Capitolo XXIII- Bentornato

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La mattina ci svegliammo con calma e ci dirigemmo tutti nella sala grande per fare colazione. Una luce diversa splendeva nel volto di Miryam. Più forte di quella dei giorni precedenti. Più felice ma più impaurita che mai. Ero seduto con Davide a parlare del da farsi quando entró. Stesso abito, stesso corpo ma occhi diversi. Ci scambiammo uno sguardo ed un tacito sorriso. Benchè Davide avesse notato questa aria più "fresca", non capiva cosa fosse successo o cosa stesse succedendo. "Beh quindi ci porterà ciucciocammello a casa." "Hilios Davide, Hilios" "Sisi okay va bene; quando si parte?" "...Presto" dissi fissando il sorriso di Miryam che a questa parola si spegneva. "Ettore" disse la ragazza prendendo forze "volevo chiederti se.." "Certo, puoi venire. Ti farebbe comodo ogni tanto cambiare aria." Davide mi guardó di scatto come per dire "ma che diavolo!?" "Più che altro dovresti chiedere ad Hilios. Lo sai che il mio castello è sempre aperto agli amici di Benjamin" Davide ormai avevo capito tutto e pensó "già... di Benjamin" "Il tempio, tuttavia, non lo puoi lasciare incustodito." dissi. "Tranquillo, ho già pensato a questo. Entra pure.." Disse.
Con un umile sorriso, occhi appesi da lunghe ma ormai passate lacrime ed una testa bassa entrò un ragazzo accompagnato dal suo amato cane. "Ettore. Davide. Lui è Sith Karma. È un mio amico di vecchia data al quale devo molto. È uno dei ragazzi più maturi e responsabili che conosco. Sarà lui a prendersi cura del tempio." "Sith Karma? Che nome di sostanza" dissi. "Il karma è una strana concezione orientale la quale afferma che se tiri un pugno, un giorno riceverai un pugno.. non per forza dalla persona che per primo lo ricevette. Non so se mi avete capito" "Io no" disse Davide. "vabe. Comunque -mi alzai e mi avvicinai a lui dicendo- alla fine la mia esperienza mi ha insegnato che chi fa un torto, riceverà un torto sempre. Quindi.. sia tranquillo, signor Karma".
Un'oretta dopo Hilios ci aspettava fuori, in piedi, immobile. Davide era seduto al fresco nella grande sale a guardare fuori dalla finestra le attività degli indigeni mentre aspettava ansioso di ripartire e di abbracciare Roberta. Io ero in camera a raccogliere le mie cose pensando a Thomas e come abbia trattato Gionni e Roberta. Entró Miryam. Rifacemmo l'amore. Ci preparammo ed andammo da Hilios. Salimmo, con Davide, sulla sua schiena. Salutammo tutti e partimmo. Hilios viaggiava parallelo alla terra a tipo 6 metri da terra. Viaggiavamo veloci e con il vento tra i capelli. Avevamo tutti un po' paura di cadere ma una strana forza, partendo da Hilios, ci teneva stretti a lui. Viaggiavamo oltrepassando colline e creandoci pertugi tra le montagne. Una volta che arrivammo al punto di dover attraversare il Mediterraneo scendemmo a pelo dalla superficie, aprivamo in due l'acqua che schizzava ovunque bagnandoci i vestiti, i borselli, che erano legati al girovita del dio, e i capelli che, tuttavia, si asciugavano subito grazie alla forza del vento. Il viaggio duró molto meno di quello affrontato in aereo. Arrivammo nel tardo pomeriggio. Ci fece scendere nel giardino del castello della dinastia. Erano passati pochi giorni ma mi sembrava di non vederlo da mesi. Eravamo tutti e tre molto silenziosi. Miryam troncò il silenzio. "Wow" la guardai "Quanto tempo è che non lo vedevi?" "Troppo" "..già..".
Mi avvicinai al portone con l'intento di entrare. "Quando libererai Roberta?" "Oggi stesso" risposi alla domanda di Davide. Stavo per cercare il marchingegno formato da una barretta con dei codici per aprirlo quando mi resi conto che il portone era già aperto. "Strano" dissi con occhi stupiti e insospettiti. "Che c'è?" Mi chiese Davide. "Thomas si preoccupa sempre di aver sotto controllo ogni entrata del castello per assicurarsi di non correre rischi." fissai per un po' la maniglia e mi rassegnai alla speranza che l
fosse solo un caso ed aprii la porta lentamente mentre ero fissato dagli occhi preoccupati e speranzosi di Miryam. Entrammo nell'ingresso del cancello. Preferii non chiudere la porta. "Thomas?" Chiamai. "Thomas? Ci sei?" "No, bi cinque" commentò Davide. "Taci idiota" controbatté Miryam. "Thooomas?" Il silenzio stava dominando li. "Il castello è grande -spiegai- probabilmente non mi sente" Attraversai l'ingresso ed entrai nel corridoio dove c'erano le porte per entrare in varie stanze quali la sala degli ospiti, sala per i ricevimenti ecc... "Thomas?" Solo l'eco mi rispose, ma il castello taceva. "Okay... molto strano" pensai. Dovevo cercare ovunque. Ma non volevo cercare in compagnia solo dei miei occhi. "Ehm.. ragazzi.. vi farei volentieri soggiornare subito qui ma vi dispiacerebbe controllare un attimo Hilios ed andare con lui a controllare se il cancello all'entrata della reggia sia ben chiuso?" "Ettore tutto okay?" Mi chiese Miryam sospettosa. "Certo sisi. Tutto okay" "Okay andiamo disse Davide afferrandola per il braccio. Miryam fece due passi, si voltó di nuovo per guardarmi, poi riprese a camminare ed uscì dal castello. Mi assicurai che fossero ben lontani dal portone che lasciarono aperto e cacciai la pistola dal mio borsello. La caricai e, con l'indice sul grilletto, camminavo lentamente nei corridoi del castello. Attentamente guardavo in ogni stanza. Il piano di sotto era vuoto. Così salii al piano di sopra. Il castello era fatto in modo che al secondo piano le stanze fossero più grandi e quindi con un numero inferiore. Salita la scalinata che portava su guardai di nuovo ovunque. Giunsi nello studio di mio nonno. Non appena aprii la porta notai che non c'era un angolo della stanza non ricoperto da fogli scritti da lui. Libri strappati, manoscritti profanati. Guardai tale orribile fatto con occhi spalancati e bocca aperta. Chi diavolo poteva essere stato? Chi avrebbe provato gusto a cercare qualcosa li? Beh un sacco di persone ma come erano scampati alla guardi del mio maggiordomo? "Thomas?" riprovai. Chiusi la porta e tornai indietro. Non appena mi voltai ritrovai un uomo in camice bianco, in piedi, immobile, di schiena, con la testa inclinata verso sinistra. "Thomas! -dissi- Ma com'è? Non mi sentivi? Cosa diavolo è successo qui?" Thomas tacque. "... Thomas?" Dissi. Lentamente, la testa di quell'uomo si voltò con piccoli scatti e inizió a fissarmi. Thomas sembrava più grande, più grosso e più alto. Non appena si voltó mi lanció un ghigno "Sono Wigturt per lei, signor Abrams" di scatto i suoi occhi si fecero totalmente neri. Iride, pupilla, sclera. Mi spaventai. Wigturt fece uno scatto verso di me in tono minaccioso. Inizió a correre. Velocemente mirai alla sua caviglia e sparai. Cadde a terra. Ricaricai. Mi avvicinai preoccupato lentamente. Aveva gli occhi chiusi. Li riaprì di scatto. Mi afferrò per la caviglia e mi fece cadere. Mi stava per tirare un pugno ma io gli diedi una tallonata sul naso. Velocemente mi rialzai e iniziai a scappare notando che la ferita causata dal mio sparo si era già cicatrizzata. Inizió un breve inseguimento. Ci ritrovammo nella zona est del castello. Thomas cacciò una bomba a mano e me la lanciò. Io tirai un calcio al volo e la rispedii indietro. Mi buttai dalla finestra. Caddi da una mediocre altezza ma sapevo come cadere da quella senza farmi male. Seguì l'esplosione e addosso mi vennero dei pezzi di muro. Un mattone mi colpì in testa. Subito dopo persi i sensi.

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