ai tuoi occhi ma dovresti smettere di sfruttare ogni occasione per toccarmi». Scacciò via la mano di Niall con più forza del necessario, odiava essere fronteggiato in modo così fisico, soprattutto quando non aveva fatto nulla per meritare quel trattamento. Gli voltò le spalle e, senza dire altro, proseguì per il corridoio.
«Dove cazzo pensi di andare?»
Niall gli fu subito dietro ma lui ebbe la prontezza di schivare la mano che aveva tentato di fermarlo. Bussò alla porta del bagno, pochi istanti prima aveva udito il getto della doccia fermarsi seguito dal rumore della tenda che viene scostata.
«Harry» chiamò ad alta voce, «ti dispiace se ti aspetto in camera tua?»
Avrebbe preferito varcare la soglia della sua stanza insieme a lui, almeno la prima volta. Era sicuro che la sua camera da letto fosse il luogo che più rappresentasse l'Harry che lui non aveva ancora avuto modo di vivere e che aveva tutta l'intenzione di scoprire molto presto: quello con gli occhi arrossati per il troppo studio o con indosso una vecchia t-shirt scolorita usata come pigiama, quello che si specchia in un angolo mentre si prepara con cura per uscire il sabato sera. Entrare sarebbe stato un po' come invadere il suo spazio vitale, ma Louis voleva anche evitare che le cose con Niall degenerassero ulteriormente. Il limite di ciò che poteva essere considerato accettabile tra due persone civili era stato valicato da un pezzo ed erano andati entrambi troppo oltre per poter sistemare le cose. Louis temeva di aver stroncato sul nascere ogni possibilità di rapporto civile con il biondino ed era certo che questo sarebbe stato un problema per la regolare frequentazione che aveva intenzione di avere con Harry. Quindi, quasi come una specie di premio di consolazione, non sapeva se per Harry o per se stesso, avrebbe almeno atteso il suo consenso per oltrepassare la soglia della sua stanza.
«Certo che p...» Harry lasciò la frase a metà. Aprendo la porta aveva dapprima incrociato lo sguardo sfuggente di Louis, poi quello fiammeggiante di Niall alle sue spalle. Il primo invocava silenziosamente una via di fuga, il secondo traboccava di risentimento.
«Vieni» disse afferrando l'avambraccio di Louis per tirarlo all'interno e richiudere la porta. Lo osservò per qualche secondo prima di sospirare. «È andata così male?»
Harry aveva solo un asciugamano attorno alla vita, un misero pezzo di stoffa che non gli arrivava neanche a metà coscia. I capelli erano ancora bagnati e una scia di gocce ricadutegli sulle spalle aveva preso a percorrere i suoi pettorali fino a scontrarsi contro il tessuto bianco sotto l'ombelico.
«Lou» lo richiamò, preoccupato per il suo silenzio.
«Asciugati i capelli, altrimenti prenderai freddo».
Toglierli gli occhi di dosso era già stato abbastanza difficile, Louis non poteva chiedere al suo cervello di produrre qualcosa che non fossero pensieri semplici come questo. Non quando il ragazzo che si ritrovava davanti incarnava una bellezza tanto brutale quanto inconsapevolmente sfacciata.
Harry rise. «Cosa è successo con Niall?»
«Come hai potuto verificare tu stesso, tendo a essere poco socievole» ammise. Non si vergognava dei suoi spigoli più acuti e se veniva attaccato senza un vero motivo diventava indisponente di proposito.
«Nah, ti impegni solo a sembrarlo» accennò un sorriso, «per i primi cinque minuti».
«Cinque minuti, eh?» Louis strinse le labbra e abbassò il capo. «E poi?»
«Poi» ripeté l'altro accostandoglisi con movimenti lenti e la malizia negli occhi fino a intrappolarlo contro la parete accanto alla porta, «ti lasci avvicinare».
Louis scosse la testa, in disaccordo. «Tu hai una percezione alterata della realtà».
«Perché?»
«Perché sei arrivato così vicino che non hai più la visione d'insieme».
Harry lasciò cadere la lascivia nel suo volto e, poggiando il palmo a lato della testa di Louis, prese un grande respiro.
«È l'idea generale che hai di te a essere distorta» iniziò, colpendolo con l'intensità dello sguardo. «Sono i più piccoli dettagli a renderti ciò che sei, ma sei così impegnato a sforzarti di passare inosservato e ad allontanare gli altri, che non riesci più a vedere quanta meraviglia hai dentro».
Lo scocco di una freccia. Le parole di Harry lo colpirono al centro del petto.
«Tu la vedi?» chiese con un filo di voce, distogliendo lo sguardo.
