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~ 23 febbraio 4251 ~
Erano passati cinque mesi dal mio compleanno e in questo periodo non feci altro che studiare, uscire di nascosto e stare con mia madre che mi assillava ogni singolo secondo per parlarmi del mio debutto in società.
Avrei voluto scomparire.
Quella sera uscì di soppiatto come anche gli altri giorni ma il rientro fu diverso.
Per via di alcune guardie entrai dall'ingresso vuoto.
Stavano girando per tutta la casa e il momento esatto per entrare era proprio quello.
Quando varcai l'entrata sentì la voce di mio padre chiamarmi.
Mi immobilizzai all'istante e per poco non mi venne un infarto quando accese la luce del salone.
Paul «Jennifer.»
Lo disse con freddezza e questo mi fece paura.
«Papà...i-io...»
Cercai le parole giuste ma ciò che ricevetti fu improvviso.
Mi diede uno schiaffo e subito portai la mano alla guancia che mi pizzicava.
Paul «Chi ti ha dato il permesso di uscire!?»
Si avvicinò a un soffio dal mio viso e lo guardai negli occhi.
Erano così diversi dai miei...
«V-volevo solo uscire con le mie amiche...» dissi con le lacrime agli occhi.
Paul «Non dovrà accadere più Jennifer! Sai cosa potrebbe accadere se qualcuno ti vedesse girare per la città da sola!?»
Alzò la voce non curandosi che fosse tarda notte.
Quando vide che non risposi mi strinse per un braccio obbligandomi a camminare.
Paul «Rimarrai in punizione finché non lo dirò io. Non mi interessa se avrai fame o ti sentirai male.»
Aprì la porta della mia camera e mi spinse dentro.
«Papà...aspetta...ti prego!»
Prima che raggiungessi di nuovo la porta la vidi chiudersi con un tonfo.
Provai ad aprirla ma già l'aveva chiusa a chiave.
Provai a bussare «Papà!? Non lo farò più! Ti prego!»
Urlai, lo pregai ma non ottenni nessuna risposta.
Scoppiai a piangere e mi sedetti per terra con le mani sul viso.
Odiavo la mia vita.

L'indomani mi svegliai con le lacrime agli occhi.
Erano quasi le dodici e la mia stanza era ancora chiusa a chiave.
Non c'era neanche l'ombra di mio padre o mia madre.
Sembravano scomparsi.
Feci avanti e indietro per la mia stanza ma più passava il tempo e più perdevo le speranze.
Quando le lancette dell'orologio segnarono le due mi brontolò lo stomaco.
Volevo qualcosa da mangiare ma nessuno portò nulla, nemmeno le domestiche.
Passarono altre ore ma niente...
Quella sera rimasi pure chiusa in stanza fino al giorno seguente.

La salvezza ha il colore dei tuoi occhi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora