6.00 a.m diceva il mio orologio. Mi svegliai e mi alzai con davvero poca forza. Quel diavolo di agnello. Ancora non lo digerivo. Presi quella poca acqua che era rimasta e me la buttai in faccia per rimanere sveglio. Cavolo. Avevo solo 3 ore di sonno. Ed era iniziata una delle giornate più dure da affrontare. Per me almeno. Per quel periodo che stavo affrontando. Va bene. Mi vestii con i miei vestiti che erano piegati sulla sedia. Evidentemente me li avevano lavati e stirati. Mi guardai allo specchio. "Mh. Dovrei farmi la barba ora che finisce tutto" pensai. Avevo un'aspetto molto strano. Diverso. Non avevo più il viso ben ordinato e sistemato. I capelli corti, occhi freschi e barba fatta. Avevo i capelli piuttosto lunghi, le occhiaie e la barba di media lunghezza. Non avevo neanche più la forza di badare a me stesso o di occuparmi del mio aspetto. Mi vergogno a dirlo ma era già tanto se mi lavavo tutti i giorni. Ero debole. Fisicamente, moralmente. Non augurerei a nessuno quello che stavo passando. Passare d'avere tutto a non avere niente in più o meno 4 settimane. Dio santissimo. Perchè? Perchè? Perchè non riuscivo a riscattarmi? Tutti mi dicevano "Ma vai avanti, volta pagina" come? Come potevo farlo? Ci avevo rimesso tutto e in cambio ricevevo solo altro male. L'avrei fatto, ma ci volevo tempo. E di tempo allora non ne avevo molto. Respirai, chiusi gli occhi, pensai a Lily, pensai a Gionni, presi forza e mi girai. Aprii la porta poco prima che un indigeno, dietro di essa, bussasse. Ci ritrovammo uno di fronte l'altro a fissarci in silenzio per qualche secondo. Poi disse "La signora Miryam la aspetta nella sala da pranzo" "Signora Miryam? È solo una ragazza ahahah" disse Smile. Uscii dalla stanza e, seguendo la mia "guida", arrivai da Miryam. Era seduta con una tunica da cerimonia alla tavola. Mi guardó e mi sorrise con un sorriso di chi era assorto dai pensieri. "Ciao" disse con una voce stanca. "Ehi" risposi a bassa voce per non rovinare quel magnifico silenzio intimo che c'era avvicinandomi e avvicinando la sua testa al mio addome per abbracciarla. Lei chiuse gli occhi senza alzarsi dalla sua sedia. Mi sedetti affianco a lei. "Come stai?" "Mmh. Assonnata". Sorrisi. "Miryam. Senti. Riguardo a ieri notte..." "Ettore ascolta." "Ma per forza così presto dobbiamo fare sta cosa?" Disse Davide entrando di soppiatto interrompendo il nostro discorso. Era di nuovo vestito con i suoi vecchi vestiti. Giacca di pelle eccetera. "Che si mangia?" Disse. Lo guardai come per dire "Davide. Ma vaffanculo." peró okay. Ci portarono del latte, dei biscotti d'orzo, frutta e qualche dolce. Era tutto squisito. Non parlammo molto. Eravamo stanchi. Finii di bere latte caldo e miele, perchè voi non immaginate quanto tenevo alla mia voce, e dissi "Avete finito? Possiamo andare?" "Certo" disse Davide mentre Miryam annuiva. Ci alzammo e ci dirigemmo tutti verso l'uscita dell'edificio. Uscimmo. Ci dirigemmo sulla facciata principale che era divisa in due da una scalinata altissima, che portava in cima all'edificio. "L'altare è qui in cima" disse la ragazza "Ettore hai portato la..." "Chiave?" Dissi mostrandole il cristallo. "Bene. Andiamo." Iniziammo a salire queste scale. Ci impiegammo una decina di minuti per salirle tutte. E poi eccoci arrivati. L'altare di Hilios. Emozionatissimo iniziai a guardare tutto. Osservare e scorgere ogni più piccolo particolare di quel posto. L'altare era un rialzamento di una ventina di centimetri e largo più o meno quanto la sala da pranzo. Era di forma pentagonale. Agli spigoli erano posti un elmo, un'armatura per il braccio sinistro, una per quello destro, una per la gamba sinistra e un'altra per quella destra su delle piccole colonne. Al centro di questo pentagono si trovava un triangolo un po' più piccolo. Alle punte di questo triangolo c'erano delle colonne più alte ed abbastanza sottili in pietra. Sulla cima di queste colonne c'erano dei cristalli derivanti dalla chiave. Al centro di questo triangolo c'era una "serratura". Il rito dell'evocazione era piuttosto semplice. Mettere la chiave nella serratura, fare un sacrifici con il sangue del portatore e versarne una goccia sul cristallo (bastava una goccia proprio, nulla di grande) e pronunciare una formula in okeaniese che peró, ora come ora, non ricordo. E meglio così. Comunque. Mi diressi al centro del triangolo. Fissavo il pertugio. Era questione di secondi e avrei visto Hilios. Oh buon Dio. Una leggenda. Una storia. Una divinità. Quello che provavo non lo so spiegare. Ero felice ma apatico allo stesso tempo. Felice per vedere Hilios. Apatico per la depressione che nell'ultima notte mi era tornata. Rivedere gli occhi di Lily in quelli di Miryam. Miryam. Cosa stava accadendo fra di noi?
"Beh? Allora ti muovi?" Urló l'altro alterego. Riaprii gli occhi. Cacciai il coltellino. Preso ancora dal nervosismo del momento mi incisi la mano. "Cazzo" dissi "Che succede?" Disse Miryam "Mi sono... Mi sono inciso troppo in profondità" Stava uscendo un po' troppo sangue per i miei gusti. Ma va bene. Mi faceva male. Molto. Ma sapevo resistere. Iniziai la cerimonia. Misi la chiave nella serratura. Versai una dose bella abbondante di sangue sul cristallo. Pronunciai la formula.
Silenzio. Iniziavo a sentirmi debole. Stavo perdendo un po' troppo sangue. Dio che idiota che ero stato. Dovevo stare calmo. "Beh?" Disse Davide "Dov'è Hilios?" "Non lo s-" La chiave inizió ad illuminarsi. Mi girai di scatto a fissarla. Un fischio mi fece alzare la testa. I cristalli posti sulle colonne stavano lievitando luminosi. Iniziarono a vibrare e un raggio di energia li unì in maniera circolare, formando un cerchio di luce blu parecchio grande sopra la mia testa. Poi dalla chiave partì un raggio dello stesso colore e della stessa materia dell'energia che univa gli altri cristalli che salì al cielo fino a perdersi nelle nuvole del mattino. Faceva caldo. Il sole era accecante. Eppure io non potevo distogliere il mio sguardo da questo altissimo ed immenso raggio. Ad occhi spalancati e bocca aperta cercavo di cogliere quella punta del raggio che era impossibile vedere per la lontananza dal suolo. Poi il raggio si fece sempre più luminoso, provocando un sibilo sempre più forte fino a diventare assordante. Ma io ero troppo intento a fissare il cielo che non avevo la forza di mettermi le mani sulle orecchie, cosa che facevano Miryam e Davide. Come se fossi incantato. Finché dal cielo un boato fece tuonare sulla mia fronte sudata un fulmine che mi fece perdere conoscenza.
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Alteregos
Viễn tưởng"Mi fissava con quei suoi occhi verdi come smeraldi, con uno sguardo tanto allegro quanto inquietante" c'era scritto su una pagina di quel libro aperto sulla scrivania... Tanto allegro quanto inquietante è il suo sguardo... Quel libro era li da tant...