Capitolo XIV- Bilancia

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"Nonno, e quel marchio che vuol dire?" Chiesi a Benjamin con una voce scocciata di vedere troppe volte, ovunque quel diavolo di simbolo.
"Beh, Ettore, quello è il simbolo della trinità okeaniese." Rispose fiero.
"La trinità? Parli di Rave, Hilios e Smile?" Chiesi con quell'aria da bambino curioso
"Certo figliolo. Parlo delle tre divinità."
"E perchè ha questa strana forma? È un triangolo senza base! La S è collegata alla R e all'H. Ma R e H non sono collegate fra loro."
"Beh Ettore, l'hai studiato. Dovresti saperlo."
"Ma nonno è tutto così strano." Gli dissi facendo passare una mano fra i capelli disordinati e lunghi
"Va bene. Ti spiegherò. Sai cosa rappresenta Smile?"
"Beh, nei testi viene spesso usato per indicare l'umanità"
"Esatto. La S rappresenta Smile, che a sua volta rappresenta l'umanità. Ettore vedi. Se adesso la linea che unisce S e R venisse meno che accadrebbe?"
"Beh, la R cascherebbe e la S rimarrebbe attaccata solo alla H. Ma che poco alla volta cadrebbe a causa del mancato equilibrio della forma."
"Bene figliolo. Se invece venisse meno quella che unisce S e H?"
"Nonno, accadrebbe l'opposto. La H cadrebbe e attaccata rimarrebbe solo la R che cadrebbe col passare del tempo"
"Esatto ragazzo. Se per un caso qualsiasi l'umanità venisse privata di Rave, vivrebbe uno stato di totale abbandono del male e di donazione totale ad Hilios e al bene. Ma col mancare del male, la concezione di bene viene a mancare. E anche il bene sparirà..."
"Allo stesso modo se sparisse Hilios"
"Esatto figliolo. Ora dimmi. Nel caso in cui in questa 'bilancia', dove il fulcro è l'umanità, i due pesi il bene e il male e l'equilibrio la loro concezione, venisse a mancare Smile, cosa accadrebbe?"
"Beh. La bilancia si distruggerebbe."

Questo ricordo mi tornò alla mente quando vidi inciso più volte su tutta la parete esterna del tempio questo simbolo. Buttato più volte di li e di qui, come se fosse una macchia indesiderata ma che faceva una sua scena bella possente. "Ho sempre sognato in questi 13 anni che tu saresti tornato a trovarmi." disse tenendomi sottobraccio mentre stavamo entrando nell'edificio. Poi si rese conto della mia distrazione. "Cosa guardi?" "Ehm. Niente Miry. Solo una disegno che mi ha fatto ricordare una cosa. Miryam dobbiamo parlare il prima possibile." "Certo Ettore. Abbiamo tante cose da raccontarci." Entrammo nell'edificio. Era enorme. Un grande e grosso labirinto. Tante stanze. Tutte molto grandi. Le pareti, che mi aspettavo che fossero di un giallognolo, in realtà erano di un bel bianco acceso che il colore delle torce rendeva sull'arancione. Benchè quella zona fosse bene arieggiata non si sentiva freddo la notte. Immagino che fosse stata costruita apposta per mantenere la giusta condizione di caldo o freddo. Passando di li e la per i corridoi, Miryam mi portò in una stanza non molto lontana da dove siamo entrati. "Etto, questa è la tua stanza" c'era un enorme letto matrimoniale al centro che dava l'aria di essere molto comodo. Una torcia. Una ampolla con dell'acqua. Sul letto riposava uno strano abito. Maglia bianca molto larga e un jeans. "Un jeans? Sul serio?" Dissi io. "Beh, erano di Ben" disse "dovrebbero andarti" "Miry, sono più robusto di quel vecchio pazzo di mio nonno" "Etto, sono una veggente. Ho detto che ti vanno, punto. Ora spicciati a sciacquarti e a cambiarti. Avrai fame. La cena sarà pronta a breve. Veloce su, piccolo." Si giró e se ne andó. "Ehi dove vai? Io mi perdo qui!" Dissi. Ma non ricevetti risposta. Mi spogliai. Mi tolsi la maglia. Era ancora molto visibile il "tatuaggio" CRAYOR a lato dell'ombelico. Quando lo vidi mi risalirono i brividi. Presi un secchio e vomitai per il nervoso che mi fece risalire. Ero stanco. Forse avevo un po' di febbre. Così mi spogliai completamente. Mi gettai un secchio di acqua gelida addosso. Sentivo i brividi, ma iniziai a stare meglio. Una doccia fredda vera era molto meglio di quelle morali che stavo ricevendo. Presi gli asciugamani poggiati a terra e mi ci asciugai, facendo attenzione a non strofinare troppo sulla cicatrice. Faceva molto meno male di qualche giorno prima perchè, grazie a Dio, non stava facendo infezione. Peró stava ancora messa maluccio. Mi allungai ancora nudo sul letto. Appoggiai il braccio sulla fronte. Iniziai a concentrarmi e a ragionare. Come dire a Miryam quello che dovevo dire? Benjamin era morto e lei mi doveva aiutare ad evocare Hilios per far si che chi cercava la chiave sarebbe stato attirato dal portale e avremmo saputo chi fosse e gli avremmo dato la giusta lezione. Mentre pensavo a ció, Miryam entró di scatto senza bussare. "Ettore volevo dirti che la cena è pr..." Scattai in piedi mentre Miryam spalancò gli occhi per l'imbarazzo. "Ti sei dimenticata che fra gli umani, prima di entrare, si bussa!?" Urlai prendendo i pantaloni e cercando di coprirmi almeno la "zona proibita" "Oidio mi dispiace!" Disse la ragazza girandosi lentamente e aprendo la porta per uscire "...non proprio" bisbigliò con un dannato sorrisetto di colei che ha sperato di aver detto qualcosa che nessuno ha sentito. Uscì dalla stanza e mi aspettò fuori. Io mi rivestii velocemente con ancora i capelli lunghi, non tagliati da un paio di mesi, disordinati ed umidicci. Presi una fascia che spesso uso come polsino e me li legai, levandomeli dagli occhi stanchi. Ormai vestito col jeans di Ben, che mi cascava a pennello, la maglia bianca, leggera e semi trasparente fatta con lo stesso materiale della veste di Miryam, uscii dalla stanza e in piedi c'era la ma vecchia amica che mi aspettava con un'aria imbarazzata. "Ehm. Scusa per prima, avrei dovuto bussare." "Ahahah, tranquilla. È stato divertente." Le sorrisi. Erano passati gli anni. E lei si comportava ancora come quella bambina che ricordavo. Mi portò in una stanza molto grande, di forma rettangolare. Con una lunga tavola al centro. Seduto li, alla sinistra di un capotavola, c'era già Davide vestito più o meno come me ma con il gonnellino da indigeno. Si girò, mi guardò e disse "Cosa?! Perché Ettore puó avere un jeans e io devo avere il gonnellino?!" Io e Miryam ci guardammo e ridemmo "Che ridete? Io dico sul serio!" Nel frattempo Miryam fece sedere me a capotavola e alla mia destra si sedette lei. Con quei suoi occhioni così particolari. "Serviteci le portate!" Ordinò ai suoi servi. Gli indigeni iniziarono a portare piatti di varie verdure cotte e non. "Sono tutti cibi coltivati nella nostra zona. Assaggia questi formaggi." disse Miryam. Sinceramente non andavo pazzo per i latticini ma accettai per educazione. "Buono vero? Bene. Perchè sei qui di cosa vuoi parlare?" "Sono successe varie cose ultimamente. Cose di cui ho paura." "Tipo?" "Beh, se sei una specie di maga-indovina non dovresti saperlo?" Disse con la bocca piena Davide. "Innanzi tutto sono una veggente. E poi per sapere varie cose ho bisogno di fare particolari riti." "Eh già ad esempio, se poteva vedere il futuro senza problemi, avrebbe saputo che a volte è meglio bussare prima di entrare." Dissi sorridendo "Beh io sarei entrata comunque, ahahahah..." disse Miryam aspettandosi una risata che non partì da nessuno. Ne da me ne da Davide. Ed ottenne solo uno sguardo fisso e confuso da entrambi "...stavo... stavo solo scherzando. Dai continua." Con la voce più imbarazzata che io abbia mai sentito. Quella ragazza mi trasmetteva un allegria che, madonna. Le persone che fanno gaf a raffica mi fanno una tenerezza e mi trasmettono un'allegria che non immaginate. Non riuscivo a stare serio con lei nei paraggi. Cacchio dovevo dirle della morte di Ben. Come diavolo dovevo fare? Quindi contai fino a dieci, mandai giù un bicchierone di vino dolcissimo tutto in una botta. Presi un respiro e sparai "Miryam, Ben è morto" spalancò gli occhi e fece cadere la forchetta nel piatto. Seguirono secondi di silenzio. Miryam mi fissava sconvolta, io abbassai lo sguardo e Davide che se ne fregava e mangiava comodamente. Il silenzio fu interrotto da "Ecco qui l'agnello!" Detto dal grande e grosso cuoco che entrava entusiasta con un grosso vassoio con il busto della povera bestia arrostita. Ai lati erano state poste le zampe cotte adagiate su un letto di insalata e pomodori. Un profumino proveniva dal vassoio del cuoco-armadio che ci invase il naso. Il cuoco entrò sorridendo ma dopo aver visto le facce capì che non era un bel momento. Appoggiò l'animale sul tavolo e silenziosamente riuscì dalla porta da dove era entrato, imbarazzato. Lentamente Miryam avvicinò la mano alla sua fronte e appoggiò la testa. "Q-quando?" "Un mese fa più o meno." "Oh buon Teu. Come? Non era poi così anziano" "È stato ucciso" "Da chi?" "Sono da te anche per questo." Miryam accennò un sorriso di rassegnazione, si alzò e si avvicinò il vassoio facendo un verso di sforzo "mmh. È più pesante di quel che sembri" La guardai aggrottando la fronte sorpreso dal quasi menefreghismo da parte sua. "Solo per questo sei venuto?" "Stanno anche cercando di uccidermi. Penso siano gli stessi che hanno ucciso Ben." "Cercano la chiave vero?" "Si" Miryam iniziò a servire un pezzo di carne ciascuno "E vuoi evocare Hilios prima che lo facciano Loro" "Esatto" "Sai almeno perchè vogliono evocare Hilios?" "Ho solo un sospetto. Ma sono qui anche per questo" "Va bene" disse "ho capito" sorrise "finiamo di mangiare e inizieremo il rito di veggenza".

"Cosa è quel simbolo Ettore?" Mi chiese Davide curioso dopo aver visto la bilancia stampata ovunque li nella struttura "Quello è il marchio della trinità okeaniese" risposi non fiero come quando me lo spiegó mio nonno "Ah. E che vuol dire?" "Vuol dire che presto incontreremo Hilios"

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