Dettagli di lei

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Può riempirsi di così tanti dettagli di lei, adesso.

Il modo timido in cui ride, quasi come se volesse chiedere scusa. I suoi denti piccoli, il cerchietto nero intorno al collo, il suo sfuggire costantemente agli sguardi, al contatto diretto, come se avesse paura di fermarsi troppo, di un qualche piccolo frammento di nudità. La lentezza con cui pilucca il trancio di pizza, la sua esitazione nel portarla alla bocca. Ha lo stesso trancio in mano da venti minuti e mangia pochissimo, Chrissy, la cena è ancora tutta nel cartone, la birra è piena per tre quarti ma a Eddie piace pensare che è perché anche lei sente quella cosa lì, dentro allo stomaco, quel groviglio confuso di tenerezza e paura e chissà cos'altro. Cose senza nome che scorrono sotto la pelle.

Gli racconta un po' di sé. Poco, a piccole dosi. I suoi genitori hanno uno studio legale, ma a lei non piace la legge. Ogni tanto ha bisogno di fuggire dalla realtà. È una gran fan, inaspettatamente, sei Clash, degli Smiths, dei Joy Division e uno dei suoi gruppi preferiti e Siouxie and The Banshees.

- Ma quindi sei un po' punk!

La prende in giro Eddie e lei lo fa di nuovo, quel suo sorriso a mezzaluna, coi suoi occhi che si chiudono appena ma non smettono di brillare, lucenti come perle, sotto le ciglia lunghe e le palpebre semichiuse.

- È che in realtà mi piacciono le cose che vengono dall'Inghilterra. Mi piacerebbe andarci prima o poi.
- A vedere la Regina e Lady Di?
- Lady Di specialmente... è sempre così bella ed elegante, si veste benissimo.
- Anche questo è molto punk, lo sai? God Save The Queen!
- A te dove piacerebbe andare?

È una domanda bellissima, per due ragazzi su un tetto. Perché Eddie lo sente: è uno di quei momenti chiave. Uno di quelli dove ogni cosa sembra fattibile, ogni strada percorribile e il mondo, la fuori, sterminato per loro, in attesa che se lo prendano. Il bello di essere giovani, di sentirsi immutabili e invincibili. Senza sapere che quella sensazione passa in fretta, è sabbia tra le dita, ed è così rara che quando capita l'unica cosa che puoi fare davvero è stringerla forte.
Eddie ci è dentro a quel momento, è ubriaco di vita, di possibilità.

- New York, bellezza!

E puoi quasi vederla, anche se è lontana chilometri dall'Indiana. Può quasi sognarne i grattacieli, lo skyline da favola. Vedersi proiettato nel futuro che sogna da sempre, dove non esistono il caravan e la mamma e le due bocciature e la gente che lo chiama sfigato ma solo una versione completamente nuova di se stesso, senza storia, senza passato.

- Perché proprio New York?

Gli chiede lei, sinceramente curiosa. Sembra anche un pochino divertita, rapita da chissà qualche pensiero invisibile.

- Perché secondo me vivere a New York è proprio come un film, capisci? Dove ti giri puoi respirare arte, cultura, glam. E poi è lì che vanno tutti i musicisti.
- Pensavo che quella fosse New Orleans.
- Naaaa, New Orleans è superata! Basta col vecchio e noioso jazz, è ora di fare qualcosa di nuovo. E poi sono convinto che il jazz sia un genere che non ci appartiene, una cosa che abbiamo rubato ai neri, capisci?

Si trovano, Eddie non sa come, a discutere animatamente sulla cultura. Su come entrambi pensino che i bianchi abbiano una qualche forma di vantaggio, anche se non riescono a capire perché; su come specialmente gli Stati Uniti tendano ad appropriarsi delle culture degli altri, a prendere e rubare.

- Forse perché siamo nipoti dei cazzo di colonizzatori, quindi colonizziamo anche la cultura. La prendiamo agli altri e la facciamo nostra tentando di primeggiare in tutto.
- Può darsi. Sai da dove venivano i tuoi avi?
- Non ne ho idea, ma mi piacerebbe fossero italiani. O irlandesi, insomma, gente a cui piace incazzarsi e picchiare duro.
- Io credo di avere degli avi francesi, ma non ho mai indagato a lungo.
- Beh, però si spiegherebbero tante cose. Sbaglio o sei la prima nella tua classe di francese?
- Come fai a saperlo?
- Mi piace informarmi su quello che mi piace

Gli è uscita talmente spontanea che si stupisce di se stesso, lo realizza solo dopo averlo detto. E stavolta è lui a darsi del cretino, a non riuscire a sostenere lo sguardo di Chrissy. Ha la sensazione di aver bruciato una tappa; anzi, all'improvviso gli pare di averne bruciate troppe. Si cheta, chiudendosi in una sorta di mutismo selettivo dal quale non riesce a uscire neanche con il suo istrionico, folle modo di fare.

- Anche a me

Risponde lei. E adesso, Eddie può guardarla. Lei è tranquilla, ha lasciato il suo trancio nel cartone, ma sorride. Ha gli occhi pieni e belli e forse sarebbe il momento perfetto per sporgersi in avanti e baciarla. Per chiudere una serata perfetta così, con la giusta magia.
Ma non riesce a farlo.
Il suo corpo pesa come piombo e Eddie sa che non se lo merita. Non si merita niente di lei. Non quella tenerezza, non gli occhi belli, non di passarle una mano tra i capelli oro, di abbracciare quel corpo magro, di sentire quella voce dolcissima. Lei è una principessa, in tutti i sensi, un giorno o l'altro raggiungerà Londra. Nella vita di Eddie, invece, le possibilità si restringono di colpo a due, come se qualcuno avesse ristretto il campo, zoomato violentemente sugli obiettivi: o New York o la fabbrica, proprio come suo zio.

È per questo che si alza in piedi e le porge una mano, dicendole semplicemente:

- Coraggio, principessa, è ora di riaccompagnarti a casa o diventerò una zucca!

Nascondendo con un inchino il suo imbarazzo, rifuggendo le proprie insicurezze per ostentare, piuttosto, spavalderia. Mettendo su quella grande e straordinaria maschera che si è costruito.

Ecco, signori e signore, il più grande spettacolo del mondo. Offritemi due spicci per un biglietto; e io vi farò ridere fino allo sfinimento. Ma se uno di voi, alla fine, vorrà farmi un dono, ecco quello che vi chiedo: qualcuno per far ridere me, per alleviare i miei dolori come io faccio con quelli degli altri.*



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*omaggio parafrasato alla preghiera del clown di Totò.

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