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*L*

«Puoi smetterla? Non riesco a seguire il film» lo riprese Liam mettendo in pausa il video.
«Cosa ho fatto?»
«A parte sbuffare, incrociare le braccia, cambiare posizione, controllare il cellulare e ricominciare tutto da capo?» lo rimproverò brandendo il telecomando.
«Posso andar via se ti disturbo così tanto».
«O potresti dirmi cos'è che ti agita».
«Non sono agitato, stavo solo guardando il cellulare» glielo sventolò davanti guardandolo come fosse pazzo.
«L'hai sentito meno di due ore fa e sai che sta studiando per l'esame».
Liam riusciva a farlo sentire in difetto anche senza utilizzare il tipico tono di rimprovero delle mamme. Sarà che andava sempre dritto al punto, con una sincerità così gentile da risultare incontestabile.
Louis non vedeva Harry da quasi tre giorni. Quello era il periodo più lungo che avessero mai passato separati da quando si erano (ri)trovati e lui non era per niente d'accordo.
«Lo so» abbassò il capo sconsolato. «Ma tu non hai mai studiato così a lungo senza interruzioni».
Liam ridacchiò. «Credo che la tua attenzione ai miei ritmi di studio non sia proprio la stessa ma... non penserai che Harry ti stia mentendo, no?»
«Certo che no. Dico solo che dovrebbe prendersi qualche pausa».
Sbloccò ancora una volta la schermata del telefono ma Liam gli rubò il cellulare prima che potesse inviare l'ennesimo messaggio.
«Lo farai sentire soffocato se gli stai così addosso».
«Ma se non ci vediamo da mercoledì sera» protestò sporgendosi verso l'amico.
«Lou» lo richiamò con maggior dolcezza. «Harry mi piace, davvero molto».
«Sei arrivato troppo tardi, mi dispiace».
«Non scherzare, sai cosa intendo. È un ragazzo d'oro e davvero non so come faccia a sopportarti» gli fece una linguaccia, «per cui capisco che te lo voglia tenere stretto».
«E allora?» sbottò riuscendo a sfilare il cellulare dalle mani di Liam.
«Prendi il tempo con lui a piccole dosi, non divorarlo. Se tieni sempre l'acceleratore al massimo, non sarai in grado di frenare quando arriva la curva».
«Hai mangiato latte e metafore a colazione?»
«Sono serio, Lou».
«Abbiamo delle giornate molto piene e ci piace passare il poco tempo libero insieme. Mi dispiace se ti senti trascurato» si risistemò sul divano prendendo distanza dall'amico.
Liam rilasciò un sospiro di frustrazione. «Non è questo il punto. Gli stai attaccato come fosse il tuo salvagente ma non può tenerti a galla per sempre se anche tu non sbatti i piedi. Non puoi smettere di voler uscire dall'acqua solo perché c'è lui».
«Si può sapere di che cazzo parli?» si alzò dal divano stizzito.
«Credo tu stia gestendo questa situazione nel modo sbagliato».
«Questa situazione si chiama Harry e non c'è niente da gestire. Lui mi piace, così tanto che voglio averlo vicino il più possibile. Non capisco quale sia il tuo problema, tu sparivi per intere settimane quando stavi con Cassie».
«Sto solo dicendo che-».
«Tu non capisci, Liam. Nessuno può davvero comprendere cosa siamo io e Harry».
«Louis, non è quello che voglio fare, il legame che vi unisce è una cosa solo vostra e rimarrà tale. Ma io conosco te e voglio che tu sia felice».
«Lo sono, non vedi?»
Il suo cellulare segnalò l'arrivo di un messaggio e Louis mollò Liam sul divano per rifugiarsi in camera sua.

