III

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(perdonatemi per l'errore di copia incolla, questo è il terzo capitolo intero)

17 Marzo 1987

Eddie si guardò attorno, disorientato da quello sciame di ragazzi e ragazze in uniforme verde militare che brulicavano nel grande cortile del college. Stringeva nel palmo sudato un mazzetto di fiorellini rosa e bianchi che cozzavano col suo abbigliamento tutto catene, borchie e pelle nera.
Ormai stava lì da circa venti minuti. E se avesse sbagliato posto? No, non era possibile. La migliore amica di Chrissy, Esther, gli aveva descritto il luogo per filo e per segno, in modo che lui lo trovasse all'ora stabilita e la sorpresa riuscisse alla perfezione. Era talmente entusiasta di vedere la ragazza che non fece nemmeno troppo caso al trio che sghignazzò nel vederlo e borbottò «Ma come cazzo si è conciato quello?» senza nemmeno premurarsi di abbassare la voce. Occhieggiò il suo vecchio orologio da polso, e continuò a muovere il piede destro con una certa impazienza.
Ad un tratto, finalmente, il ragazzo scorse la figura graziosa di Chrissy in mezzo alla calca verde militare. Quando la ragazza fu vicina abbastanza da vederlo, smise di passeggiare e si coprì la bocca.
Eddie sorrise, salutandola con la mano libera a poco meno di dieci metri di distanza da lei, e Chrissy si mise a correre. Se ne fregò del fatto che stesse indossando la gonna della divisa e delle scarpe non proprio comode, se ne fregò dell'erbetta da poco irrigata che le bagnava le calze. Si buttò fra le sue braccia, e per qualche secondo rimase in silenzio, il viso premuto sul suo giubbotto di pelle, a farsi accarezzare i capelli e a respirare il suo profumo piacevolmente aspro a pieni polmoni. Le era mancato da morire. In quei mesi si erano scambiati diverse lettere piene di belle notizie e perfino qualche regalino, ma inutile dire che non era la stessa cosa.
"Ed... come ci sei arrivato fin qui?"
"Come ci sono arrivato? Col teletrasporto, no?" Chrissy gli diede un colpetto scherzoso sul petto.
"Ho guidato, comunque. In modo prudente, giuro. Cos'è quella faccia? Ho detto giuro! Comunque, questi... uhm... sono per te... e nel van c'è un altro regalo. Buon compleanno."
"Sono stupendi, grazie." Chrissy prese il mazzolino e lo fissò con aria trasognata, passando le dita fra i petali delicati.
"...e sappi che sono venuto a prenderti. Cioè, ti riporto io a casa. Sempre guidando con mooolta prudenza." Eddie prese la ragazza per i fianchi e la sollevò appena, chinandosi un po'. Lei si mise in punta di piedi, ridendo, e lo baciò sulle labbra.
Dopo qualche minuto, un gruppo di studentesse li raggiunse e, come uno stormo di piccioni verdognoli, si raccolse attorno a Chrissy, la quale si voltò.
"Ragazze, lui è Eddie."
"Ciao ragazze."
Due di loro - Lisa e Daisy - gli riservarono uno sguardo indecifrabile, misto fra perplessità e superbia, squadrando il suo abbigliamento dall'alto in basso, e lo salutarono con un «ciao» asciutto.
Esther, invece, batté il cinque a Eddie con fare soddisfatto, e Chrissy rimase interdetta per qualche secondo, prima di realizzare. "Tu lo sapevi, birbante!"
"Ovvio, sono stata sua complice per tutto il tempo. Eheheh." Esther ridacchiò, e si spostò le treccine piene di perle dietro la testa.
Chrissy scosse il capo, euforica, guardando prima la sua migliore amica, e poi il suo ragazzo. Era da moltissimo tempo che non era così allegra. Forse, il fatto che fosse lontana dal terrorismo psicologico della madre contribuiva, almeno in parte, a lasciare intatta la sua serenità. Guardò in basso, cercando di nascondere gli occhi impercettibilmente lucidi, e sussurrò. "Sono così fortunata ad avervi."

