Inutile.

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La luce del sole si posa delicatamente sulle mie coperte candide. L'unico suono che sento è il cinguettio degli uccellini di passaggio e qualche debole voce proveniente dalle stanze vicine. Mi sono appena svegliato.

Tiro indietro i capelli, che ora sembrano dreadlocks fatti male, e mi metto seduto. Mi strofino le palbebre. Sono ancora nello stadio di completa confusione da risveglio. No, non sono una persona mattiniera.

L'enorme maglietta che ho addosso ha l'aspetto sgradevole di una camicia da notte, ma non ho trovato nulla di meglio ieri sera.

Non avendo molto da fare, osservo la stanza.

Noto un particolare: Dylan non è nel suo letto. Sarà uscito un attimo, magari a cercare Honey. Capita.

Ciondolando come un ubriacone, mi trascino in bagno. Apro la porta sempre pulita.

No, non puó essere.

Delle macchie di sangue si espandono sul pavimento. Chiazze rosse brillano sulle pareti bianchissime.
Non puó essere.

Un corpo giace immobile per terra.
Un corpo che conosco molto bene.

Un urlo folle esce dalla mia bocca. Un urlo spaventoso.

Cado sulle ginocchia.

Gli avevo promesso che sarebbe uscito di qui. Gli avevo promesso che ce l'avrebbe fatta.
Sono uno stronzo. Avrei potuto salvarlo. Io ero sempre lí con lui.

È solo colpa mia.

"TI AVEVO DETTO DI VIVERE"

Le mie grida sono inutili. Non mi sente. Avrei dovuto pensarci prima.

"VAFFANCULO, TU NON AVRESTI DOVUTO MORIRE!"

Alzo lo sguardo al cielo. Non ho mai creduto in Dio. Mai. Ma un uomo distrutto non pensa con la sua mente. Qualcosa, qualcosa si innidia nel suo cervello. Qualcosa.

"STRONZO! TI ODIO! TI ODIO!"

Non so neanch'io a chi o cosa  rivolgo i miei insulti. So solo che non avrebbe dovuto finire cosí. Non per lui. Era mio amico. Uno dei pochi.
Gli avevo promesso che sarebbe stato felice.

Sono un pezzo di merda. Un inutile pezzo di merda. Non mi merito nulla.

Dovrei fare anch'io la stessa fine di Dylan. Me lo merito. Ma non ho la forza di morire. Non ho neanche la forza di vivere, che mi aspetto?

Ho lasciato morire un mio amico. Non solo stanotte. L'ho lasciato morire lentamente. Ho lasciato che si distruggesse senza provare a ricostruirlo. Ció che ho fatto è stato inutile.

Cosí ora io sono qui a piangere, attaccato a un corpo ormai troppo freddo. A cosa serve?

Avrei dovuto pensarci prima.

"Oddio. Cos'è successo qui?"

Sento dei passi provenire da vicino.

Sono due volontarie dell'ospedale.

Appena assistono alla scena che si presenta loro davanti, lanciano un urlo.

Una delle due mi afferra per le spalle e mi allontana da Dylan. Poi mi abbraccia forte. Non so a quanto serva.

"Per favore, vieni con me. Tranquillo" mi mormora nell'orecchio.

Un mio amico è appena morto, come cazzo faccio a stare tranquillo?

Riluttante, la seguo. Mi porta in infermeria.

"Sdraiati qui, per favore".

Mi sdraio sul lettino e porto un braccio sugli occhi.

"Posso somministrarti qualche farmaco" mi propone, con la stessa vocina dolce.

Scuoto la testa.

"È colpa mia. Io ero lí" mormoro con un fil di voce.

La ragazza scuote la testa.

"Non è colpa tua. Dylan viveva quella terribile situazione da anni. So che ti dispiace. Dispiace a tutti, ma... ora è libero. Forse la sua decisione è stata l'unica... sensata. Non dico che sia stata la scelta giusta. Ma... spero tu abbia capito".

La guardo negli occhi. Mi torna in mente la conversazione con Dylan di qualche sera fa.
Ne vale la pena?

Forse la risposta era no, nel suo caso.

Non posso convincermi a una cosa simile. Era mio amico. Saró egoista, ma lo voglio vivo. Magari a lui ora non importa piú di me. Ma continuo a volergli bene. Non posso togliermi dalla mente il "se".

E se fosse vissuto?

Avrebbe potuto guarire. Avrebbe trovato una fidanzata che poi sarebbe forse diventata moglie, con cui avrebbe potuto avere dei figli e una famiglia felice. O avrebbe potuto vivere da solo, magari con tantissimi gatti. Gli piacevano tanto i gatti. Avrebbe potuto girare il mondo o limitarsi alla sua piccola zona.

Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
Avrebbe potuto.

La donna mi osserva con uno sguardo allo stesso tempo commosso e preoccupato.

"Posso darti un calmante" sussurra. "Faresti meglio a pensarci dopo una bella dormita. Dormire aiuta a superare i traumi. Ora sei distrutto. Chiunque lo sarebbe. Continuare a rimuginare sopra questa tragedia ti fa male e basta. Dylan non vorrebbe farti stare male".
Visto che l'ho lasciato morire me lo merito.

Nonostante i sensi di colpa, annuisco.

Ho paura di addormentarmi. Ho paura degli incubi. Ma la cosa che piú mi spaventa, è sognare che lui sia ancora con me e scoprire al mattino che non è vero.

La ragazza mi porge un bicchiere pieno di qualche miscela. Riluttante, la bevo tutta. Appoggio la testa al cuscino. Una frase si ripete continuamente nel mio cervello prima di addormentarmi.
È colpa tua.

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Capitolo intenso stavolta :)

Devo dire che mi soddisfa molto. Da questo punto la storia ritornerà allo stile dei primi capitoli, forse meno frettolosa peró.

Fan del drammatico, gioite.

Insanity.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora