Dieci

794 69 114
                                    

Ho passato tutto il weekend a riflettere sull'universo.

Ho ripensato specialmente alla serata di sabato, alle ragazze, a Penny, al cameriere che non riuscivo a guardare, e specialmente: Charlie. Era completamente diverso, quel giorno. Era serio, composto, quasi preoccupato per la mia condizione. Mi considera sua amica, la sua vera amica, cosa che non ho mai sperimentato nella mia vita.

Certo, è vero che frequentavo altre persone prima del mio casino interiore, Penny in particolare, ma non ricordo di aver mai sentito un legame così stretto con lei, così come lo sento con quel ragazzo mezzo fulminato. Nessuno delle mie precedenti "amicizie" mi ha mai incastonato nel cuore una tale traccia indelebile di... Affetto?

«Sei ancora in pigiama? Muoviti o farai tardi».

Eddie è sulla soglia, appoggiato con la spalla allo stipite della porta, mi sta scrutando con sguardo piuttosto preoccupato.

Solo in quel momento mi accorgo di essere seduta sul bordo del letto da più di venti minuti, intenta a riflettere nuovamente sull'universo che mi contiene.

Sospiro e mi cambio velocemente, mettendo addosso la solita combinazione felpa+leggins. Poi scendo e non faccio colazione, scaturendo immediatamente occhiatacce da parte di mia madre.

«La colazione» indica con l'indice il pacchetto dei biscotti lasciato per me in mezzo alla tavola.

«Non ho fame»

«Devi farla la colazione, non fa bene saltarla»

«Ho detto che stavolta non ho fame, scusa».

Carico la cartella sulle spalle ed esco prima ancora che lei possa dirmi qualcosa. Avverto quasi un senso di rabbia farsi strada in me, rabbia immotivata, che non so da cosa diavolo derivi.

Il cervello di una persona può essere davvero strano, delle volte. Spesso combattiamo sentimenti che non riusciamo nemmeno a definire a parole, ma con tale destrezza che possiamo sembrare dei campioni.

Non faccio in tempo a varcare il cancelletto di casa, che subito mi ritrovo Eddie accanto.

«Credevo te ne fossi già andato» dico, arrestandomi per un momento.

«E invece sono qui, sorpresa?»

«Hai perso l'autobus?».

Scuote la testa, rapidamente, per poi prendere a camminare, invitandomi a seguirlo.

Lo faccio senza replicare. Ho già capito il perché Eddie sia lì: è preoccupato, preoccupato per me. Da quanto sono tornata a casa, sabato scorso, mi sono comportata in modo strano, isolandomi dal resto della famiglia, specialmente da lui. Non gli ho mai raccontato di quello che è successo fra me e Charlie perché la consideravo come una cosa stramba e senza senso. Anzi, ci sono stati dei momenti in cui ho creduto che mi fossi sognata tutto: la serata, il kebab, l'incontro con Charlie... Ma tutte quelle volte in cui il mio cervello mi ha obbligato ad aprire Instagram e il profilo di quel ragazzo,i miei dubbi sono scomparsi, rendendomi consapevole delle esperienze che ho davvero vissuto.

«Ho raccontato a Charlie della mia fobia... E lui mi ha detto... Mi ha detto che sono l'unica vera amica che possiede».

Silenzio, Eddie non parla e io mi sento come una pentola a pressione sul punto di esplodere, buttata nella bocca di un vulcano attivo.

«Capisco... Quindi te e Charlie siete molto legati?»

«Sì... Cioè no...» sospiro «...non lo so».

Eddie annuisce, fin troppo tranquillo. Mi chiedo se stia solamente plagiando la sua rabbia e la voglia di strozzare Charlie, oppure sia davvero sereno.

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora