12. La Promessa di un Iris.

341 12 0
                                    

Amo la vita e ciò che le appartiene

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Amo la vita e ciò che le appartiene.
L'ho amata anche quando sono stato male e tutto mi sembrava non avere alcuni sbocco sul futuro.
Resto abbracciato a questi fiori,ai campi di papaveri,mi distendo ancora sotto una notte stellata.
Resto così,e non vorrei più andare via.

- Vincent Van Gogh -

Theo’s Pov.
Villa degli O’Donnie.
15 Aprile 2023.
Ore 09:00 p.m.

“Papà mi ha regalato questa macchina fotografica…ho fatto qualche scatto, li vuoi vedere?”

È il colore che dà personalità.

Ero circonciso dalle sue parole che volteggiavano nella mia testa e non ne uscivano più. E ci pensavo più spesso su questo non potevo di certo negarlo, era strano. Da quando avevo lasciato quella pasticceria, da quando le avevo rivolto le spalle, ero allibito e il mio pensiero su di lei era cambiato in modo prettamente positivo.

Aveva una mentalità aperta e una bocca tutta sua, sapeva come parlare e sapeva come attirare. Da quando mi riflettevo allo specchio e guardavo la mia immagine, quelle parole erano come se comparissero oltre alla mia figura, comparivano misteriosamente lettera per lettera.

E le guardavo gocciolare come fossero sangue, una vista alquanto raccapricciante ma le guardavo ipnotizzato perché si erano impresse dritte nel mio cuore insanguinato. Come aveva avuto un’idea simile?

La storia tra lo gnomo e l’uomo che aveva osato a distribuirne i colori perché voleva sia rischiare e divertirsi a far confondere la gente, mi aveva colpito. E la custodivo gelosamente per ricordarmelo in futuro.

Chi avrebbe mai creduto che sarebbero stati Dio e Lucifero in lotta? Mi aveva sorpreso e non poco. Mi aveva impressionato e mi facevo guidare da quelle parole così dannatamente sincere.

Ed ero sempre stato onesto con lei dalla prima sillaba all’ultima. Come sapeva quella storia? Se l’era inventata lei? Non l’avevo mai sentita da nessuna parte; eppure, mi risultava essere propriamente famigliare. Come se…Chi era quella ragazza per davvero?

E cosa nascondevano i suoi occhi color malachite, che tanto cercava di reprimere quel suo rabbuiamento delle sue stesse parole?

“Hai un sorriso da ebete Rosso Malpelo.”

“E io mi sento così. Qualche volta di mezzo, qualche volta il niente. Sei in mezzo a tante persone, ti fai sentire, ma non ascoltare. Ti fai vedere, ma nessuno guarda. Proseguiranno tutti per la loro strada con i pregiudizi che ti perseguiteranno addosso per sempre.”

Quelle parole erano così dure, bruciavano ancora e facevano così male e non erano nemmeno rivolte a me. Perché si faceva del male in quel modo? A cosa era dovuto? E perché mi sentivo di comprenderla, perché era lo stesso modo in cui mi sentivo quando ero insieme alla mia famiglia?

Il Girasole Perduto Di Van GoghDove le storie prendono vita. Scoprilo ora