Un Romeo pazzo d'amore e una Giulietta piena di lividi

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Il rumore – quel piccolo, lontanissimo suono - all'inizio è solo un ticchettare lontano. Chrissy per un po', nel dormiveglia, pensa che sia pioggia e non apre gli occhi, si lascia cullare. Le piace quando piove. È felice, la pioggia pulisce il mondo e porta via i brutti pensieri. Ed è quello di cui ha bisogno ora: una doccia infinita, una purificazione totale. La pelle ancora le tira. Se da una parte le lenzuola fresche del letto hanno un potere refrigerante, dall'altra ogni piccolo spostamento scopre un altro punto doloroso. Forse è l'anima che le fa male, lì dove sente di aver perduto l'amor proprio e la dignità.
Però, riflette a un certo punto, deve piovere davvero poco. Forse è solo una goccia, singola, che batte all'infinito nello stesso punto e scava. Come la goccia cinese che scivola nel vaso, resiliente, fino a che non ne scopre le fondamenta. O forse non è acqua. Forse è un sasso.
Uno contro il vetro della finestra di camera sua.
Apre gli occhi, alzandosi stancamente dal letto. Le fa male tutto, senza esclusione di colpi. Le ossa, i tendini, i muscoli. Zoppica, per arrivare fino alla finestra, meravigliandosi di quanto sia grande la luna, di come sia meravigliosa la prospettiva notturna dove tutto è fermo e lontano da ogni cosa.
Quando solleva il vetro, scopre una figura conosciuta. I capelli lunghi, gli occhi scuri, la maglietta di un gruppo rock.
È lui. L'unica persona che vuole davvero vedere, quella di cui ha bisogno. Per un attimo, uno soltanto, capisce cosa deve aver provato Giulietta nell'affacciarsi dal balcone e vedere Romeo, completamente pazzo d'amore, disposto a rischiare la vita pur di vederla per una manciata di minuti.
- Eddie... - chiama piano. Il suo Romeo. Alto, magro, con i suoi occhi allegri, il suo fascino caotico.
E non importa di quanto dolore provi Chrissy. O quante botte abbia preso. Alza la lastra di vetro lasciando entrare l'aria fresca della notte e, assieme a lei, lui. Che si arrampica sul tronco e poi sul tetto, fino a entrare nella stanza con un piccolo saltino.
Quando si vedono, uno di fronte all'altra, si abbracciano. Così forte e così intensamente che a Chrissy manca il respiro, ma non sente neanche il dolore dei lividi e delle botte. Eddie è balsamo sulle sue ferite, è una carezza dolce, è tutta la tenerezza che le è mancata nella sua breve vita. Avercelo vicino, intorno, scioglie tutta la sua tristezza. Scoppia a piangere all'improvviso, senza neanche rendersene conto. In grossi, enormi singhiozzi che lui raccoglie baciandole i capelli, le tempie, il viso dolcissimo.
- Come stai? – le domanda, cercando i suoi occhi.
Chrissy scopre che Eddie ha le occhiaie, il viso pallido e stanco, l'espressione sfinita. Eppure riesce ancora a sorriderle, a tenerla in piedi. Vede il dolore annidarsi in fondo alle sue palpebre quando scopre i lividi sulle braccia e sulle cosce.
- Mia madre mi ha picchiato. – spiega lei, con un filo di voce.
Lo vede chiudere gli occhi, come se stesse provando tutto il dolore del mondo. Vorrebbe scusarsi, adesso. Per essere così drammaticamente incasinata e una fonte costante di guai. Rovina tutto quello che le capita di bello, compreso Eddie che forse è l'unico a vederla davvero.
Lui la riempie di carezze. Non smette mai, nemmeno un momento.
- Ascoltami, Chrissy. – le dice, piano – Io mi sono innamorato di te. Non lo so quand'è successo. Forse il giorno in cui ci siamo visti nel bosco. O forse anno fa, a quella stupida recita delle medie. E lo so che forse la cosa migliore per te sarebbe non avere niente a che fare con un casino come me, so che non posso prometterti cose sfavillanti, che probabilmente se mi dirai di sì finiremo a dividere un materasso in una casa con altre dieci persone a New York, ma io non posso andarmene senza sapere se vuoi venire con me.
Chrissy rimane per un attimo stordita, senza capire cosa stia succedendo.
Sente il petto esploderle di felicità e scoppia a ridere, tra le lacrime, abbracciandolo forte. Vorrebbe andare via adesso, subito, ma c'è una cosa che la frena.
E non è la sua famiglia. Suo padre, sua madre o suo fratello.
È il suo sogno. Quello che le serve per realizzarlo a New York o in qualsiasi altra parte del mondo.
- Eddie – gli dice piano – Io... voglio venire con te. Sei la cosa migliore che mi sia successa. Non mi importa di dormire a terra, non mi spaventano i sacrifici se ci sei tu con me. Ma io ho ancora bisogno di inseguire il mio sogno e per farlo devo diplomarmi, prima di andare via. Manca poco, ormai.
- Lo so. Posso aspettare. Cioè, io andrei via stasera, intendiamoci, figurarsi. Ti prenderei e ti porterei subito con me. Ma ci sono delle cose che devo risolvere. Devo far uscire mio zio di galera; e mi serve quel fottuto pezzo di carta. Ci diplomiamo e poi, Chrissy Cunningham, giuro che ti porto via.
Si guardano. Chrissy annuisce.
- Va bene. Faccio la valigia, la nascondo a scuola e appena dopo la cerimonia ce ne andiamo.
Non riesce a dire altro che Eddie la sta già baciando. Ed è assurdo che riescano ancora a ridere e essere felici: lei coperta di lividi, lui distrutto dalla serata, i loro baci sanno di lacrime e sale.
Ma se potesse, Chrissy morirebbe ora. Adesso che è felice davvero, che le si irradia il calore nella pancia, che il cuore le batte fortissimo nel petto.
Sa che la porta è chiusa. Che a casa tutti dormono, ora. L'orologio sul comodino segna le due di notte ed è bellissimo, esistere mentre tutto il resto del mondo non c'è. Trasgredire all'ennesima regola.
Quando si sdraia sul letto, Eddie la segue. Si stringe a lei, carezzandole i capelli. È ben presto il loro abbraccio diventa un intrico di gambe e di dolcezza, mentre lui con le labbra le sfiora il viso, le labbra, bacia le sue braccia dove ci sono i lividi, le macchie nere sulle cosce come se potesse guarirle.
- Voglio fare l'amore con te. – gli dice Chrissy, ed è la verità. Si sente pronta, lì, in quel momento.
Eddie rimane fermo per un attimo, imbambolato. Ha l'espressione stupita e un po' divertita, mentre le bacia sulla punta del naso.
- Lo faremo. Non stasera, non qui. Lo faremo in un posto bellissimo dove saremo liberi e felici, te lo prometto.
Ed è solo l'ennesima dimostrazione di che persona straordinaria sia lui. Di come sia, per l'ennesima volta, disposto ad aspettarla.
Chrissy ora finalmente riesce ad essere rilassata. A sentire il sonno che arriva.
- Te ne andrai prima che mi svegli, vero? – gli chiede. Una parte di sé non vorrebbe. Consapevole dei rischi, di cosa succederebbe se sua madre li trovasse così.
- Sì, Chris. Ma è solo un momento, va bene? Tornerò ogni volta in cui avrai bisogno di me. Ora dobbiamo solo fingere di non conoscerci, di non provare quello che proviamo. Solo fino al diploma e poi, finalmente, ce ne andremo a New York.
E quando Chrissy si addormenta, tra le sue braccia, riesce a vedersi. In una stanza con un materasso e poco altro a disegnare seduta a terra, con Eddie che le cinge i fianchi da dietro.
Poi la stanza si riempie di cose. Delle chitarre di lui, di una scrivania per lei, del sole delle belle giornate, di un letto vero. La casa diventa più grande e loro, felici, si baciano in ogni stanza.
È il futuro. Il suo, futuro: e non permetterà a nessuno di portarglielo via.

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