*H*

«Cosa ci fai qui?»
Mi resi conto troppo tardi di aver usato un tono molto più irritato di quanto non fossi ma la mia unica compagnia nelle sessanta ore precedenti era stata la colonia di libri che popolava ancora il mio letto, e la mia capacità di interagire con altre persone era pressoché inesistente. Non avevo rivolto parola a nessuno che non fosse me stesso, nemmeno a Niall. Lui era abituato alle mie full immersion pre-esame e si era rassegnato a considerarsi l'unico abitante della casa fino al termine della sessione.
«Ah, ma allora è proprio un modo vostro di accogliere gli ospiti, pensavo fosse un trattamento speciale che Niall riservava solo a me».
Mi scappò un sorriso. «Scusa, Lou» mi spostai di lato per farlo entrare. «Non mi aspettavo di vederti fino a dopodomani».
«Penso che tu abbia bisogno di una pausa, adesso» si allungò sulle punte per darmi un bacio.
«Mi piacerebbe ma devo ancora finire di revisionare la mia tesina e rip-»
«Lascia che il tuo cervello riposi un po'» mi accarezzò il collo e poi le spalle, «sei così teso».
«Sì, mi ci vorrebbe un massaggio» chiusi gli occhi immaginandomi il lettino di una spa, le luci soffuse, gli aromi rilasciati dalle candele, la musica rilassante in sottofondo.
«Ho qualcosa di meglio».
Un bacio sulle labbra.
«Ah sì?»
Lui annuì. «Qualcosa che allevia lo stress...»
La sua barba contro la mia guancia.
«...aumenta la concentrazione...»
Il suo profumo a colpirmi le narici.
«e migliora l'umore...»
Un morso tra collo e spalla.
Lasciai andare un verso dal fondo della gola.
«Mezz'ora» gli concessi con voce rauca.
«Me la farò bastare» pronunciò sottovoce con un sorriso soddisfatto prima di prendermi per mano e guidarmi verso la camera.
A metà corridoio, però, mi fermai. «Aspetta».
«Che c'è?»
«Metà della mia libreria è riversata sul letto, dammi qualche minuto per sistemare».
Vidi il suo sguardo esaminare le pareti che ci circondavano e accendersi dopo essersi posato sulla porta alla mia destra.
«Ci sono altri angoli della casa ancora da esplorare» sorrise, provocante.
Risi, pensando scherzasse. Lui invece entrò nella stanza di Niall.
«Usciamo da qui, stiamo invadendo la sua privacy».
«Tecnicamente useremmo solo lo spazio della stanza, non ho intenzione di frugare tra le sue cose» spiegò dandosi una rapida occhiata intorno.
«Hai intenzione di non farmi rivolgere la parola per i prossimi duecento anni?» mi venne quasi da sussurrare, come se Niall fosse in casa e potesse scoprirci.
«Perché dovrebbe venire a saperlo? Comunque darebbe la colpa a me e siamo già al punto in cui non mi parla, almeno così avrebbe una buona motivazione».
Se stava cercando un modo per vendicarsi del pessimo trattamento che gli aveva riservato il mio coinquilino, avrebbe dovuto cambiare idea. La vendetta non serviva a niente se non a inasprire ulteriormente le tensioni e io stavo ancora cercando un modo per appianare i conflitti. Mancare di rispetto a Niall non avrebbe portato alcun beneficio.
«Lou, non faremo sesso in camera di Niall» ribadii ritrovando la voce.
Lui, senza dire niente, si sfilò la maglietta e la lasciò cadere. Seguii il suo viaggio fino a terra, poi tornai sul suo petto asciutto.
«Louis...» le parole mi si incastrarono contro le tonsille.
Si sedette sulla scrivania e con i palmi che aderivano al legno chiaro, si sporse all'indietro, le gambe allenate ancora nascoste dal tessuto scuro dei jeans divaricate. «Fai l'amore con me» mi invitò quasi supplicandomi.
Deglutii un paio di volte, poi il mio corpo si mosse da solo: le mani a incorniciargli il volto, le labbra a rubargli aria, il mio petto a unirsi al suo.

Mentre fuori impazza un temporaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora