11 - Mi mandano dallo psichiatra in incognito

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La dea della fortuna non sembrava voler aver pietà di me nemmeno per una volta.

Quando uscii dal lavoro per raggiungere casa dei miei pioveva, fortunatamente me l'aspettavo e conoscendo la mia quantità di sfortuna avevo cominciato a tenere sempre un ombrello nello zaino. Nei miei vent'anni di vita avevo imparato a "prevenire", come potevo, la mia infinita sfortuna.

- Ci vediamo Shi Qingxuan.

- Ciao, ciao, Xia Lian. Buon pranzo.

- Anche a te.

Uscendo dal negozio incrociai un ragazzo alto vestito di nero dall'aria vagamente familiare. Sentii Shi QingXuan salutarlo allegramente, probabilmente il ragazzo era un suo amico e quindi, probabilmente, era un cliente abituale del negozio.

Presi l'autobus verso casa dei miei, una splendida villa poco fuori città. L'autobus ci mise un'ora ad arrivare. Quando scesi pioveva molto più forte di prima e nell'aria c'era odore di foglie e corteccia bagnati, l'odore dell'autunno fuori dal centro della città. Presi un respiro profondo godendomi il ticchettio insistente della pioggia contro l'ombrello, poi mi affrettai verso la salita che portava a casa dei miei.

Quella mattina avevo preso l'antidolorifico, ma dal dolore alle gambe che non accennava a diminuire intuii che non aveva funzionato. Mi trascinai su per la salita, era stranamente il chilometro più lungo della mia vita. Arrivai davanti al cancello della villa con il fiatone, suonai il campanello. Mi aprì subito mia madre.

- Eccoti qui tesoro!

- Ciao mamma.

- Vieni dentro, forza. Lui è già qui.

Appena entrai mia madre mi aiutò a sfilarmi il cappotto bagnato, poi mi accompagnò in salotto. Davanti al caminetto, accomodato su una delle lussuose poltrone della stanza era seduto un giovane uomo, mi dava le spalle e stava parlando amabilmente con mio padre.

Non appena feci il mio ingresso nella stanza mio padre e l'ospite si girarono verso di me contemporaneamente. - Buongiorno, papà.
Salutai un po' a disagio, mio padre rispose con un cenno del capo, poi mi girai verso lo sconosciuto ospite e spalancai le labbra.

- Sei tu?!
Esclamai prima di riuscire a fermarmi. L'uomo scoppiò a ridere si alzò per stringermi la mano.

- Tu devi essere Xie Lian, vero? Era da tempo che desideravo fare la tua conoscenza.

Rimasi un po' imbambolato a guardare la sua mano stringere la mia, davanti a me avevo il più famoso ballerino di tutta la Cina. Jun Wu. La sua era stata una carriera breve quanto meravigliosa, aveva debuttato giovanissimo e nel giro di poco aveva guadagnato fama internazionale, ammiravo il suo modo di ballare, e fin da piccolo desideravo poter fare la sua conoscenza e, nonostante avesse solo qualche anno più di me, quando ero adolescente era il mio idolo, la persona che volevo eguagliare e superare.

Proprio quando ero entrato seriamente nel mondo dello spettacolo e avevo finalmente la possibilità di arrivare a gareggiare con lui, Jun Wu si era misteriosamente ritirato dal mondo della danza. Dopo un anno era ricomparso su molti giornali e riviste come modello, ma avevo appreso con amarezza che non sarebbe più tornato a danzare.

- Sì, anche io.
Balbettai un po' in soggezione. Mia madre si avvicinò a noi con un sorriso smagliante.

- Tuo padre ha avuto occasione di lavorare con Jun Wu ultimamente, e siccome lo ammiri fin da quando eri un bimbo abbiamo pensato di fartelo incontrare di persona.

- Io... Wow. Grazie mamma.
Balbettai confuso, non ero preparato ad un incontro del genere, guardai la mia mano che ancora stringeva quella di Jun Wu e la ritirai in fretta.

Memorie d'autunno || HualianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora