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JULIÁN.

Gli allenamenti erano ricominciati ed io e i ragazzi non potevano essere più pronti di così.

Quell'estate avevamo messo il basket un po' da parte, ne eravamo coscienti, ma ora eravamo pronti a rimetterci in carreggiata.

Gli Impostors erano i migliori in questo. Nonostante i cambiamenti, gli Impostors rimanevano in piedi.

Mi mossi con agilità sul campo all'aperto, dove ci saremmo allenati per tutto il mese di settembre, visto che faceva ancora un po' caldo.

Passai la palla ad uno dei miei compagni, con cui non avevo mai scambiato più di cinque frasi, e mi fermai un momento. Avremmo fatto una pausa tra un po', avevamo lavorato senza sosta per quasi due ore intere.

Mi sentivo carico e pronto a spaccare, ancora di più dell'anno scorso. Non avevamo vinto il campionato, ma eravamo arrivati in semifinale. Quest'anno eravamo decisamente più determinati, soprattutto io ed i ragazzi. L'anno scorso eravamo delle matricole e avevamo altre cose in gioco, quest'anno sarebbe stato diverso.

Avremmo mostrato i giocatori che eravamo al liceo. Quelli veri. Quelli inarrestabili.

Quando ci fermammo per bere e riprendere fiato, lanciai uno sguardo al campo di atletica poco lontano dal nostro. Lenora e Lev stavano facendo stretching insieme, ma poi si sarebbero divisi per correre rispettivamente con la squadra femminile e maschile, sapevo che si allenavano insieme. Sugli spalti, Wyn gli teneva le borse ad entrambi.

Sapevo che lei aveva iniziato ad allenarsi nella palestra di casa con Aaron ed Emerson, alcune volte mi univo a loro. Aveva molta resistenza, nonostante fosse una ragazza che non aveva mai fatto sport.

—Il campionato sarà nostro— commentò Jordan, scolandosi la Gatorade. Una delle cose che più apprezzavo di Jo era la sua determinazione. Se lui voleva che una cosa accadesse, si rimboccava le maniche, non pensava che sarebbe potuta andare male apprescindere, ci provava prima.

—Come noi aumentiamo di livello, così succede alle squadre delle altre università. Non sarà di certo facile— commentò Aaron, lanciando una rapida occhiata alla sua ragazza.

—Dai, Aaron, non essere così pessimista. Siamo arrivati in semifinale l'anno scorso, possiamo farcela— ribatté Cameron.

—Aaron è realista, non pessimista— intervenni io, Jordan roteò gli occhi e Cameron sospirò scuotendo la testa. Seb ed Em ci raggiunsero.

—Figurati se Julián Hernández Moreno non teneva i piedi così piantati a terra che un altro po' sprofonda— commentò Jordan.

Moreno era il cognome di mia madre. In Spagna i figli potevano avere due cognomi: il primo cognome del padre e il primo cognome della madre, che a loro volta ne avevano due. Ma di solito il mio nome completo non veniva mai usato, almeno, non dai ragazzi.

Ignorai il commento di Jordan e i miei occhi furono catturati da qualcuno.

Evelyn stava raggiungendo Wyn sugli spalti, tenendo per mano lei. Elodie.

Che diamine ci faceva nel campus? Non era già laureata?

Aggrottai la fronte e la guardai. Si guardava intorno come se avesse paura che qualcuno potesse aggredirla da un momento all'altro. Lo sguardo serio non lasciava trapelare un'emozione, sembrava un cazzo di soldato. Eppure, anche lei, si faceva trascinare in giro da sua sorella.

Su questo lei e Seb erano uguali. Anche se avevo uno strano presentimento che quel battibecco tra i due lasciava intendere che fossero simili anche in altro.

Elodie assomigliava di più a Seb di Lenora.

Si sedette sugli spalti con la sorella, mentre Evelyn le parlava e segnalava qualcosa sul campo. Sembrava che il rapporto tra di loro fosse risanato senza troppi giri di parole.

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