1 - Se piango un'altra volta mi disidrato

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Feci un passo avanti. Le luci dei riflettori mi accecarono, il teatro si riempì di applausi. Feci un breve inchino e mi posizionai al centro del palco, le braccia protese verso il cielo, la schiena appena inarcata, la gamba sinistra protesa all'indietro, la punta del piede tesa.
Gli applausi si fermarono e fu silenzio, un istante carico vibrante, un momento pronto ad accogliere la musica, il mio corpo.

Presi un respiro profondo, le note di un pianoforte riempirono il silenzio e poi fu luce e fu musica.
L'adrenalina nelle vene insieme all'antidolorifico aveva messo a tacere i dolori per un po' e su quel palco, a danzare sulle note di Run c'ero solo io.

Ogni passo era un grido disperato, ogni giravolta era colma del dolore. Era la mia ultima volta su un palcoscenico. La fine di un sogno appena cominciato, l'espressione "the end" alla fine della storia e faceva male pensarlo. Gli occhi mi bruciarono mentre danzavo con leggerezza sul palcoscenico e non era solo colpa della luce intensa dei riflettori. Un'altro passo, un salto, percepii il suono di un flash proveniente dalla platea, una mezza giravolta e sull'ultima nota mi lasciai cadere a terra con le braccia aperte, ansimante.

Quella caduta era stato il punto definitivo. "Il mio futuro finisce qua." pensai sdraiato contro il legno usurato del palcoscenico mentre gli applausi scoppiavano in ritardo nelle mie orecchie. Da sta sera mi sarei lasciato alle spalle me stesso: niente più serate passate fino a tardi a provare, niente più gomiti e ginocchia sbucciati dal pavimento di legno delle sale da ballo, niente più muscoli rattrappiti dal dolore e mente ubriaca di soddisfazione.

Mi alzai tremante, l'esibizione mi aveva sfiancato, ero al limite. Dovevo resistere solo un altro po', un altro passo... Mi inchinai, qualcuno tra la folla lanciò un mazzo di fiori. Lo raccolsi e sorrisi alle persone nascoste nel buio del teatro. Pensai che tutto quello mi sarebbe mancato, ma non avevo voglia di rimuginarci ancora sopra. Ero fiero di essere riuscito a esibirmi quella sera, un'ultima volta, ora dovevo pensare al futuro... Solo il futuro.

Non avevo fiato per il discorso quindi ci pensò il mio insegnante, non capii metà di quello che disse, la testa mi doleva e le orecchie mi fischiavano. Se avevo dei limiti li avevo appena decisamente superati. Il sipario scese lentamente. Le luci dei riflettori si spensero. Ero così concentrato a non scoppiare a piangere per via del dolore che non mi ero reso conto che il tempo era volato. Il momento dei saluti era già finito?

- Sei stato grande Xie Lian. Ottimo lavoro.
Il mio allenatore si fece avanti e mi diede un'allegra pacca sulla spalla.

- Grazie. È stato bello.
Risposi distrattamente mentre osservavo il mazzo di fiori bianchi che avevo in mano, erano splendidi... Però ad essere sincero, mi parevano fiori più adatti per decorare una tomba. Sospirai, stavo per aggiungere qualcos'altro, ma quando alzai lo sguardo vidi il mio insegnante parlare con uno dei tecnici.

Avremmo parlato un'altra volta.
Mi incamminai zoppicando verso i camerini, mi sarebbe piaciuto fermarmi quella sera a cena con gli altri ballerini, ma il mio corpo era esausto, ogni passo era doloroso e il mio campo visivo si riempieva di puntini gialli ad ogni minimo movimento, avevo decisamente più bisogno di una camomilla e del mio letto. Non appena entrai nel mio camerino, inciampai e caddi per terra, il mazzo di fiori mi scivolò tra le mani e alcuni dei fiori si disfarano esplodendo in una triste e disordinata pioggia di petali. Impigliandosi nei miei capelli e nei miei abiti da ballerino. Restai per terra a guardare il mazzo distrutto, tanti steli senza fiori. La mia vita ora sarebbe stata così.

