Capitolo 19

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<<Hannah, hai visto il mio cellulare? Pensavo di averlo in borsa ma... Hannah!>>
Mi fiondai verso di lei.
Era seduta sul divano con le cuffie appoggiate sulle spalle, con la musica ancora a palla dentro e col mio telefono sbloccato in mano.
<<Hannah!>>
Lo ripresi in modo brusco dalle sue mani e guardai cosa stava guardando senza il mio permesso.
<<È da più di due mesi che non vi scrivete. Dovresti almeno chiedergli come sta. Potrebbe essere morto, per quanto ne sai>>
<<Smettila, Hannah. E non portare sfiga. Sta benissimo, ha messo stamattina stessa una foto un Instagram>>
<<Ah, sì?>> si mosse con foga per guardarmi in faccia con chiaro interesse <<E tu come lo sai? Non avevi detto che il suo account lo avevi addirittura bloccato?>>
Arrossii.
Avevo detto troppo.
<<Come facevi a sapere la mia password?>>
<<È la data del tuo compleanno e, in ogni caso, non cambiare discorso. Parlo seriamente quando ti dico che dovresti almeno sentirlo>>
<<Okay, ma non lo farò>>
Si alzò dal divano, riaccendendo le cuffie e rimettendo la musica ad alto colume nelle sue orecchie.
<<Se lo dici tu...>>
Andò con passo lento verso la sua stanza e chiuse la porta alle sue spalle giardandomi in faccia con aria provocatoria.
Quella ragazza mi conosceva troppo bene, purtroppo per me.

Ero da diversi minuti ferma sul letto senza muovermi. Un'altra persona avrebbe potuto pensare che neanche stessi respirando.
Telefono in mano e chat aperta, da molto ero indecisa su cosa scrivere.
Quell'uomo non aveva mai smesso di farmi penare, perfino dopo diverso tempo che non mi aveva più cercata.
E se non fosse più stato interessato a vedermi?
Iniziai a digitare qualcosa sullo schermo ma lo cancellai subito dopo.
Sospirai e chiusi gli occhi.
Non era possibile. Avevo detto e fatto le peggio cose dal vivo e, ora, neanche riuscivo a scrivere un "Ciao".
Il telefono vibrò.
"O sei diventata lenta a scrivere o stai pensando a cosa dire da due mesi"
Spalancai gli occhi.
"E per inciso, sì, ho visto tutte le volte che stavi scrivendo senza dirmi nulla davvero"
Deglutii.
Non me lo aspettavo.
"Devo fare un monologo o riesci a rispondermi?"
Per quanto quel messaggio potesse nascondere un insulto, io quasi vidi la sua figura scrivere quelle poche righe col sorriso sulle labbra, quello stesso sorriso che usava per provocarmi ogni volta che voleva, sapendo che i9 avrei ceduto.
E quella volta non fu diverso.
Mi feci coraggio.
"Dal vivo il comando lo avevi tu. Perchè non mi ha scritto prima?"
"Volevo vedere quando saresti resistita senza di me"
Mi morsi il labbro. Lo avevo in pugno.
"Non sono io che ho ceduto" digitai.
"Sicura?"
Mi fermai.
Colpita e affondata.
"Ti va di incontrarci?"
"Ti passo a prendere alle cinque"
Uscì dalla chat e non gli risposi oltre.
Era stato tutto così... veloce.
Tutta la sicurezza che avevo guadagnato svanì di colpo con un battito di ciglia.

Ero truccata, pettinata e col vestito più sexy che avevo trovato nell'armadio ma mi sentivo malissimo lo stesso.
Non sapevo il motivo.
Ero agitata. Di quello ero sicura.
Hannah quando mi aveva vista aveva spalancato la bocca e si era messa ad urlare. La odiavo quando faceva così. Sembrava un'oca.

Una macchina nera molto familiare si accostò al marciapiede su cui sostavo.
Mi avvicinai e aprii la portiera, mi sedetti e lo guardai negli occhi.
Quella vista magnifica mi era mancata. La camicia bianca era semiaperta e lasciava intravedere parte degli addominali liscissimi, mentre il pantalone classico nero lasciava intravedere il giusto, né troppo da sembrare volgare né troppo poco da farlo sembrare qualcosa che doveva venire nascosto.
<<La smetti di guardarmi il cazzo?>>
Portai lo sguardo sul suo volto. Gli zigomi marcati, la barba lievemente incolta e il mento scolpito lo facevano sembrare un semidio.
<<La smetti di guardarmi le tette?>>
<<Mhm, no>>
Sorrise.
Mi allacciai la cintura e lui accese il motore.

Guidò per qualche minuto completamente concentrato sulla strada, quasi volesse far finta io non ci fossi.
Mi posò distrattamente la mano sulla gamba e iniziò a giocherellare con le mie calze a rete, tirando leggermente l'estremità di alcune maglie e salendo lentamente sempre di più lungo la mia pelle.
Arrivò, dopo un po', fino alla mia intimità.
Sapevo cosa sarebbe successo quel pomeriggio, prima o dopo e quel pensiero mi eccitava tantissimo.
Frenò bruscamente davanti ad un semaforo rosso.
<<Stronza>> sussurrò tra i denti.
Non avevo indossanto l'intimo e, finalmente, se ne era accorto.
Lo vidi imboccare, appena scattò il verde, una strada più stretta e meno frequentata, fino a svoltare in una viuzza a senso unico che finiva con un vicolo cieco diversi metri più avanti.
Parcheggiò la macchina e mi guardò negli occhi sogghignando.
<<Cosa vuoi?>>
Non avevo capito.
<<Cosa vuoi da me? Voglio sentirtelo dire. Come la prima volta>>

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