«Guardala tu stesso, Boo. Guardala dai miei occhi».
E mentre sentiva la pelle lacerarsi, a Louis bastò leggere gli occhi di Harry per scorgere una versione di sé che non credeva esistesse.
Louis sospirò. «Dio, Harry» mormorò portando entrambe le mani sulle guance ancora umide dell'altro. Harry posò la fronte contro la sua e rimase così per un po', a guardarlo e a convincerlo della verità delle sue parole. Fu Louis a scostarsi per primo, stringendo la presa contro i fianchi di Harry all'ennesima goccia che dai suoi capelli era scivolata giù lungo il naso.
«Dammi il phon».
Harry obbedì senza fare domande. «Ti asciugo i capelli così posso portarti a fare colazione».
Louis inserì la spina e si posizionò alle spalle di Harry. «C'è una pasticceria a qualche isolato da qui che devi assolutamente provare» concluse avviando l'asciugacapelli.
«Temi che non possa prepararti una colazione di tuo gradimento?» urlò Harry per sovrastare il rumore ricercando lo sguardo di Louis attraverso il riflesso dello specchio. «Ho anche i tuoi adorati Coco Pops».
Louis spostò di scatto la testa verso gli occhi che lo stavano richiamando. «Ma non erano da ragazzini?»
«Infatti non sono miei, sono di Niall».
Dai brevi racconti che Harry aveva avuto modo di fare sul suo amico, Louis aveva capito che avessero moltissime cose in comune e questo lo aveva portato a credere di poter instaurare fin da subito un buon rapporto con lui. In altre circostanze, avrebbero potuto allearsi e insieme prendere in giro Harry per la sua assoluta mancanza di gusto in fatto di cereali. Invece, ogni possibilità era andata persa, frantumata come la sensazione di leggerezza che Louis aveva provato per tutta la mattina, prima di mettere piede in quella casa, e che ora giaceva in pezzi sul pavimento dell'ingresso.
Louis sorrise per scrollarsi di dosso il rammarico e tornò a dedicarsi ai lunghi capelli di Harry. Lo fece piegare in avanti per permettere al getto d'aria di arrivare anche nella parte bassa del collo e a quel punto gli fu impossibile ignorare ancora la nudità del ragazzo. I muscoli tesi dell'ampia schiena, le lunghissime gambe quasi del tutto esposte e la curva invitante del suo sedere accentuata dalla posa.
Lasciò il fianco destro di Harry per metterglisi di fronte e velocizzò i movimenti delle mani come se in quel modo potesse ridurre i tempi di asciugatura. Era difficile non venire distratto dalla pelle chiara, a tratti ancora accaldata, di Harry. Moriva dalla voglia di toccarlo, di passare le dita e poi la lingua lungo i contorni dell'enorme farfalla tatuata sul suo addome. Louis l'aveva intravista più volte dalla camicia tenuta semi sbottonata della sera prima ma l'aveva scorta in tutta la sua grandezza solo quando Harry aveva aperto la porta del bagno.
Louis riusciva a malapena a resistere alla tentazione di strappargli l'asciugamano dalla vita e incastrarlo tra il suo corpo e il lavandino, se poi Harry si metteva a provocarlo accarezzandogli la coscia e inarcando di più la schiena per mettere meglio in mostra il suo sedere - come stava facendo in quel momento - rischiava seriamente di non rispondere di sé.
«Smettila» lo ammonì dopo aver spento il phon.
Harry tornò in posizione eretta, l'espressione di finta innocenza mentre si tirava indietro i capelli ricadutigli sulla fronte. «Di fare cosa?»
«Lo so che ti piace provocare e, credimi, non vedo l'ora di lasciartelo fare ma, se ti do corda non ci saranno lezioni o colazione o coinquilino a fermarci e so che non è davvero ciò che vuoi. Non ora, non così».
La smorfia maliziosa di Harry si aprì in un sorriso sincero e, senza dire una parola, baciò Louis con veemenza. Harry non stava cercando dolcezza, sembrava essere alla ricerca di ossigeno, come se volesse respirare Louis.
Ben presto le labbra non furono la sola parte a unirli: Harry se lo spinse contro il petto facendo presa sulla sua schiena, Louis gli circondò il collo con le braccia rispondendo al bacio con altrettanta foga.
«Andiamocene da qui prima che sia troppo tardi» lo avvertì Louis senza scostarsi dalle sue labbra.
«Mmh mmh» acconsentì Harry continuando però a baciarlo.
«Harry».
«Sì, sì, stiamo andando».

Mentre fuori impazza un temporaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora