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ELODIE.

Finito di lavorare, presi il cellulare per ricontrollare l'indirizzo della concessionaria in centro che avevo trovato su internet. Era arrivato il momento di comprarmi una macchina.

Iniziai a camminare a passo svelto, mentre mi allontanavo dal museo e lui decise di invadere i miei pensieri durante tutto il tragitto.

Per tutto il pomeriggio non avevo avuto modo di pensare a Julián. Ero rimasta pienamente concentrata sul mio lavoro e lo avevo messo da parte, ma ora non avevo più scuse per farlo.

Passare del tempo con lui non era stato così male come avevo pensato. Anzi, avevo percepito molta maturità in diversi suoi discorsi, inoltre, mi aveva un po' illustrato il suo piano di studi come ingegnere informatico. Avevo notato un luccichio nei suoi occhi, mentre parlava di computer e tecnologie a me sconosciute, ma non me l'ero sentita di interromperlo. Sembrava davvero felice e orgoglioso, per qualche strano motivo non avevo voluto rovinare il momento.

Fino ad allora lo avevo sempre visto sulla difensiva: arrogante, spocchioso, altezzoso, furbetto e sempre con la risposta pronta. Vederlo così felice in modo genuino, quasi come se fosse un bambino la mattina di Natale, mi aveva colta alla sprovvista ma non mi era dispiaciuto affatto.

Sul serio, Elodie? Che diamine stai combinando?

Il telefono poi, mi squillò in mano, mi si strinse lo stomaco quando vidi che si trattava di Thomas.

Che cosa gli stavo facendo? Lui era tutto focalizzato su di me mentre io pensavo ad altri ragazzi. Lui c'era sempre stato per me, anche quando ero intoccabile ed insopportabile, anche quando lo avevo mandato via in tutti i modi era sempre rimasto, e a me invece era bastato separarci per dimenticarmi di lui e comportarmi come un'ingrata.

Sentì addirittura gli occhi pizzicare per il senso di colpa.

Non andava affatto bene.

Ovviamente risposi alla chiamata: —pronto?— dissi.

—Cazzo, Elo, finalmente sento la tua voce. Mi sei mancata— rispose lui, facendo un sospiro di sollievo.

Se solo avesse saputo...

Perché sentivo come se stessi facendo davvero qualcosa di male? Non lo avevo davvero tradito...

—Mi sei mancato anche tu— dissi, cercando di non far sentire la mia voce tremante. Inoltre, non mi sarei affatto permessa di essere debole in un luogo pubblico.

L'unica cosa sulla quale io e mia madre eravamo andate mai d'accordo era di non dover mai mostrare la parte più vulnerabile di sé in giro, a patto che esistesse.

Per anni non avevo mai creduto di averne una, poi la mancanza delle mie sorelle aveva iniziato a farsi sentire con più insistenza e Thomas era arrivato nella mia vita...

Solo che non sapevo quanto sapessi amare o se lo sapessi fare. La mia relazione con Thomas iniziava a lanciarmi segnali di allarme evidenti, su argomenti che conoscevo fin troppo bene...

—Stai bene? In questo momento vorrei tanto baciarti— ribatté lui e fui grata del fatto che non poteva vedere il mio viso, non avrebbe letto amore su di esso, ma forse per lui era sempre stato così. Ci aveva fatto l'abitudine? Si stava accontentando? Notava delle mancanze da parte mia?

—Sì, sono appena uscita da lavoro e ora sto andando in una concessionaria. Vorrei vedere di trovare una macchina— gli spiegai, cercando di suonare il più normale e calma possibile.

—È una notizia fantastica, dolcezza, fammi sapere se trovi qualcosa— mi disse ed io gli risposi dicendogli che lo avrei informato quanto prima.

Poi, però, lo sentì sospirare. Non importava cosa provassi per lui, avevo comunque imparato a conoscere Thomas Handry col tempo, era un libro aperto per me.

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