Epilogo

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16 anni dopo...

«Mamma... Mamma...».

Apro gli occhi al rallentatore. Non ho idea di quanto io abbia dormito, di che giorno sia e né tantomeno quale vita io stia interpretando.

Ci metto un attimo a riprendermi, mentre i miei occhi iniziano lentamente a mettere a fuoco ogni particolare della camera da letto, dalla cabina armadio al mio comodino.

«Sei sveglia?».

Sposto lo sguardo su chi ha parlato, incontrando immediatamente due occhi enormi e azzurri.

«Sì sono sveglia, Tabitha».

Tabitha sorride e mi getta le braccia al collo, stringendomi fino a quasi farmi soffocare. E' da sempre stata molto dolce e soprattutto coccolona, non riesco mai scollarmela di dosso nemmeno con una spranga. Ma amo questo, amo tutte le volte in cui la mia dolce bambina di sette anni mi corre incontro per abbracciarmi, quando torno a casa dal lavoro.

Le accarezzo una guancia, poi i capelli castani leggermente mossi.

«Guarda un po', la festeggiata si é finalmente svegliata».

Alzo gli occhi al cielo, mentre mi metto seduta e Tabitha si alza in piedi sul materasso, con le braccia incrociate e il broncio.

«Dovevo essere io a farle gli auguri per prima, papà!» si lamenta, ricadendo sul materasso con un leggero tonfo.

Sorrido e le do un piccolo bacio sulla fronte per farle tornare il sorriso, cosa che avviene immediatamente.

«Tua figlia ha solo ragione, Charlie, sei proprio un guastafeste». Amo stuzzicarlo, fin da quando eravamo solo degli adolescenti.

Gli sorrido e lui lo ricambia immediatamente, prima di sedersi sul letto accanto a noi, con in braccio un Will non troppo contento.

Will é completamente diverso da sua sorella maggiore, anche se hanno solo tre anni di differenza. Mentre Tabitha é calma e pacata, Will é un vero e proprio terremoto: energico e instancabile. Non é però mai stato un gran mattiniero. Adesso infatti, ha lo sguardo assonnato, ma sono più che certa che fra un'oretta al massimo inizierà a scorrazzare per casa come un matto.

Gli faccio una dolce carezza sui capelli castani, morbidi come il piumaggio di un pulcino. A quel gesto Will sposta di scatto i suoi occhietti scuri su di me, sorridendomi un poco.

E pensare che una volta avevo creduto che in futuro fossi destinata a rimanere sola, in una casa con tanti gatti, mangiando solo cibo precotto. Quando ci ripenso, mi viene automaticamente da sorridere, perché mi sembra tutto così sciocco e assurdo. Erano semplicemente dei pensieri di una ragazza che non aveva ancora avuto modo di scoprire tutto il mondo.

Ho sposato il ragazzo che amavo, dimostrando che anche il primo amore, quello che "sarebbe" destinato a finire, può durare per sempre, e ho creato la mia vita con lui, da quando abbiamo comprato casa a quando sono nati i nostri due figli.

Mi sono laureata con il massimo dei voti e ora ho un lavoro ottimo, che mi piace, oltre che a pagarmi bene.

Sono diventata zia di un bellissimo ragazzino di undici anni di nome Cedric, adottato all'età di un anno da Edward e Lewis, anche loro ora sposati. Vivono a circa una decina di minuti da casa nostra, in una casetta a due piani molto graziosa.

Di Penny non ho molte notizie, so che si é trasferita in un'altra città con il suo (presumo) marito. Da quanto ho sentito so che ha avuto anche lei dei figli, ma non so quanto affidarmi alle voci che circolano. Anche se, con il carattere che possiede lei, sono sicura che sia un'ottima madre e non mi viene difficile credere che anche lei abbia messo su una bella famiglia.

Ma se proprio dovessi trovare qualcosa, fra tutto ciò che é successo in questi anni carichi di avvenimenti, di cui vado particolarmente fiera, é la mia "completa" guarigione della mia scopofobia. Avevo infatti iniziato ad andare da uno psicologo subito dopo la fine della seconda superiore. Ero riuscita a convincere i miei e ci ero andata per un lunghissimo periodo (circa quattro anni).

Grazie alla dottoressa che mi ha seguito, sono riuscita a capire i miei blocchi interiori, cosa mi dava fastidio degli altri, cosa invece mi impediva di andare avanti e stare tranquilla, lavorandoci in seguito, tanto anche, con una incredibile costanza, che mai mi sarei aspettata da una pigrona fatta con lo stampo come me.

E ora eccomi qua, in una casa splendida, con una famiglia che amo con tutta me stessa, e priva di ansie. Certo, stare in posti troppo affollati mi provoca ancora un certo fastidio, così come intraprendere discussioni articolate con chi conosco poco, ma riesco finalmente a guardare in faccia tutti, senza provare nausee, brividi o qualsiasi forma di sdegno.

Posso dire di essere fiera? Posso eccome.

Sono fiera della persona che sono diventata.

Sono fiera di Zilla la "ex scopofobica".

E sono fiera del posto nel mondo che mi sono creata.

A volte basta crederci alle cose, anche mentre ti lamenti della vita o ti sbucci le ginocchia a causa di una brutta caduta.

Perché i cambiamenti spesso si trovano dietro a un angolo all'apparenza buio e spaventoso, ma che tu e soltanto tu, con la tua personalità, la tua mente e il tuo coraggio, puoi svoltare.

E io ho fatto così: ho svoltato un angolo bello buio e temibile e sono andata dritta, verso la luce.


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