Note stonate

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"Sono fiero di te."

Sono le prime parole che Simone pronuncia quando Manuel gli racconta della conversazione con sua madre.

Stanno passeggiando lungo il perimetro del laghetto dell'EUR, cercando di non pensare al caldo soffocante che copre la città. Ma nessuno dei due sembra badare al caldo mentre camminano l'uno accanto all'altro, con le mani che si sfiorano.

Hanno parlato molto. Più che altro è stato Manuel a parlare, raccontando la conversazione con sua madre, le paure che lo hanno attanagliato per anni.

Ha parlato tanto e Simone lo ha ascoltato con attenzione, per poi dirgli di essere fiero di lui.

Manuel non è abituato a rendere fiere le persone.

Sa di aver reso orgogliosa sua madre quando si è diplomato, poi laureato, quando ha trovato il suo primo lavoro, quando ha comprato il suo bilocale.

Ma non è la stessa cosa.

Sua madre sarebbe orgogliosa di lui in qualsiasi caso, Manuel lo sa bene.

Ma Simone...

Rendere fiero Simone è qualcosa che gli fa attorcigliare lo stomaco, ma in senso positivo. È qualcosa che lo emoziona.

"Sono veramente felice di averglielo detto" dice Manuel.

"Devo ammettere che ero un po' preoccupato dopo il nostro primo bacio."

Manuel si volta verso Simone e lo guarda perplesso. "Che vuoi dire?"

"La prima volta che ci siamo incontrati mi hai detto che non ti piacevano i ragazzi. La seconda volta mi hai detto che eri confuso. Non sapevo bene cosa aspettarmi quella sera, avevo paura che ti facessi prendere dal panico e che non volessi più vedermi" spiega Simone.

Manuel si sente un po' in colpa che la confusione che aveva in testa abbia spinto Simone a credere che non fosse davvero interessato. In realtà Manuel non è riuscito a pensare ad altro dal primo momento in cui l'ha visto. Faticava solo ad ammetterlo.

"Ho avuto qualche difficoltà ad accettare di essere bisessuale. Non che ci fosse niente di male, ma era qualcosa che non pensavo facesse parte di me. Non lo so, mi sentivo come se ci fosse una nota stonata. E poi invece ho capito che la nota stonata era il non ammetterlo, il non accettarlo. Nel momento in cui ho finalmente accettato di essere bisessuale, tutto quello che sembrava stonato è sparito" dice Manuel.

Tiene lo sguardo rivolto davanti a lui. Si volta verso Simone solo quando quest'ultimo gli afferra la mano e la stringe.

Simone gli sorride mentre continuano a camminare lungo il laghetto, fino a quando si fermano sotto un ciliegio. Si siedono all'ombra, un po' per cercare riparo dal caldo e un po' perché entrambi capiscono che quel discorso va affrontato con più calma.

"È successo anche a me" dice Simone mentre si siede sull'erba.

Manuel rimane in silenzio, seduto davanti a Simone tra le sue gambe. Appoggia la schiena al suo petto, mentre Simone lo stringe a sé e dice: "Stavo con una ragazza al liceo. Le volevo un bene dell'anima, ma mi rendevo conto di non riuscire a innamorarmi di lei. Pensavo di non essere in grado di amare, di aver ereditato da mio padre la sua incapacità di avere una relazione stabile e di amare veramente qualcuno. E invece alla fine ho semplicemente capito che non ero interessato alle ragazze."

"Lo hai accettato in fretta?"

"Non proprio. Ho passato un paio di anni in cui ero sempre arrabbiato con tutti, mi comportavo veramente da stronzo. Ma a un certo punto ho capito che era solo il modo in cui sfogavo questo malessere, questa sensazione di avere una nota stonata, come dici tu. E quando finalmente ho capito, le note stonate sono sparite" dice Simone. Si fa sfuggire una risata prima di aggiungere: "Sai, mio padre l'ha capito prima di me e mi ha fatto un discorso filosofico sul farmi vedere dagli altri per ciò che sono davvero. All'epoca il nostro rapporto era ancora un disastro, ma quel discorso mi ha aiutato molto. Mi ha rassicurato, mi ha fatto capire che in me non c'era niente di sbagliato."

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