ELODIE.
Era seduta da sola al tavolo. Ovviamente per non attirare l'attenzione.
Mia madre era esattamente come me la ricordavo, sembrava che per lei il tempo non passasse mai. La sua presunzione si percepiva a chilometrri di distanza, o forse ero io che la conoscevo fin troppo bene.
Indossava una pelliccia bianca, i suoi capelli biondi erano legati in uno chignon alto ben sistemato. Reggeva il suo cellulare in mano e lo stava guardando attentamente.
—Non è cambiata affatto— sentì commentare da Eloise, irrigidita al mio fianco.
Già, gli anni potevano anche passare ma Erin Robertson rimaneva quel che era. Ne avevamo avuto la prova. Anche se lei ed Evie l'avevano vista quest'estate, io non avevo avuto lo stesso "privilegio".
Era da quando me n'ero andata di casa, a 18 anni, che non la vedevo dal vivo.
Sentì la mano di Julián sul fondo della mia schiena e mi resi conto che ero rimasta così tanto a fissare mamma, che mi ero dimenticata di lui.
—Ehi, andrà tutto bene. Sono qui— mi sussurrò in un orecchio. Sospirai, cercando di rallentare il battito accelerato del mio cuore.
Cercai la sua mano e gliela strinsi di nuovo. Non riuscivo a capire perché avessi così tanto timore di parlare con mia madre, non ero quel tipo di ragazza.
Non dovevo avere paura di lei, per la miseria.
Odiavo questa sensazione. Mi faceva sentire piccola e indifesa, schiacciata sotto il suo peso.
Senza che me ne resi conto, vidi le mie sorelle avanzare verso di lei, mentre io ero ancora ferma a fissarla. Julián non si era mosso dal mio fianco, stava aspettando che io facessi qualcosa.
Lo guardai e il suo sguardo era calmo, così tanto che d'istinto mi rilassai anche io.
Così, decisi di iniziare a camminare e di raggiungere il tavolo.
Erin alzò lo sguardo su di noi e sorrise maliziosamente quando ci vide.
Ci sedemmo tutti quanti sulla panca di fronte a lei, anche se stavamo un po' stretti.
—Quale onore di avere tutta la famiglia al completo— commentò, soffermandosi con lo sguardo su me e Julián. —Vedo che tu ti stia consolando per bene, Elodie— aggiunse, guardando il braccio di Julián poggiato attorno alle mie spalle.
Strinsi le mani a pugno sotto il tavolo, Julián strinse la presa attorno alle mie spalle —io e sua figlia siamo ottimi amici, signora Robertson— disse Julián, guardandola.
—La mia vita non è un qualcosa che ti riguarda— aggiunsi io subito dopo, ignorando il fastidio che sentì di fronte all'affermazione di Julián.
Erin scosse la testa, ma non ribatté per una buona volta.
—Che c'è? Pensavi che tuo padre potesse tenermi buona come se fossi una ragazzina?— domandò poi, divertita. Mi resi conto che si stava rivolgendo a Sebastián.
Aggrottai la fronte, perché non capì a cosa si stesse riferendo.
Vidi Seb irrigidirsi e guardare mia madre con uno sguardo letale, che in quel momento apprezzai. Ero felice che Evelyn avesse una roccia del genere al suo fianco.
—Sarà meglio che dica quello che ha dire in fretta, piuttosto— sentì dire da Dawson, invece.
Erin lo guardò e poi guardò El e le loro mani intrecciate poggiate sul tavolo —non credevo che le cose fra voi fossero così serie, Eloise— commentò ancora.
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My Only Desire
Romance"Non mi ero mai sentito in quel modo prima. Nessuna ragazza era mai riuscita a coinvolgermi così tanto come lei, non avevo mai desiderato nulla come lei. Era come se fosse il mio unico desiderio." (When The Night Comes Down series. Libro 5) Sapevo c...