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Taehyung in quei sette anni era completamente sprofondato. Aveva perso tutto. Sua sorella, la sua famiglia, i suoi pochi amici, la sua spensieratezza e lui. Jimin.

La notte si svegliava in preda agli incubi riguardanti quel giorno e nel tentativo di riaddormentarsi pensava a quanto quel ragazzo fosse cresciuto, a quanto fosse cambiato, a quanto fosse felice lì a Seoul. E poi pensava a quanto erano felici insieme.

Non lo sapeva, ma si stava autodistruggendo.

Si sentiva in colpa, arrabbiato, rancoroso, depresso. Non riusciva neanche lui a delineare con certezza quello che provava dopo la scomparsa del suo amico. Forse la solitudine era il sentimento che li conteneva un po' tutti.

Durante le ore scolastiche si chiedeva se camminando in mezzo alla strada la avrebbe riconosciuto. Probabilmente no. Non era più il bimbo entusiasta e allegro di una volta, era cambiato. E lui soffriva. Più a darsi quelle risposte che a ripensare al passato.

Era successo tutto per colpa sua, era stata una reazione a catena. Aveva urlato contro Jisoo, era scappato, lei lo aveva seguito...ed era successo quello che era successo. Poi all' ospedale aveva aggredito e messo fretta a Jimin e...bè.

Lo odiava, lo amava, voleva che tornasse da lui ma al contempo non ci sperava più.

Era confuso ai livelli più estremi, e forse era stato quello a convincerlo a lasciare la sua casa quel giorno. Era così disperato e carico di rabbia che voleva lasciarsi tutto alle spalle, ne aveva abbastanza, aveva riempito una valigia con tutti i suoi oggetti e i suoi soldi, aveva spedito un breve messaggio a sua madre ed era partito, lasciandosi alle spalle tutto, come promesso.

Quella era stata la notte più brutta della sua vita.

L'aveva passata a piangere su un marciapiede in attesa del primo autobus a portarlo lontano da lì mentre donne e uomini di passaggio lo squadravano con sguardi interrogativi.

A quel punto, forse per il sonno o forse per lo stress era crollato a terra svenuto.

Dopo forse 8 ore si svegliò in una casa sconosciuta. Era tutto bianco e il primo viso che vide fu quello di una donna sconosciuta dai lineamenti amichevoli. Taehyung non ci mise molto a capire che era capitato nella sua casa. La donna disse di essere la proprietaria di quella villa e che aveva delle stanze che affittava ad altre persone.

Prima che lei potesse chiamare la polizia per avvisare i genitori di Taehyung che il figlio era lì lui la fermò e gli raccontò del perché era scappato, glissando sull' argomento Jimin. La ragazza, colpita dalla storia, acconsentì a non dire nulla alla polizia, però insistette perché il ragazzino rimanesse in quella casa. Diceva che avrebbe anche potuto non pagare l'affitto se l'avesse aiutata nel suo Bar dall' altro lato della strada, che non voleva nulla in cambio.

"Taehyung, non sentirti in colpa, mi piace averti qui" lo consolava quando lui era insicuro della sua scelta.

Il padre di Taehyung voleva che il ragazzino tornasse, ma non sapeva dove fosse il figlio. Era arrivato ad odiarlo, ma ogni 30 dicembre, il giorno de compleanno del ragazzo, lasciava sul davanzale della camera del ragazzo un pacco pieno di foto e 133748,24* won e quello, il giorno dopo, spariva. Con quello si consolava, suo figlio li pensava ancora. Tutto sommato il suo Taehyung gli mancava.

Invece la madre sapeva tutto, anche dove stesse il ragazzo, ma a differenza del padre comprese il figlio. Era lacerato dal dolore, aveva avuto ragione a scappare. Si sentiva un' impicciona, ma aveva ascoltato tutta la conversazione tra Tae e Jisoo quel giorno, sapeva tutto di Jimin. Ogni mese gli lasciava nella cassetta delle lettere svariate buste che lui non aveva mai aperto spedite da Seoul e 267496,47 won* per pagare l'affitto che, anche se lei non lo sapeva, per il ragazzo era gratis.

Taehyung rimpiangeva di essere scappato?

Da morire.

Ma dopo quei 7 anni di attenzioni aveva deciso di scappare di nuovo, non per voltare pagina e dimenticare ma semplicemente per provare ad andare avanti da solo . Aveva ringraziato la signora che l'aveva ospitato e si era comprato con il suo limitato budget un piccolo appartamento nel centro di Busan, vicino al bar universitario dove ora lavorava e, anche se non lo diceva a nessuno, aspettava di veder passare per la stradina del bar un piccolo ragazzo dai capelli castani venuto a riprenderlo da quel mare di angoscia.

Gli mancava Jimin?

Si. Troppo.



*100 euro

*200 euro

La vita senza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora