21. La Cicatrice di un Kintsugi.

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Dipingevo ascoltando il ritmo del mio respiro completamente accordato a quello della natura,fatta apposta per me, lì su quel gradino aperto tra il giallo e l'azzurro

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Dipingevo ascoltando il ritmo del mio respiro completamente accordato a quello della natura,fatta apposta per me, lì su quel gradino aperto tra il giallo e l'azzurro.
Dipingevo e nessuno mi fermava,nessuno avrebbe mai potuto fermarmi fino al momento in cui solo io avrei deciso di lasciar cadere il pennello.
La giornata era finita,la pittura era finita.
La vita continuava.


- Vincent Van Gogh -


Amsterdam
Juliana Children's Hospital.
Aprile 23 2023.

Theo's Pov

“Voglio prendere tutto il tuo dolore, Mayla.” 

Vedevo ogni particella della sua fragilità, ogni crepa incolore in quel misfatto di una tavolozza corrotta dallo stesso e medesimo colore dell’anima, in mezzo a quella pennellata d’immenso dolore, io vedevo la potenza della sua vera esistenza, di come era forte nonostante tutto, di come mascherava il tutto con un sorriso.

Di come sembrasse odiare vedersi vulnerabile al prossimo.

E di come la mancanza di una figura paterna per lei, fosse ancora viva nel suo cuore e nella sua mente, di un volo di una fenice che si librava in aria e che lei aspettava con invano che ritornasse da lei, e a lei però ne restavano solo le sue ceneri. Se non le sue piume dorate.

Mayla era quella persona che si sfaccettava sotto la luna, per accarezzare i dolori altrui, per appropriarsene e farsene carico. E lei era quella persona per me.

E avevo questa sensazione di protezione nei suoi confronti, che si intensificava ad ogni momento che passavo insieme a lei.

E sperai che anche lei provasse le stesse emozioni nei miei confronti. Macchiata dal dolore per il pittore scomparso, cicatrizzata dagli insegnamenti d’arte.

Aveva tra le vene il ricordo di una fenice, che non fu in grado di volare senza le sue ali variopinte. Dipingeva il suo cuore, perché apparentemente non sembrava che qualcuno l’avesse protetto adeguatamente.

E l’idea di vederla dipingere, dei suoi tratti che si concentravano a mescolare ogni singolo colore su una tela bianca, era elettrizzante, intensa. Dei suoi occhi che avrebbero studiato ogni tratto, ogni sfumatura, delle sue labbra che si muovevano a fare quella smorfia adorabile mentre si muoveva sinfonicamente tra la magia della sua arte.

E l’avrei potuta ascoltare per ore, sentendo che ogni colore avesse un proprio significato. Così come i fiori.

Avrei potuto parlarle dei cinque fiori che ci avevano assimilato a me e ai miei fratelli, ma non eravamo in circostanze felici per poterne parlare. Ci sarebbe stata un’altra occasione.

Quegli occhi che mi hanno guardato per la prima volta e non che mi hanno soltanto visto senza nemmeno essersi fermati per osservare ogni minimo dettaglio, quella volta si sono fermati, ma per restare, senza nemmeno essere sfiorato da un suo giudizio, ora mi guardavano con una scintilla diversa, ma non negativa, un luccichio stranissimo, differente dalla ragazza che avevo amato in passato o che pensavo di aver amato.

Il Girasole Perduto Di Van GoghDove le storie prendono vita. Scoprilo ora