Il covo

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Minho pov

Dopo la lettera che mi aveva consegnato J-Hope, mi ero scervellato tutto il pomeriggio per decidere cosa fare, anche se in realtà già avevo preso una decisione, solo che non volevo ammetterlo a me stesso.

Ora stavo guidando verso casa con Jisung accanto e fortunatamente non mi fece domande, anche se sicuramente aveva già capito che qualcosa non andava.

Dopo pochi minuti, arrivammo davanti alla nostra casa ed entrammo.
Io: "io vado a letto" dissi semplicemente dirigendomi su per le scale;
Jisung: "oh, ok arrivo anch'io" rispose quando ormai ero già in camera.

Mentre mi sistemavo sotto le coperte, sentì dell'acqua scorrere, segno che Jisung si stava facendo la doccia, così tirai fuori la lettera di Jackson e riguardai l'indirizzo.

Dopo poco, sentì l'acqua spegnersi e una porta aprirsi, così rimisi velocemente tutto nel comodino e feci finta di dormire.
Jisung: "notte baby" mi sussurrò, per poi sentire le sue soffici labbra posarsi delicatamente sulla mia guancia e il materasso muoversi leggermente.

Per altre 2 ore, rimasi sveglio a fissare il muro davanti a me, ma poi attento a non svegliare Jisung, mi alzai, presi il biglietto di Jackson e scesi le scale lentamente, diretto in cucina.

Appena arrivai, strappai un foglio dalla mia agenda e scrissi un biglietto di scuse per Jisung e gli altri. Onestamente, ci misi tutto me stesso per non mandare affanculo tutti e non piangere macchiando la carta bianca, ma mi feci forza e riuscì a trattenermi.
Io: "p.s. ti amo con tutto me stesso" sussurrai mentre lo scrivevo e non riuscì a fermare una lacrima che si posò esattamente in mezzo al 'ti amo', consapevole che poteva essere l'ultima volta che l'avrei detto ad alta voce.

Mi asciugai la guancia sinistra e attaccai il foglio sul frigorifero, in modo tale che non avrebbe avuto problemi a trovarlo, data la sua sbadataggine.

Dopodiché, aprì la porta e uscì, chiudendola lentamente alle mie spalle, così da non far rumore.
Io: "mi dispiace molto Jisung, spero che potrai perdonarmi" sussurrai guardando la piccola casetta in pietra.

Fissai la porta per un po', fino a quando mi decisi ad andare avanti e tirar fuori la lettera con l'indirizzo

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Fissai la porta per un po', fino a quando mi decisi ad andare avanti e tirar fuori la lettera con l'indirizzo.

Non avevo preso ne il telefono ne nessun'arma dato che sarebbe stato inutile e mi avrebbero scoperto sicuramente, tranne un coltellino che aveva il manico di gomma e una lama curva sottile che si incastrava perfettamente nel manico, facendo il giro del mio polso come un vero e proprio bracciale {non credo esisti veramente, però si parla di Lee Minho e con lui tutto è possibile😉}.

Mi incamminai nelle strade buie di Seoul, seguendo per filo e per segno le coordinate datomi da Jackson, sperando non fosse un'altra trappola.

Dopo alcune ore di camminata, girai a destra e mi trovai davanti l'entrata del bosco, così accesi la torcia, presi un respiro profondo ed entrai nella buia e folta vegetazione.

Mentre camminavo, non volava neanche una mosca e si potevano sentire solo i miei passi che spaccavano qualche legnetto marcio ogni tanto e schiacciavano le foglie secche {mi sto cagando sotto solo a scriverlo, non immagino farlo nella realtà🧎🏻🔫}.

Continuai a camminare per un bel po', fino a quando le coordinate si fermarono, così mi guardai intorno non trovando niente, invece sentì una presenza dietro di me, così mi arrampicai velocemente su un albero e appena riuscì a sedermi su un ramo abbastanza alto, spensi la torcia.

Misi una mano davanti alla bocca per non farmi sentire, consapevole che non poteva essere un umano dato che non avevo sentito nessun passo, e così aspettai.

Dopo un po' di silenzio, sentì dei passi e una voce, ma non una voce qualunque, la voce della persona che odiavo più al mondo.
Jackson: "bestia? Dove sei?" chiese, continuando ad avvicinarsi alla mia direzione.

Come risposta sentì un ringhio che mi fece drizzare i peli da quanto fosse vicino, segno che la creatura mi avesse sicuramente sentito.

Trattenni il respiro e non mi mossi di un millimetro, fino a quando vidi una luce.
Jackson: "allora? L'hai trovato?" chiese puntando una torcia sulla creatura, mostrandola.

Alla vista dell'animale a quattro zampe spalancai gli occhi e mi imposi con tutto me stesso di non scappare via più veloce possibile, ma invece feci tutt'altro.
Io: "cerchi qualcuno?" chiesi spostando i piedi a penzoloni verso la luce.

Subito una luce accecante mi arrivò addosso, facendomi quasi cadere.
Jackson: "eccoti, sapevo saresti venuto" ghignò, per poi prendere la creatura per il collare nero che gli circondava il collo;
Io: "mi conosci" risposi, scendendo dall'albero, graffiandomi per sbaglio con il tronco e lascando una striscia di sangue;
Jackson: "scusa per l'accoglienza non molto tranquilla" disse indicando l'animale;
Io: "ti sei spinto oltre prendendo un leopardo" dissi arrivando davanti a lui e pulendomi il sangue sui pantaloni;
Jackson: "solo per te mio caro Lee" rispose facendomi un occhiolino che mi fece salire il vomito;
Io: "ne sono onorato" risposi sorridendo falsamente;
Jackson: "bene, ora seguimi" mi ordinò prendendo con forza la creatura e trascinandola;
Io: "non mi leghi o qualcosa?" domandai seguendolo;
Jackson: "perché dovrei? Sei qui di tua spontanea volontà no?" chiese guardandomi con un sopracciglio alzato;
Io: "hai ragione" risposi semplicemente guardando la strada davanti a me, stando attento a rompere qualche ramo ogni tanto.

Mentre camminavamo, notai che la creatura stava male.
Io: "perché cammina male?" gli chiesi indicandola;
Jackson: "troppe scosse elettriche" ghignò lui, mostrandomi un telecomando "quando non fa quello che gli dico, basta che premo questo tasto rosso e il collare gli manda scosse su tutto il corpo, facendogli capire chi comanda" spiegò, per poi schiacciare il telecomando e far mugugnare la creatura;
Io: "HEY, ma non ha fatto niente" gli urlai addosso avvicinandomi a lui;
Jackson: "e quindi? Mica volevi sapere come funzionava?" mi rispose sorridendo maliziosamente;
Io: "non ti avevo detto di provarla, ti avevo chiesto solo perché camminava male, perciò non dire minchiate" gli ringhiai di rimando guardandolo con occhi glaciali.

Come risposta Jackson rise soltanto e continuò a camminare, tenendo ben saldo il collare della creatura.
Io: "perché non mi hai dato le coordinate fino al tuo covo che facevamo prima?" chiesi guardando la sua nuca;
Jackson: "perché non sono così stupido forse? Potresti aver avvisato i tuoi amichetti per quel che mi riguarda" rispose non girandosi nemmeno;
Io: "non avrebbe senso" borbottai guardando il leopardo.

Dopo un po' di silenzio, stavolta fu Jackson a parlare.
Jackson: "siamo arrivati alla mia umile dimora" disse fermandosi davanti a un enorme masso;
Io: "il sasso?" chiesi guardandolo male;
Jackson: "esattamente" rispose, per poi scomparire dietro esso e aprirne un varco al suo interno "dopo di te" mi disse spostandosi di lato per farmi entrare e così feci.

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L'ho corretto mentre il mio prof di diritto mi rompeva le palle perché voleva che leggevo, cosa che ovviamente non ho fatto e ho fatto finta di non ascoltarlo, perciò fatemi sapere se ci sono errori<33

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