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Chrissy infilò nella sua valigia i vestiti, con un sorriso stampato sulle labbra leggermente truccate. Si rese conto in quel momento di essersi portata dietro un sacco di roba inutile che ora pesava troppo. Oltre a una meravigliosa sorpresa, era stata una gran fortuna che Eddie fosse venuto a prenderla col suo van, risparmiandole un noioso viaggio di ritorno.
"Chrissy?"
La ragazza si voltò verso Daisy. "Hm?"
La sua compagna di stanza sollevò un sopracciglio. "Ma quello di prima è... quell'Eddie? Il tuo ragazzo?"
Chrissy percepì qualcosa di vicino al disgusto nel suo tono, e il cuore iniziò a palpitarle più forte sotto la maglietta. "Sì, è lui. Perché?"
"Boh... nulla." Fece una lunga pausa, e si legò i capelli castani in una codina, rimirando la propria immagine allo specchio. "Me lo immaginavo un po' più... normale?"
L'altra cercò di mantenere la calma, ed emise un risolino. "Eddie è tutt'altro che normale, ma è per questo che mi piace, ed è per questo che piace a tutti i suoi amici."
"Se devo essere onesta, a me fa un po' paura. Sembra uno che spaccia. I tuoi genitori te lo lasciano vedere?"
L'altra strabuzzò gli occhi per un nanosecondo, e distolse lo sguardo. Acchiappò un reggiseno che era rimasto sul suo letto, e lo premette sugli altri vestiti. "Paura?! Lui?! Beh uhm, se devo essere onesta, anche a me faceva paura all'inizio, ma erano solo pregiudizi che... che mi avevano messo in testa gli altri. Sai, a volte i ragazzi popolari sanno essere crudeli con chi non segue la massa. Eddie è molto diverso da quello che sembra, è tenero, gentile, spiritoso... non avrei potuto chiedere di meglio." Smise di parlare, e si sentì il viso bollente, come le succedeva ogni volta che tesseva le lodi del suo ragazzo con qualcuno.
Daisy la fissò con le labbra increspate, trattenendosi per non scoppiarle a ridere in faccia. "Bah. Contenta tu..."
Chrissy si sentì piccata, oltre che delusa. Daisy le era sembrata un po' altezzosa sin dal principio della loro conoscenza, ma non credeva lo fosse fino a quel punto.
"Ti avevo già anticipato il fatto che si vestiva in modo particolare."
Daisy sospirò. "Non è solo quello, Chris. È che sembra un po' troppo pezzente per te. Il mio ragazzo mi avrebbe regalato un mazzo enorme di rose rosse..."
"Ma lui sa che a me piacciono que-"
"...e pensavo che tu avessi standard più alti. Voglio dire... ho saputo che nella tua scuola stavi con quel giocatore di basket, Jason... Carver. Giusto? Quello sì che era un figo, ed era pure ricco! Ma magari l'avessi avuta io una fortuna del genere. Secondo me stai buttando la tua vita appresso a 'sto tipo."
L'altra ragazza strinse i pugni. "Tanto per cominciare, a me dei soldi non frega niente. E anche se mi importasse qualcosa, non avrei bisogno di cercarmene uno coi soldi. Li ho già io, e parecchi. E poi non lo conosci neanche, Eddie. E io sto con chi mi pare." mormorò, ma tremava tutta. Non era affatto abituata a rispondere a tono a qualcuno, ma negli ultimi tempi quell'esplosione di dopamina la faceva sentire sempre più motivata a migliorarsi.
"Non ti scaldare, cara, mi chiedo solo come tu possa aver fatto a passare dalle stelle alle stalle. Siamo amiche ormai, mi interesso del tuo benessere. Noi ragazze dobbiamo consigliarci a vicenda, no?"
Chrissy chiuse a fatica la sua valigia e afferrò una bustina nera. Si alzò e girò i tacchi.
"Ci vediamo alla fine delle vacanze. Ciao." sibilò, glaciale, e uscì dalla porta senza nemmeno girarsi.
Scese giù per le scale più in fretta che poté, ostacolata dai nove chili e mezzo della valigia, percorse il grande cortile affollato e si precipitò sulle strisce pedonali dimenticandosi di guardare il semaforo. Un tizio in motorino le suonò il clacson.
Eddie, che stava dall'altro lato della strada, si prese un colpo. "Hey, Chris. Fai attenzione." Le posò una mano amorevole sulla spalla, per poi reclinare la testa da un lato, gesto tipico di quando stava studiando l'umore di qualcuno. "Tutto bene?"
Chrissy annuì. "Sì." Gli diede un bacio delicato sull'angolo della bocca. "Andiamo via, per favore?"
Lui sbatté le palpebre, perplesso, e aprì il cofano. Sollevò la valigia e la caricò dentro, poi lo chiuse. "Sicura che vada tutto bene?"
La ragazza fece un grande sorriso per dissimulare il suo turbamento. "Certo. È che non vedo l'ora che la vacanza inizi."
Il ragazzo annuì. "Ci sta. Ci divertiremo un mondo quando io non sarò al negozio di dischi. Faremo attività fighe coi ragazzi e le tue amiche, vedremo tanti bei film noi due insieme, giocheremo a D&D..." Le aprì la portiera, e lei si infilò in auto.
"E poi andremo al-"
Appena Eddie si sedette al suo posto, la ragazza tirò fuori il pacchetto scuro, e interruppe con dolcezza la sua parlantina.
"Questo è per te."
Lui la guardò a pochi centimetri dal suo viso, stupito. "Mi hai preso un regalo? Ma non dovevi! È il tuo compleanno, mica il mio."
"Non so, mi andava di prendertelo. Come quando tu mi hai portato quel braccialetto a caso perché ti ricordava me."
Eddie annuì. Prese la bustina, con un'espressione da bambino curioso. A causa delle sue condizioni economiche, aveva sempre ricevuto pochissimi regali. Aprì la bustina, che era stata pinzettata e decorata con un fiocchetto argentato, ci mise dentro la mano e pescò la cassetta di «Slippery when wet» un album dei Bon Jovi che era uscito da un bel pezzo, ma che gli mancava nella sua collezione.
"Woh..." Se lo rigirò fra le mani, incredulo. "Sei un tesoro, Chrissy, grazie. Vuoi aprire il tuo?"
"Certo."
Il ragazzo allungò un braccio verso i sedili posteriori e afferrò un pacco regalo, con quel comico grugnito di fatica. "Eccolo qui."
Chrissy prese il pacco avvolto dalla carta color avorio. Le decorazioni con gli orsetti erano così carine che quasi le dispiacque scartarlo. "Oh!"
Fra le sue mani comparve Piccole Donne, uno dei classici che Chrissy aveva accennato di voler leggere.
La ragazza lo ringraziò con un bacetto a sorpresa sulla guancia. "Non vedo l'ora di iniziarlo."
"Bene, principessa. Adesso, come desideravate, ce ne scappiamo da qui..." Si allungò per aiutarla ad allacciare la cintura e accarezzarle il ginocchio. "...ovviamente volando a più di duecento chilometri orari."
"Scemo."
Eddie scoppiò a ridere e mise in moto il van, entrando con attenzione in mezzo al traffico.

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