JULIÁN.
Un dolore lancinante mi stava dilaniando il petto. Faceva male, non riuscivo a respirare. Dovetti sedermi su una panchina per riuscire a riprendere il controllo di me.
Guardai Elodie allontanarsi a piedi, senza guardarsi indietro neanche una volta. Se ne stava andando senza rimorsi, come se io non stessi dando il meglio di me per dimostrarmi degno di lei.
Cazzo, avevo pensato di presentarle i miei genitori.
Qualcuno venne a sedersi di fianco a me e mi poggiò una mano sulla spalla. Capì subito di chi si trattava: Sebastián.
Il mio migliore amico che mi aveva avvertito su di lei e io non avevo voluto ascoltarlo. Avevo quasi litigato con lui per lei.
Non mi disse nulla e gli fui grato per questo. Non volevo sentire niente in quel momento.
—Noi andiamo a prendere Elodie. Dopo andiamo in camera mia con Cassian— sentì dire da Evelyn, ma non alzai la testa per guardarla, sentì solamente i suoi passi e quelli di Dawson e la sorella allontanarsi. Ma tenni la testa nascosta tra le mani, guardandomi i piedi.
Perché faceva così tanto male? Si supponeva che ci piacessimo e basta, non era così grave, no? Avrei potuto perfettamente superarla.
—Ti sei innamorato di lei, non è così? Non provare a dirmi balle— mi sussurrò poi il mio migliore amico.
Era così, no? Era questa la spiegazione al fatto che mi sentivo una merda.
Mi ero innamorato davvero. Per la prima volta mi ero innamorato davvero. E faceva un male cane non poterglielo dire, perché lei non provava lo stesso.
—Già, immagino di sì— ammetterlo ad alta voce era ancora peggio.
—Dai, andiamo a casa. Dammi le chiavi della tua macchina— mi disse Seb, facendomi alzare dalla panchina.
Una volta saliti nella mia macchina, Seb avviò il motore e imboccò la strada di casa. Guardai fuori dal finestrino, senza dire una parola per tutto il viaggio e lui non cercò di fare conversazione.
Volevo solo chiudermi nella mia stanza e stare da solo con i miei pensieri. Dovevo rimettere insieme i pezzi ed andare avanti, avevo un sacco di cose da studiare e dovevo rimettermi in pari. Con l'arrivo di dicembre e quindi, poi, delle vacanze natalizie, c'erano dei lavori che dovevo consegnare prima di potermene andare tranquillamente a Roanoke dai miei genitori.
—So che in questo momento vuoi startene per conto tuo, ma se dovessi sentire la necessità di sfogarti, sai dove venire— mi disse la voce profonda del mio migliore amico.
Lo guardai, anche se lui teneva lo sguardo fisso sulla strada.
—Grazie, Seb— gli dissi e dopo, arrivammo a casa. Scendemmo senza dire altro ed entrammo in casa, accolti dalla confusione creata dagli altri.
—Smettila, altrimenti lo traumatizzi al povero bambino e non ha neanche un anno— sentì dire da Lena, sorrisi lievemente, ricordandomi del nuovo membro della famiglia.
Concentrarmi sui miei amici mi avrebbe fatto bene.
Entrai in salone, seguito da Sebastián e la scena che vidi mi scaldò il cuore, facendomi dimenticare per un momento dei miei problemi: Cameron teneva in braccio suo figlio, mentre Markus gli stringeva un pollice tra le mani. Jordan gli stava massaggiando la testa, quel ragazzo si era innamorato perso del bambino.
—Perché mai dovrebbe traumatizzarlo per un massaggio alla testa?— chiese Aaron, confuso —non è per il massaggio, è per le facce che gli fa. Non l'hai visto prima?— rispose la sorella.
Quando mi videro, si zittirono e tutti spostarono l'attenzione su di me.
—Evie ed Eloise non sono ancora tornate?— sentì domandare da Sawyer, entrando in salotto. Deglutì il groppo in gola, ma cercai di mostrarmi indifferente, l'ultima cosa che volevo era dovermi mettere a spiegare cosa era appena successo.
—Sono a casa di Elodie per discutere di quello che è successo con la madre— ribatté Seb, con una scusa.
Io, intanto, mi andai a sedere di fianco a Cameron. Markus spostò i suoi occhietti castani come quelli del padre su di me.
—Ciao— salutai il piccolino, toccandogli un piedino. Markus fece una piccola risata che mi scaldò il cuore.
—È identico a me, non è così?— disse Cameron, con il più genuino dei sorrisi. Ero felicissimo per lui e anche se avvolte pensavo che fosse una follia questa cosa di avere un bambino a 20 anni, io ero qui per lui.
—Ho l'impressione che avrà i tuoi capelli biondi e il viso di Sawyer— dissi, osservando le piccole ciocche di capelli che iniziavano a comparire sul capo. Markus Morrison aveva solamente pochi giorni di vita, Sawyer era tornata a casa un paio di giorni fa.
—Appena potrà, gli farò subito provare a suonare la batteria— commentò il mio amico —potrebbe anche piacergli la chimica, Cam— gli disse la sua ragazza.
Cameron alzò lo sguardo verso di lei —mi assicurerò che non sia così— disse con un sorriso —e dai, non è mica male come carriera— disse Wyn, poggiandosi addosso ad Aaron, Emerson rise —Cameron mi sembra quel tipo di padre geloso— osservò, Sawyer annuì —purtroppo sì, sono rimasta sorpresa quando me ne sono resa conto— commentò.
Cameron poi, mi fece l'onore di farmi tenere Markus in braccio. Subito mi tornò un minimo di buon umore e cercai di non pensare ad Elodie. Markus fece dei versetti e mi sorrise.
—Ehi, Ju, stai bene?— mi chiese Jordan, alzai lo sguardo su di lui. Si erano resi conto che c'era qualcosa che non andava?
—Sì, sto benissimo. Perché?— domandai, cercando di mostrarmi molto tranquillo.
—Com'è andato l'incontro con Erin? Che cosa voleva?— domandò Lena, curiosa. Sospirai e sentì gli occhi di Sebastián addosso —ha chiesto di entrare in possesso dell'eredità del marito per saldare dei debiti, in linea generale— rispose Seb.
—Che? Non ci credo— commentò Wyn, incredula. Mi irrigidì un po', ma cercai di mantenere l'attenzione esclusivamente su Markus.
Non volevo stare male per Elodie, dovevo fermare questo dolore. Dovevo distrarmi, così non avrei avuto tempo per pensare.
—Immagino che le ragazze siano furiose— commentò Aaron, notai che cercava sia lo sguardo di Seb che il mio.
—Già, anche fin troppo— commentai io, non potendo evitarlo. Mi sentì toccare su una spalla, era Cameron: —sei sicuro che vada tutto bene? Sembri nervoso e triste allo stesso tempo— mi chiese, io annuì e poi lasciai Markus a Sawyer —vado in camera, devo organizzarmi con lo studio— annunciai e poi sparì al piano di sopra.
Appena chiusi la porta, mi poggiai ad essa e sentì la necessità di fare dei respiri profondi.
Elodie. Elodie. Elodie.
Il suo viso mi comparve davanti, riuscivo a pensare solo a lei. Che idiota che ero stato. Innamorarmi di una ragazza come Elodie Robertson era stata una delle più grandi cazzate che avessi mai fatto, tanto come quella di farmi arrestare e finire in riformatorio.
Elodie che ride. Elodie che mi bacia. Noi due insieme a letto. La sua pelle. Il suo profumo. La sua voce.
Mi lasciai cadere al suolo. Ora capivo cosa avevano provato gli altri ragazzi quando avevano avuto problemi con le loro ragazze. Faceva male ed Elodie non era stata neanche la mia fidanzata.
Che mi aspettavo? Che saremmo diventati qualcosa di serio?
D'istinto, presi il telefono e composi il numero dell'unica persona con la quale mi sarei mai mostrato così vulnerabile: mia madre. Non sapevo se era di turno all'ospedale, ma di solito quando si trattava di me mi rispondeva sempre.
Mi rispose pochi secondi dopo: —Cariño, ¡estoy muy feliz de hablarte! ¿Qué tal?— sentire la sua voce calma e felice, alleviò un pochino il peso che sentivo nel petto.
Quando vide che non le risposi subito, subito capì che c'era qualcosa che non andava, mi conosceva.
—Julián, che succede?— a quel punto, non potei più trattenermi. Lasciai uscire fuori tutto quello che provavo in quel momento, sperando che le cose potessero migliorare.
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My Only Desire
Romance"Non mi ero mai sentito in quel modo prima. Nessuna ragazza era mai riuscita a coinvolgermi così tanto come lei, non avevo mai desiderato nulla come lei. Era come se fosse il mio unico desiderio." (When The Night Comes Down series. Libro 5) Sapevo c...