La rabbia nelle ossa.

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"Sei... serio?"

Abbasso lo sguardo per non sopportare il volto sconvolto dell'uomo che ho davanti. Il mio respiro diventa sempre piú irregolare e il mio cuore si fa rapido, come se fossi un coniglio. Il mio unico desiderio è andarmene. Fuggire da questo luogo maledetto, scomparire, offrire il mio animo all'oblio. Vorrei cancellare il gesto da me appena compiuto, un'azione di un valore immenso, che appena posso sopportare. Ho dato tutto me stesso in cambio di un minimo di gioia, l'ho ottenuta con la forza; e ora pago per la mia stessa impulsività.

Sono come un bambino che ruba le caramelle dalla dispensa, e ora mi aspetto la sgridata della madre. Avrei dovuto pensare prima di baciare Corey, o avrei dovuto almeno dare una spiegazione. Avrei dovuto.

"Corey" -mi trema la voce, gli occhi fissi al terreno- "non so se sono serio. Io non so un cazzo. Ho agito d'impulso. Forse..."

"Forse cosa? Spiegami."

"Forse io ti amo davvero. Ma... sai come sono. Sono instabile. Vivo costantemente una lotta contro me stesso, fino a perdere la ragione, o peggio, abusare di essa, mi sforzo di odiare per riempire un vuoto, rifiuto ogni forma di affetto perchè mi ritengo indegno. Potrei anche amarti fino a impazzire, ma comunque non ammetterei mai di provare qualcosa nei tuoi confronti. Per me l'amore è un desiderio proibito. Sí, so che sembra difficile da capire."

A volte alzo lo sguardo quanto basta per vedere il suo volto, per poi abbassare subito la testa. Il suo sguardo perso punta al vuoto, un vuoto piú solido del concreto.

"E questo quindi è un modo delicato per rifiutarmi, giusto?"

Sospiro.

"Non è un rifiuto. Pensavo che fosse chiaro."

"Jonathan, nulla di ció che dici è chiaro. Non improvvisarti filosofo. Non sei un poeta dell'ottocento. La domanda è una.

Mi ami, o no?"

"Non essere cosí infantile! Ti ho spiegato dov'è il problema." La mia voce si alza e si fa piú acuta.

"Non urlare, idiota. Mi avrai anche spiegato, ma non ho capito, quindi smettila di accusarmi di essere infantile, abbi il coraggio piuttosto di dirmi le cose per come stanno!"

La stretta all'altezza del diaframma è ora cosí forte da impedirmi di pronunciare un suono sensato. Deglutisco, chiudo gli occhi per qualche secondo e passo una mano tra i capelli. Il silenzio ha preso il posto delle urla, e penetra nella carne e nelle ossa come una presenza concreta. Il respiro affannato di Corey mi mette addosso una rabbia malsana, cosí forte da farmi stringere i pugni fino a farmi male. Una parte di me vorrebbe solo che il ragazzo che ho appena baciato se ne andasse; e prova quasi il folle desiderio di aggredirlo, l'altra parte mi porta ad odiarmi per odiare cosí crudelmente colui che ha saputo accettarmi e volermi del bene.

Il corpo di Corey si muove con movimenti compulsivi. Trema come una foglia, il suo torace si espande e restringe seguendo un ritmo costante.

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Scusate se il capitolo è corto e se non sono stava attiva per un po', ma non ho molto tempo e voglia di continuare la storia in questo periodo. All'inizio della storia ero convinta che non ci sarebbe mai stato romanticismo, e ora sono una specie di scrittrice di harmony, quanta tristezza... Comunque ormai sono affezionata a questa storia, e penso di arrivare alla fine.

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