1. Natale '11

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26 dicembre 2011
Mi svegliai a causa del rumore di pentole proveniente dal piano di sotto. Inizialmente non riuscii manco a capire dove fossi, ero arrotolata in mezzo alle lenzuola e al piumone quando mi ricordai che fosse Santo Stefano. Non mi ricordavo tanto del giorno prima e, onestamente, non avevo voglia di ricordarmelo. Era il primo Natale senza la nonna. L'aria non era triste, solo "vuota", mancava quella persona ad occupare quella sedia alla mia destra.

Mi rigirai nel letto per riprendere sonno, ma non c'è la feci. Mi misi a sedere e mi allungai per prendere le mie calze pelosette e me le infilai. Mi alzai e mi guardai allo specchio, sembrava che qualche animale avesse fatto il nido nei miei capelli.

Scesi le scale e venni investita dall'emozione del mio cane, Ribes. Una meticcia di 8 anni, arrivata quando io ne avevo 4 e quindi siamo praticamente cresciute insieme. Neanche un secondo e venni assalita:

"Oh ciao, Penny. Ti sei svegliata. Dormito bene?" il primo fu mio padre.

"Sbrigati che devi preparare tavola." uscì mia sorella dalla cucina, interrompendo sul nascere la mia risposta, senza neanche salutarmi.

Vidi mia madre passare velocemente davanti alla finestra e quindi di riflesso le aprì la porta.
"Grazie." Andò a posare l'insalata russa sul marmo e tornò indietro. Mi sorpassò e mi disse "Sbrigati a cambiarti".

Finalmente esordii "Perché? Tanto mica vengono i nonni.", senza neanche guardarmi mi rispose "ma come perché, è da più di una settimana che diciamo che vengono i Leclerc."

Fu l'ultima parola che sentii perché mi precipitai al piano di sopra, facendo tre gradini alla volta e aiutandomi con le mani. Mi fiondai in camera mia e inizia ad aprire i cassetti della biancheria intima, non che qualcuno dovesse guardarmela però scelsi uno dei paia di mutande più belli.

Poi venne il momento critico. Dovevo scegliere cosa mettermi. Qualcosa di bello ma non troppo elegante. Allora optai per cercare le cose meno andanti tra la roba da casa. Dopo aver tirato fuori due canottiere e dei pantaloncini, presi il mio outfit. Un pantalone della tuta nero classico e una maglietta bianca con dei disegni viola. Poi mia madre mi avrebbe obbligato a mettere una felpa e, quindi, abbandonai a malincuore il mio amato pile per una felpa meno consumata. Ero pronta.

Mi guardai orgogliosamente allo specchio, ma mi cadde l'occhio su una cosa. Il letto. Era anche lui in condizioni pietose. Mi lanciai sopra per tirare sù il lenzuolo e con tutta la forza che avevo tirai pure il piumone. Mi sistemai i capelli e sentii il cancello aprirsi. Erano arrivati. Giusto in tempo.

I saluti erano sempre gli stessi. Mio padre ed Hervé si vennero incontro, mia madre e Pascale invece si abbracciarono. Io mi buttai subito al collo di Arthur e lui ricambio, ci passavamo solo 1 anno di differenza ma lui sembrava decisamente più grande di me, per colpa della differenza dall'altezza. Mia sorella non sembrò curarsi di chi salutare ma casualmente iniziò da Charles, che sembrava molto felice di questa cosa. Lorenzo rimase di lato e quindi decisi di rimediare dandogli un abbraccio.

Poi ovviamente ci salutammo tutti a turno e quando arrivò il mio e quello di Charles, ci avvicinammo, lui un po' titubante ma ci scambiammo un abbraccio caloroso. Annusai il suo profumo mentre cercavo di non mangiare i suoi capelli. Sapeva di vaniglia e di shampoo. Mi allontanai guardandolo negli occhi. Quei maledettissimi ma bellissimi occhi verdi.

Come di consueto mi ritrovai nel tavolo degli adulti. Sempre così. Io e Arthur. Ci fissavamo a vicenda mentre guardavamo i nostri fratelli sghignazzare. Entrambi odiavamo essere tagliati fuori, ma sapevamo anche che in parte era giusto. Noi non dovevamo sapere "certe" cose. Anche per questo eravamo migliori amici. Ci capivamo più di qualsiasi altra persona in quella stanza.

𝐌𝐨𝐧 𝐚𝐦𝐚𝐧𝐭 𝐦𝐨𝐧𝐞́𝐠𝐚𝐬𝐪𝐮𝐞 || 𝐂𝐋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora