Luce sintetica.

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Mi siedo sul letto e appoggio la testa tra le mani. Mi sta succedendo qualcosa, non so cosa, sto impazzendo, non posso andare avanti...

L'aria che entra nei polmoni sembra non essere mai abbastanza, sto soffocando. Ansimo, il mio petto si espande e restringe a una velocità impressionante. La testa mi va a fuoco, mi sembra di morire. Dopo secondi apparentemente eterni, il mio respiro si fa più tranquillo, l'aria torna a nutrire il mio corpo come sempre e la mia mente prende un attimo di riposo. Butto la schiena sul letto e chiudo gli occhi. Era solo un attacco di panico, che idiota.

Accendo la luce e socchiudo i miei occhi infastiditi. Sposto i capelli spettinati dalla faccia e mi siedo sul letto. I membri di varie bands mi osservano dai poster sulle pareti, i biglietti dei concerti sono ben esposti sul muro. È stato faticoso guadagnare i soldi per i biglietti, ma ne è valsa la pena. La mia grande liberia è piena di libri, tanto che ormai non ce ne stanno più e devo tenerli sotto il letto. La mia stanza è molto caotica: vestiti di settimane sparsi in giro, carte di snacks e lattine vuote buttate in un angolo, vari testi scolastici sbattuti sulla scrivania e calzini sul pavimento. Mi piace che sia così: disordinata, proprio come me.

Dó un'occhiata veloce all'orologio; tra mezz'ora devo essere a scuola. Ripasso filosofia, oggi ho il test e amo quella materia.

La sveglia suona, ricordandomi della scuola.

Sistemo i capelli, mi metto la matita e mi vesto. Allaccio il collare borchiato e mi preparo a uscire.

Passo dalla cucina, mia madre è seduta sulla sedia.

"Quante volte ti ho detto di non indossare quella cintura da bondage? Non voglio che la gente sappia che vivo con una zoccola" mi dice acidamente.

"Come se tu avessi un po' di dignità...", alzo gli occhi, prendo lo zaino ed esco.

Oggi è una giornata soleggiata, il vento muove leggermente i miei capelli. Si sta bene.

Gli studenti sono tutti ammassati davanti alla scuola, in attesa dell'apertura. Non mi piace arrivare presto anche per questo... Un gruppetto di ragazze si scambia pettegolezzi, un altro discute di scuola. Quando mi vedono smettono all'improvviso di parlare e mi fissano finché non mi sono allontanato. Idioti. Riconosco il biondo dell'altro giorno tra la folla, ha una ragazza tra le braccia, ma non sembrano una coppia particolarmente innamorata. Mi appoggio al muro e infilo una mano in tasca. Ho dimenticato di prendere i soldi, ora ho solo tre sterline e non mi bastano per un pranzo decente. Almeno posso prendere un pacchetto di sigarette...

Le porte della scuola vengono aperte. Gli studenti iniziano ad entrare e si dividono nei vari corridoi.

Oggi alla prima ora ho latino, quindi mi dirigo verso l'aula.

La lezione sembra passare in fretta.

Sono rilassato alla fine dell'ora, prendo le mie cose ed esco nel corridoio.

Mentre cammino inizia a girarmi la testa. La mia vista inizia a offuscarsi, socchiudo gli occhi infastidito. Le voci degli altri ragazzi rimbombano nella mia testa, non capisco cosa dicono. Poi, il nulla.

"Non si vuole svegliare, che faccio?"

Sento una voce seccata.

La mia testa sembra andare a fuoco, i muscoli sembrano sciolti.

Provo ad aprire gli occhi, ma ciò che vedo è solo una forte luce bianca e dei volti sfocati.

Dopo qualche secondo riesco a mettere a fuoco ciò che vedo.

Due medici mi stanno osservando.

"Come si sente?"

Mi chiede la donna.

"Mh, bene" borbotto io.

"Ottimo. Potremmo somministrarle dei medicinali, ma prima dovremmo arrivare a una diagnosi certa. Ora risponda correttamente a queste domande, per favore. Dobbiamo controllare le sue facoltà mentali".

"Certo".

"Come si chiama?"

"Jonathan Davis" rispondo con calma.

"Età?"

"17, ne compio diciotto tra un mese".

"Bene, può bastare così, mi sembra completamente cosciente" dice dolcemente.

"Dove sono? Perché sono qui?" chiedo agitato.

"Si trova in ospedale, il motivo le verrà comunicato in seguito. La seduta è fissata domani alle undici. Oggi può riposarsi".

"Seduta?" esclamo confuso.

Cerco di muovere il braccio ma mi accorgo che ho una flebo attaccata. Sulla sacca che contiene il liquido c'è un adesivo. Riconosco il nome del medicinale scritto sopra. È un forte calmante. Non sono un medico, ma so che quella roba non si usa per semplici svenimenti. Sento la rabbia e la confusione aumentare dentro di me.

"Perché mi state drogando? Cosa ho fatto?! Ditemelo!" grido, fuori controllo.

La donna aumenta il flusso del calmante, inizio a sentirmi molto affaticato. Appoggio la guancia al cuscino e chiudo gli occhi.

Con voce calma, mi risponde.

"Non sappiamo cosa fare con lei. Abbiamo fissato la seduta con uno psichiatra: se risulta mentalmente instabile, cosa probabile, inizierà una terapia o verranno presi altri provvedimenti. Se risulta perfettamente sano, sarà la legge ad occuparsi del caso".

"Io voglio sapere che cazzo ho fatto" sbotto infuriato.

La donna sembra colpita dalla mia reazione. Cercando di restare calma, mi dà la risposta.

"Ha... aggredito uno studente nei corridoi. Il giovane era in compagnia di una ragazza, lei è riuscita ad allontarsi. Probabilmente la  vittima non prendeva sul serio le sue intenzioni, ma quando ha iniziato a colpirlo ha iniziato a chiedere aiuto. Prima dell'arrivo di qualcuno che potesse portare la calma, lei ha perso i sensi all'improvviso. Il ragazzo è salvo, ma riporta varie emorragie e una frattura ossea. Non ricordo il nome, ma forse ho una foto".

Infila la mano nella tasca del camice e tira fuori una fotografia.

Il soggetto della foto è il ragazzo biondo.

"Aumenti la dose di calmante" chiedo.

La dottoressa obbedisce.

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Bene, questo è un capitolo piuttosto corto, ma cercare di allungarlo sarebbe stato insensato.

Il prossimo capitolo sarà molto più lungo, credo.

Non sono un'esperta in medicina, quindi ho un po' cercato di improvvisare.

Piccola nota: alcuni vestiti e accessori bondage fanno parte dell'abbigliamento punk, metal e a volte gothic. Non vengono sempre utilizzati per le pratiche sessuali, hanno una funzione estetica.

Recensite pure con gioia :)

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