Capitolo 24

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Presi i piatti ormai vuoti dal tavolo e li posai nel lavandino per sciacquarli.
Quando finii, mi avvicinai a lui, che nel frattempo non si era mosso e che stava guardando lo schermo del cellulare senza prestare davvero interesse.
Camminai fino a trovarmi dietro di lui e gli portai le braccia intorno al collo.
Posai il mento sulla sommità della sua testa, tra i capelli biondicci.
<<Stavo pensando a cosa mi hai chiesto prima...>>
Sembrò rianimarsi.
<<Quindi?>>
<<Quindi se non sei troppo pieno dal pranzo...>>
<<Chiedimelo>> disse lentamente, quadi volesse scandire ogni lettera.
<<Sei tu a volerlo, non io>>
Aspettò qualche secondo, mi prese per il braccio e mi fece spostare dove mi potesse vedere in faccia.
<<Stai dicendo che tu non lo vuoi? Non ti piace?>>
Stava sorridendo.
<<Mhm... me lo devi far riprovare prima che io lo possa dare un giudizio>>
Si alzò dalla sedia e mi mise le mani intorno ai fianchi.
Mi guardò negli occhi per qualche attimo. Stava pensando a cosa dirmi. A cosa farmi. A come punirmi.
Mi spinse indietro verso il bordo del tavolo e mi costrinse a sedermi sopra.
Avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò intensamente, con prepotenza.
Non vedeva l'ora, ne ero certa, ma non voleva renderlo troppo ovvio. Ma per me ogni cosa che faceva era ovvia. Lo avevo avuto al mio fianco per così tanto tempo; avevo studiato i suoi modi di fare, sapevo ogni suo singolo gesto cosa volesse dire. Sapevo i suoi modi di comportarsi e vedevo tutto, in ogni sua azione coglievo un sentimento, una sensazione, sapevo riconoscere quando era ispirato o quando era bramoso di avermi.
L'unica cosa che non avevo mai intercettato nel suo sguardo era un sentimento verso di me. Si era dimostrato molto affettuoso, sì, ma mai avevo colto quel qualcosa che mi avesse fatto sospettare che ci fosse qualcosa di più oltre all'amicizia - sempre che il nostro rapporto si potesse definire tale-; quel qualcosa che forse iniziava a provare il mio inconscio.
Ci conoscevamo da spaventosamente poco ma io sentivo di continuo il bisogno viscerale di averlo al mio fianco.

Mi sollevò la felpa e mi slacciò il reggiseno, per poi fiondare il viso in mezzo alle mie curve.
Iniziò a mordere e leccare la pelle, mentre le sue mani scendevano inesorabili lungo i miei fianchi.
Arrivò al bordo dei leggings e li abbassò fino alle caviglie, allontanò le mie coscie una dall'altra e guardò per qualche secondo ciò che più di tutto riteneva di sua proprietà.
Abbassò lentamente il suo viso verso la mia intimità e la sua lingua iniziò subito a perlustrare le zone erogene del mio corpo, le stesse che aveva già tracciato più e più volte.
Lasciai cadere la testa all'indietro e gli posai una mano sulla nuca per intimarlo a non allontanarsi, cosa che, in ogni caso, ero sicura non avrebbe fatto comunque.
Entrò con due dita dentro di me, continuando a stimolare con la bocca il clitorite. Le piegò di poco a C, così che arrivassero a stimolare le mie pareti interne.
Sussultai.
<<Te l'ho già detto e te lo dirò ancora. Sei troppo buona, Bimba>>
Aveva parlato con voce roca, come se fosse troppo concentrato su altro per riuscire a parlarmi. Ed, in effetti, era così. Ricominciò subito.
La mano che non stava usando per masturbarmi la portò sul mio seno destro per massaggiarlo. Prese il capezzolo tra le dita tirandolo, ci girò attorno più volte e mi fece male strizzandolo con forza; dolore che, però, mi faceva solo sentire ancora di più l'orgasmo imminente tra le mie cosce.
Inarcò ancora le dita dentro di me e un liquido caldo uscì dalla mia intimità, riempiendo la bocca di Alex che ancora non aveva allontanato il viso.
<<Scendi e girati di spalle>> mi ordinò.
Lo ascoltai, facendo ciò che mi aveva ordinato.
Mi appoggiò una mano sulla schiena e mi costrinse ad appoggiarmi col busto al tavolo. Ebbi un fremito per il freddo che mi trasmetteva quel piano.
Sentii il rumore di una zip aprirsi e, subito dopo, un odore intenso di lattice invase le mie narici.
La sua cappella tracciò i bordi di tutta la mia intimità, da cima a fondo.
Si fermò sul mio clitoride più volte, stuzzicandolo ancora e ancora e facendomi gemere.
Entrò dentro di me di colpo con metà della sua asta.
Lasciai sfuggire un gridolino di piacere.
Mi presi i capelli tra le dita e mi costrinse a sollevare la testa all'indietro quanto possibile.
<<Di più?>>
<<Sì>> schiusi le labbra.
Senza lasciarmi la testa, fece un movimento in avanti, penetrandomi ancora di più.
<<Tutto?>>
Cercai di annuire ma la sua mano mi teneva saldamente ferma.
<<Sì...>>
Questa volta, entrò tutto e lo sentii fino in fondo.
Mi abbassò la testa, con grande sollievo del mio collo.
Si mosse velocemente fin da subito, cercando in tutti i modi di raggiungere il suo di orgasmo come compenso per il mio.
Nonostante il preservativo, lo sentii venire dopo diversi minuti.
Emise un grugnito prima di uscire da me. Si riprese poco dopo, tempo durante il quale il non mi mossi dal tavolo su cui ero sdraiata.
<<Vieni in camera?>> mi sussurrò all'orecchio dopo essersi chinato sul mio corpo.
<<Vai, ti raggiungo subito>> gli risposi.
Salimmo insieme ma io andai in bagno prima di raggiungerlo.
Chiusi la porta alle mie spalle e tirai un grande momentaneo sospiro di sollievo.
Aprii l'anta e ne tirai fuori una piccola scatoletta che aprii subito dopo.
Mi sedetti sul bordo del water, avvicinai il test di gravidanza a me, e, dopo averlo usato, lo poggiai sul bordo del lavandino. Aspettai.
Non so perchè avessi aspettato così tanto per farlo nonostante i chiari segni che mi si erano manifestati: nausea mattutina, voglie strane di cibo che fino a poco tempo prima non mi era piaciuto e, soprattutto, l'assenza del ciclo mestruale; quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
E non sapevo il motivo del perchè proprio in quel momento e non dopo aver finito con Alex o, magari, quella stessa mattina prima di uscire.
Uscii dal bagno ancora nuda e mi diressi verso la camera con sguardo perso.
<<Finalmente...>>
Lo interruppi.
<<Sono incinta>>
Aspettai qualche istante perchè le parole non mi uscivano dalla bocca.
I miei occhi si inumidirono all'istante ed iniziai a piangere.
<<e non sono sicura che tu sia il padre>> conclusi.
Mi sentivo una merda.

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