2. Il padre di Lucia.

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"Shh. Sfogati, lascia uscire tutto." le sussurrava all'orecchio.

La fece tornare a letto, la fece stendere e si accoccolò a lei. Lucia adesso sembrava più tranquilla ma sarebbe stata capace si superare una vera dipendenza? Questa domanda tormentava i pensieri di Amelia mentre si lasciava addormentare dal battito del cuore della latina. Era una notte tutt'altro che tranquilla, i lampi che risuonavano all'interno della casa Noceda, il forte rumore della pioggia che rimbombava sulla finestra. Luz stava avendo un incubo, uno che conosceva molto bene.

"Papà ti prego andiamo a prendere un gelato prima di tornare a casa" gli fece gli occhi dolci.

"Lucia è tardi e penso che tua madre si preoccuperà se non torniamo" addolcì il tono suo padre.

"Por favor papa"

Così suo padre cedette. Si misero in macchina ma un brutto temporale era cominciato, non si riusciva a vedere nulla sulla strada, ed era molto scivolosa data la forte pioggia. Luz era così felice di avere il suo gelato prima di tornare a casa, era felice di passare del tempo con suo padre dato che era sempre impegnato a lavoro. Un brutto suono risvegliò la quattordicenne latina dai suoi pensieri. L'auto stava sbandando, avevano perso il controllo. Poi una macchina uscì dal nulla, venendoli in contro. Un forte schianto, la testa della bruna si schiantò violentemente contro il parabrezza causandole una ferita alla testa, mentre suo padre.. Si girò in cerca del suo genitore senza trovare nessuno alla guida. Il parabrezza era in mille pezzi e nessuna traccia dell'uomo. Si fece prendere dal panico e cercò di uscire dalla macchina ma la sua testa non glielo permise. Aspettò un po'  poi provò di nuovo, con successo. si guardò intorno e vide le macchine sfrecciare sull'autostrada mentre loro erano finiti sui lati. La pioggia era ancora molto forte il che le impediva di vedere bene. Fece qualche metro in avanti verso l'altra macchina ma la vista le fece gelare il sangue. Steso in mezzo alla strada c'era il corpo di suo padre con sotto una grossa pozza di sangue.

"P-papà. P-papà!" singhiozzava scuotendolo.

Intanto lei stava perdendo molto sangue, ma non solo dalla sua testa. Era rimasta ferita ma la preoccupazione le aveva cessato il dolore. Così svenne.

Dei singhiozzi svegliarono la piccola Blight. Si accorse che Lucia si dimenava nel sonno piangendo.

"Papa, por favor!" urlava la ragazza.

"Luz! Luz va tutto bene" cercava di rassicurarla mentre la stringeva.

Ma le urla e i singhiozzi diventavano sempre più forti. Camila si svegliò di soprassalto sentendo delle urla e riconoscendole immediatamente. Corse il più veloce possibile al piano di sopra conoscendone già il motivo. Non appena si avvicinò alla porta oltre al pianto disperato di sua figlia Camila riusciva a sentire la voce di Amelia che cercava di rassicurarla. Si calmò ed entrò nella stanza. Si avvicinò al letto tirando fuori il suo telefono. Una voce ne uscì.

"Ciao mi amor, non vedo l'ora di essere lì e salutami tanto Luz." La voce piena di gioia di suo padre uscì dal telefono.

Sentire quella voce fece calmare immediatamente la ragazza facendola tornare a dormire pacificamente stringendosi di più alla ragazza dai capelli verdi, che guardava la signora Noceda in stato di shock.

"Succede molto spesso da sei anni ormai, Luz si da ancora la colpa per la morte di suo padre. E' stato un brutto incidente e ne rimase ferita anche lei. Colpa di un temporale." Spiegò la latina con le lacrime che le si formavano sotto gli occhi.

La mattina arrivò ma Amelia non dormì, era sopraffatta dai suoi pensieri mentre stingeva la sua ragazza, amica o qualunque cosa fossero.

"Ehi, da quanto tempo sei sveglia?" Le chiese Lucia sbadigliando.

"Svegliarsi implica l'aver dormito e io non ho dormito."

"Va tutto bene?" le chiese preoccupata.

La Blight non riusciva a pensare che la sua Luz mettesse ancora la sua salute prima della propria. Evidentemente non stava bene ma anziché parlarne si prende ancora cura degli altri. Annuì debolmente in risposta, il che sembrò bastare alla bruna. Si alzarono dal letto e ma prima di scendere per fare colazione la latina inventò una scusa stupida per rimanere in camera mentre Amity scendeva. Si trovò di fronte il cassetto, di nuovo. Incapace di resistere lo aprì e prese il barattolo. Lo guardò spaventata stringendolo forte. Il suo respiro si spezzò e le lacrime cominciarono a solcarle le guance.

"Mi dispiace" Sussurrò tra sé e se.

Ne prese 6 questa volta e le mandò giù senz'acqua poi scese di sotto asciugandosi le lacrime e facendo finta di nulla. Quelle non erano pillole normali, annientavano tutti i sentimenti lasciando a chi le assumeva il nulla.

"Perché non andiamo a fare un giro sulle Isole Bollenti? ti va?" le chiese la più bassa.

La bruna annuì con la sua faccia da poker. Mentre si trovavano al mercato Lucia vide una luce accecante provenire da un vicolo, così la seguì. Era un vicolo inquietante, molto stretto e puzzava, ma non le importava, nulla le importava quando era fatta. Camminava e camminava ma non arrivava mai da nessuna parte, ogni volta che faceva un passo sembrava che il vicolo si allungasse di altri dieci. Poi una strana melodia che le fece gelare il sangue risuonò nell'oscurità.

"Come cazzo è possibile che si allunga questo vicolo." si derise da sola.

Decise di seguire la musica, visto che era una strada dritta e non aveva nessuna scelta. Sembravano passate ore quando quella luce tornò. La luce proveniva da dietro una porta. Il tutto diventava sempre più inquietante, sembrava quasi che la strada si stesse stringendo. Prestò più attenzione alla parete per accorgersi che si stava letteralmente stringendo.

"Che cazzo?"

Lo spazio diminuiva sempre di più e non aveva scelta se non entrare in quella stanza sconosciuta. Scrollò quindi le spalle ed entrò senza preoccuparsi di come sarebbe tornata indietro. La stanza era buia, ma sembrava molto grande poi vide la luce che inseguiva da ore ormai. La musichetta terrificante ricominciò così Lucia la seguì alla ceca, inciampando di tanto in tanto.

"Ore di cunicoli inquietanti per un carillon? Fantastico, veramente fantastico."

Qualcosa le diceva di prenderlo, era una cosa a cui non poteva resistere così lo prese.

"Chi c'è? Umana, ma che piacere rivederti dopo tutto questo tempo." una voce parlò.

ANDRA' TUTTO BENE - LUMITYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora