Forever and Ever (Part 2)

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Angela: "Per lei è un brutto momento, ma è stata carina e sono felice che abbia preso parte a questo momento. Per me non è una pop star.

È mia sorella." 

Part Of Me Movie                                                                                         

"I'm an architect
Of days that haven't happened yet
I can't believe a month is all it's been
You know my paper heart
The one I filled with pencil marks
I think I might've gone and inked you in"

Il suo sguardo era perso fuori dalla finestra.

Vagava nell'immensità del cielo, a tratti limpido e azzurro, a tratti coperto da piccole nuvolette bianche, soffici, pure, candide.

Ma se i suoi occhi erano concentrati sul paesaggio, la sua mente, come sempre, era altrove.

Non è difficile immaginare a cosa stesse pensando.

John si era seduto alla stessa sedia di prima, aveva ripreso la mano di Katy tra le sue, ed era rimasto lì, fermo immobile.

Sembrava quasi non respirare.

Ogni tanto Angela si fermava a fissarlo.

Il dolore e la stanchezza avevamo ormai lasciato sul volto dell'uomo delle cicatrici profonde.

Tuttavia la tenacia non aveva smesso di ardere nei suoi occhi.

" Non la lascio." aveva detto; ed Angela era certa che non l'avrebbe fatto, nemmeno quando sarebbe arrivato il momento.

La donna lo osservò di nuovo.

I muscoli del corpo erano tutti tesi; Angela vedeva benissimo quelli delle spalle, contratti, rigidi, immobili. I respiri erano diventati lunghi, lenti, profondi.

Sin'ora non era cambiato nulla.

Era rimasto nella stessa posizione . . . ed ormai era quasi passata mezz'ora.

Angela fissò i suoi occhi su un punto non ben definito nel cielo.

"Dove sei sorellina? In questo momento, dove sei? "

Restò fissa sul cielo mentre sentiva il petto bruciarle.

" Ci stai guardando vero? Ci stai osservando da lassù. "

Vide la propria immagine riflessa nel vetro.

" Che cosa devo fare Katy? Come posso colmare il vuoto che hai lasciato? Hai riposto troppa fiducia in me, sorellina.

Non sono così forte come te da poter sopportare tutto questo.

Non RIESCO a sopportare ciò che sta succedendo agli altri, tutto questo dolore...

Credevi forse che fossi pronta?"

La donna si fermò.

Stava davvero parlando con qualcuno che non c'era più?

Era arrivata a questo punto?

L'aria della stanza si era fatta improvvisamente pesante.

Di colpo era diventata rarefatta e afosa.

Angela sentì un improvviso bisogno di uscire, di fuggire da tutto quel dolore e quella sofferenza di cui era ormai satura la stanza.

Il volto e le mani le bruciavano; sentiva delle goccioline di sudore correrle giù lungo la schiena.

Cosa le stava succedendo?

Aprì la finestra e respirò un po' d'aria fresca che "sapeva" d'Oceano.

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