Nastro Verde

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- Eddie, cazzo, hai di nuovo marinato la scuola?
La voce di Zio Wayne arriva da lontano – talmente lontano che rischia di perdersi. Eddie vorrebbe borbottare qualcosa, ma il suo cervello è ancora impigrito dal sonno e le sue labbra ancora incollate. Nell'oscurità dei suoi pensieri, la fluorescente reminiscenza di un nastro verde brilla tenue, senza corpo e senza significato. Le prime pulsioni del risveglio cancellano gli ultimi residui di sogno, qualsiasi cosa fosse, mentre la coscienza comincia, lentamente, a dare una forma a ogni cosa nella realtà circostante, mettendo a fuoco gli elementi ordinari della vita uno dopo l'altro.

Quando apre gli occhi, Eddie riconosce immediatamente la sagoma torreggiante di suo zio, l'espressione nervosa e preoccupata, l'aria stanca di chi ha lavorato tutta la notte. Ha le occhiaie nere, odora di fumo e le unghie delle dita sono ancora sporche di grasso, quello che filtra attraverso i guanti in lattice.

Si assomigliano. Sono alti nello stesso modo, hanno le stesse labbra, lo stesso modo di camminare, in certi momenti persino la stessa espressione assorta e lontana. Momenti rari in Eddie; ma molto più vivi e tangibili sul volto di Wayne, reso più vecchio di quello che è davvero dalla vita dura, dai problemi che si trova a dover affrontare giorno dopo giorno in fabbrica.

- No, no, ora vado. – biascica Eddie, mettendosi a sedere. Si stropiccia gli occhi, cercando di risvegliarsi. La sera prima si è addormentato sul divano mentre ascoltava l'ultimo album dei Metallica, rollandosi una canna.

- Sarà meglio, sono già le dieci. Vedi se riesci a entrare almeno per tre ore.

Lo zio si muove con un certo, pesante affanno. I piedi battono pesantemente contro il pavimento, mentre va verso la cucina per cercare qualcosa da mangiare. Finirà, come sempre, a pizza surgelata e birra fredda, gli unici elementi essenziali e ridondati del frigo di casa Munson.

Da che Eddie ha memoria, zio Wayne è sempre stato un uomo burbero e solitario. Sua madre lo prendeva in giro, diceva fosse un grande orso delle caverne: sempre serio, sempre impegnato, sempre solo. Non vede una donna da secoli, gli aveva confidato una volta. Eddie aveva dodici anni e non era riuscito a dirle che preferiva mille volta la solitudine dello zio ai suoi continui fidanzati. Ognuno di loro arrivava, le prometteva che in un modo o l'altro le avrebbe riempito la vita di cose belle e invece alla fine se ne andava sempre, portando via un pezzo di lei alla volta. Non erano mai bravi uomini, persone che volevano impegnarsi. Spesso non lavoravano nemmeno, orbitavano da una situazione degradante all'altra, incontravano Helena sul percorso e la trascinavano con sé. Qualcuno diceva di essere un artista, altri non ci provavano nemmeno a sembrare migliori dei ratti di strada che erano effettivamente. Quello che avevano in comune, sempre, era l'amore per lo sballo. Per l'eroina, in particolar modo.

E a Helena l'eroina piaceva. Amava farsi, sdraiarsi sulla poltrona della sala e rimanere in attesa che arrivasse l'oblio a portarla in una zona felice dove tutto era concesso. Spesso, quando era in quelle condizioni, era proprio Wayne a stare con Eddie. Quando non era in fabbrica andava a casa loro, si sedeva al tavolo per fargli fare i compiti, tentava di fargli da mangiare. Quando Helena decideva che era una pessima madre ed era arrivato il momento di disintossicarsi, era sempre lì a gestire le sue crisi, a tenere il secchiello per il vomito senza dirle una parola. Spesso, quando lei aveva attacchi di ira dovuti all'astinenza, prendeva Eddie e lo portava a mangiare hamburger e patatine in una tavola calda. Non parlavano molto. Ogni tanto si scambiavano qualche osservazione su ciò che mandava la televisione. Andava bene tutto: che fosse il telegiornale, una qualche partita o una soap opera, ogni argomento che gli proibiva una conversazione troppo sentimentale era bene accetto. Ma erano i loro momenti, e andavano bene così.

Forse Zio Wayne non è mai riuscito a stare con una donna proprio perché doveva prendersi cura di me e della mamma.

È un pensiero che ha formulato tante volte, e di cui spesso si è sentito in colpa. L'idea di averlo privato di una parte della sua vita è qualcosa che lo tormenta, ma anche la molla per cui ha deciso di muoversi, di smettere di litigare coi professori e diplomarsi. Ha passato anni interi a giocare a fare il ribelle, a convincersi di non poter essere niente di meglio che il figlio di una tossica, che ora togliersi dai panni di quel personaggio è la cosa più difficile del mondo. Tanto cerca di andare verso l'alto, tanto è trainato verso il basso da una qualche forza opposta. Sa che zio Wayne non sarebbe d'accordo se sapesse che anche lui vende droga, che non lo capirebbe. Troverebbe assurdo che si sia infognato nelle stesse dinamiche che hanno affossato sua madre, che la spingono a fare avanti e indietro dalle cliniche. Ma Eddie non è riuscito a farne a meno: sono soldi facili, è un lavoretto pulito, molti a scuola hanno bisogno per aumentare le prestazioni nello sport o nei test. Nessuno gli offrirà una borsa di studio per l'università e nessun lavoretto da solo pagherà mai abbastanza perché possa andarsene quando avrà finito di andare a scuola. Verso Chicago, o forse addirittura New York. Per questo ha semplicemente deciso di non dirglielo.

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