Il cielo in una stanza

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Manuel pensa di essere un po' troppo grande per finire a pomiciare con un ragazzo contro il muro di un locale. Ma in quel momento non gli importa.

Simone gli ha fatto capire - no, gli ha detto - che stanno insieme e Manuel ha smesso di pensare.

Lo ha attirato a sé, l'ha baciato e in un attimo si è ritrovato con la schiena premuta contro il muro del pub, le mani di Simone ancorate ai suoi fianchi, il corpo premuto contro il suo.

"Quindi stiamo insieme?" chiede Manuel quando la bocca di Simone si sposta sul suo collo.

Simone si scosta giusto il tempo di dire: "Io ti ho trattato come se stessimo insieme dalla prima volta che ti ho baciato."

Poi torna a baciargli il collo, a succhiare la pelle, a mordere.

Non gli importa di lasciare segni, e nemmeno a Manuel in realtà.

Sa benissimo che a quasi ventinove anni non è decoroso andarsene in giro con il collo pieno di succhiotti, ma da quando frequenta Simone gli sembra di essere tornato un ragazzino.

A quasi ventinove anni non è decoroso nemmeno baciarsi in quel modo contro un muro, ma per nessuno dei due sembra essere un problema.

Simone torna sulle labbra di Manuel. Lo bacia con passione, lascia scivolare la propria lingua all'interno della sua bocca mentre le sue dita superano l'orlo della maglia di Manuel e gli accarezzano la pelle.

È la prima volta che si baciano in quel modo. Fino a quel momento ogni bacio tra loro è sempre stato lento, calmo, romantico.

Ora invece è uno scontro di lingue e denti. È un bacio scomposto e disordinato, un bacio appassionato in cui entrambi trattengono i gemiti e i sospiri.

È un bacio che fa desiderare a Manuel di avere di più, soprattutto quando sente Simone premersi ulteriormente contro di lui e avverte un lieve rigonfiamento nei suoi jeans.

"Andiamo a casa mia" mormora con il fiato corto e le labbra gonfie.

Simone non se lo fa ripetere.

Prende Manuel per mano e lo trascina verso la sua auto, mentre invia velocemente un messaggio a Fabio per scusarsi di essere scappato dalla sua festa senza nemmeno salutare.

Quando arrivano alla macchina, è Manuel a spingere Simone contro la portiera ancora chiusa e a bloccarlo tra il suo corpo e la carrozzeria.

Ci sono altri baci, impetuosi come i precedenti, segno di un desiderio che entrambi hanno tenuto nascosto per troppo tempo.

Impiegano più di dieci minuti a trovare la forza di staccarsi e salire in macchina. E a quel punto Simone deve ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non approfittare dei vetri scuri della sua auto e trascinare Manuel sui sedili posteriori.

Cerca di raggiungere l'appartamento di Manuel il più in fretta possibile, mentre l'altro non fa altro che guardarlo per tutto il viaggio.

Osserva le sue mani che stringono il volante, la mano destra che talvolta si chiude attorno al pomello del cambio. La immagina mentre stringe allo stesso modo la sua erezione, ormai piuttosto evidente.

Manuel mentirebbe se dicesse che prima di quel momento non ha mai immaginato niente di simile. Lo ha immaginato fin troppe volte.

Ma quella sera è diverso. Quella sera sa che le cose non si limiteranno alla sua immaginazione.

Quando arrivano davanti a casa di Manuel, Simone lascia la macchina in una zona di carico e scarico, fregandosene della multa che probabilmente troverà il giorno dopo. Non ci sono parcheggi disponibili e lui non ha nessuna intenzione di passare ore a cercarne uno.

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