Sentii il bisogno di piangere premermi contro la gola. Mi trattenni, mi ero ripromesso di non piangere più, avevo versato così tante lacrime che temevo che con un altro pianto sarei collassato a terra disidratato. Mi alzai piano, sistemai il mio borsone. Rimasi con i pantaloni rosso scuro e il top di un colore appena più chiaro, il colore delle foglie autunnali pronte a staccarsi dall'albero, e indossai la giacca pesante senza cambiarmi.

Uscendo rischiai di andare a sbattere contro il mio insegnante.
- Eccoti qui, Xie Lian.

Notò il borsone.
- Vai già via? Non ti fermi per festeggiare?

- Meglio di no, ho bisogno di riposare. Salutami tutti e chiedi scusa da parte mia.

- Non c'è problema.

- Davvero questo è stato l'ultimo tuo ballo?

- Per il momento, non so ancora cosa il futuro abbia in serbo per me.

- Capisco. Hai già trovato lavoro?

- Quasi.

Quasi... Ero quasi sicuro che il lunedì successivo avrei cominciato a lavorare in un piccolo negozio dell'usato, "le meraviglie del passato", la datrice di lavoro era una tipa in gamba, un'amica di mia madre. Non era granché come lavoro, ma c'era di peggio e soprattutto non sembrava troppo faticoso, potevo permettermelo.

- Ti accompagno fuori, Xie Lian. Mi piacerebbe parlare con te, ho una proposta da farti.

Strinsi la tracolla del borsone e seguii il mio insegnante fuori, nel cortile del retro del teatro. La notte lì pareva più silenziosa, il chiacchiericcio che proveniva dall'entrata principale era confuso e lontano, l'aria era fresca e un senso di sollievo mi attraversò il corpo con un brivido. A giudicare dal mio mal di testa anche quella sera avevo la febbre.

Il mio insegnante si accese una sigaretta, me ne offrì una ma rifiutai con un educato cenno del capo.
- Hai talento, Xie Lian. Mi fa male pensare che non ballerai mai più.

- Anche a me. Ma ci sono tante altre strade.
Mormorai in risposta. Stavo accettando piano piano il cambiamento più doloroso della mia vita. Mi stavo abituando alla buia incertezza che il futuro mi aveva messo davanti.

- Per questo ho una proposta.

- Una proposta?

- Ti andrebbe ogni tanto, se il tuo quasi lavoro te lo permetterà, di tornare all'accademia e aiutarmi? Ci sono studenti molti promettenti che a mio parare, con un insegnante come te, potrebbero diventare ballerini di fama internazionale.

Rimasi in silenzio, sapevo che stava parlando di Mu Quing e Feng Xin e di altri studenti che avevano un potenziale incredibile, ma fino a quel momento, non erano riusciti a risaltare perché c'ero io. Ero io la stella dell'accademia Quingting, non l'avevo chiesto e non volevo esserlo, ma ero io.

- Io? Insegnare?

- Sì. Saresti un ottimo aiuto per i ragazzi e credo farà bene anche a te. Ami troppo la danza per dimenticarla da un giorno all'altro.

Insegnare... Sarebbe come danzare senza farlo davvero. O mi avrebbe fatto bene, come diceva il mio insegnante o mi avrebbe fatto a pezzi il cuore. Per scoprirlo dovevo solo provarci.

- Mi piacerebbe. Quando hai bisogno scrivimi, vedo se riuscirò a fare un salto.

Il mio insegnante sorrise mi diede una riconoscente pacca sulla spalla, prima di spegnere la sigaretta contro la suola della scarpa e rientrare. Rimasi solo, con il mio pesante borsone che mi affatticava le braccia già stanche, guardai il cielo, forse quella sera per me aveva una risposta. Rimase silenzioso, come al solito. Accennai un sorriso e mi feci forza, mi incamminai verso casa mia assaporando già la tranquillità di quella sera: una camomilla, un libro e un sonno ristoratore, sperando che i miei soliti dolori me lo avrebbero concesso.

A. A.
Sono tornata con una nuova storia signori, siccome ne sto postando due, durante il periodo scolastico per di più, avviso che gli aggiornamenti potrebbero essere un po' più lenti del solito, farò del mio meglio, promesso.
Non ho letto tutta la novel di tgcf, sono al capitolo 118 e appena ne esce un nuovo tradotto in italiano lo leggo seduta stante, spero di rendere bene i personaggi nonostante non conosca metà storia. Spero che questa storia vi piacerà, buona lettura.

Memorie d'autunno || HualianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora