Capitolo VI- Crocifisso

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<Dove diavolo sono finito...?> pensai aprendo gli occhi. Ero in una stanza buia. Non vedevo niente. Mi faceva male la testa. Come diavolo ero finito li? Che diavolo ci facevo li!? Chiusi gli occhi per un attimo e per un secondo persi i sensi, vidi una scena: io e Davide eravamo appena usciti dall'ospedale. Ero con qualche benda ma stavo bene, non avevo nemmeno molti problemi a muovermi, stavo bene insomma. Salimmo sulla moto e partimmo. "Davide..." dissi io con voce di colui che è sporco di qualcosa di cui si vergogna e che parla con un essere che vuole solo punirlo. "Stai zitto. Dove ti devo portare?" Abbassai lo sguardo. Non volevo perdere anche Davide. Benché non ci sentivamo spesso io vedevo in lui l'unica persona con cui non mi volevo vergognare di essere quello che ero veramente, l'unica persona di cui io mi potevo fidare. E ora, per colpa di tutta questa storia, stavo perdendo pure lui. Però sapevo che prima questa "avventura" sarebbe finita, prima le cose sarebbero tornate quelle di un tempo. Quindi respirai, chiusi gli occhi e dissi "Portami a..." Ma non feci in tempo a finire la frase che la moto sbandò. Ancora adesso non ricordo cosa successe dopo o perchè sbandammo, so solo che mi risvegliai in quella stanza. Ripresi i sensi. La stanza era meno buia ma comunque non riuscivo a vedere niente se non delle ombre: una porta chiusa poco distante da me tuttavia senza lucchetto, tubature dappertutto sulle pareti, io ero attaccato alla parete con delle catene legate ai polsi che mi facevano sentire crocifisso con le braccia alzate, affianco a me riuscivo a sentire la puzza della ruggine di alcune asce appoggiate alcune al muro, alcune a terra. Difronte me, c'era un'ombra, non riuscii a vedere chi era a causa del buio. Affianco lei una bombola del gas al quale era collegato un generatore di fiamma ossidrica. "Ettore che fai? Hai paura?" Mi disse Smile. Non risposi. "Dov'è la chiave?" Mi disse l'ombra. "...tpu" le sputai in faccia. "Ah beh, sei un ragazzo cattivo, devi essere punito" Ecco li la concezione di cattiveria che se ne va puttane. Io sarei il cattivo. E lui/lei la persona buona. D'altronde è così. Io credo che la cattiveria non esista poiché per cattiveria si intende un nemico qualunque. Non ho mai sentito una persona crudele definirsi "cattiva". A mio parere i cattivi possono essere anche i "buoni" come me. Io per CATTIVO intendo NEMICO. Ma a che diavolo stavo pensando? Perchè mi facevo questi discorsi mentre mi stavano minacciando?
L'ombra accese la fiamma ossidrica. "Dov'è la chiave?" "..." "... E va bene" iniziò a bruciarmi il petto. Sentivo la pelle corrodersi sotto il mio collo. Urlai, ma nessuno mi sentiva. La luce della fiamma non riusciva a farmi vedere niente tuttavia. "DOV'È LA CHIAVE?" Urlò lei. "Hey Etto... Fammi uscire" non avrei dovuto farlo. Ma lo feci. E non me ne pentii.

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