𝟎𝟐.

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𝐇𝐈𝐒 𝐌𝐀𝐉𝐄𝐒𝐓𝐘
© 𝗅𝖺𝗉𝗂𝗅𝗅𝗐𝗌


Durante il viaggio gli vennero forniti tutti i dettagli conosciuti del caso.

Qualcosa di ricorrente, quasi da romanzo, eppure sbalorditivo per un luogo del genere: fuori e dentro al castello era avvenuta una serie di omicidi di natura inspiegabile. Fortunatamente, almeno fino a quel momento, nessun parente di sua maestà era stato coinvolto. Il padre era stato convocato a seguito del secondo, quando era divenuto chiaro che non si trattasse di un incidente. Ciò che restava da fare fu semplice a dirsi: trovare il colpevole, prima che fuori dalle mura di corte si venisse a sapere dell'accaduto.

L'inviato parlava a voce bassa per non farsi sentire dal cocchiere, esterno alla questione.
Nella tasca opposta a quella in cui aveva estratto la pergamena prese un altro foglio di simili dimensioni.
«La lista degli eventi.» disse mentenendo il tono flebile, consegnandogli la carta.

Erano quattro vittime in totale nell'arco di tre mesi, cinque, se vi si considerava anche suo padre.

03 - 03. il garzone dei rifornimenti reali, trovato a terra, col sangue ormai secco che fuoriusciva dalla bocca.
29 - 03. Drelya, la cameriera personale della coppia reale, strangolata durante il suo giorno libero.
15 - 04 Sangyeon, il fedele compagno di battaglia del principe, di provenienza lontana ma alleato della famiglia da anni, rinvenuto appeso ad una corda nella foresta ai confini dei giardini reali.
09 - 05. il ministro estero Reylens, nonchè fidato consigliere del monarca. Ucciso davanti a casa sua, situata in un villaggio nei dintorni del castello.

Sembravano avvicinarsi pian piano alla posizione centrale: il re stesso; ma Wooyoung non poteva dare per certo che quello fosse il vero obiettivo, non prima di aver verificato che anche il padre era arrivato a quella conclusione.

Nel frattempo, la carrozza era giunta a destinazione.
Stavano attraversando il sentiero che tagliava i grandi giardini reali, immense distese di prati verdeggianti e vegetazione curata nei minimi dettagli. Statue di divinità, sovrani passati e principi ritratti in pose eroiche si stagliavano ai bordi della strada, come per dare il benvenuto agli ospiti.

«Il mio incarico è terminato. Saranno i sovrani stessi a fornirvi le informazioni di cui avrete bisogno.» così dicendo, l'inviato si congedò e prese la direzione opposta a quella che gli aveva indicato.

Wooyoung prese un forte respiro. Era sollevato dall'essersi finalmente liberato di quello spavaldo personaggio, ma, d'altra parte, l'aveva lasciato solo davanti all'imponenza di quel castello. Stava per incontrare sua maestà in persona, e non c'era nessuno a guidarlo su cosa dovesse dire, fare o pensare in quelle circostanze.

A corte si richiede una sola cosa: educazione e testa alta. O almeno, questo gli ripeteva sempre il padre. Così, quasi di riflesso, sollevò il capo e proseguì per le grandi navate del castello.

Le pareti erano di marmo puro, alternandosi in motivi bianchi e verde pino. La rampa di scale principale si intrecciava attorno all'ennesima statua, raffigurante una una donna con in grembo una damigiana colma d'acqua, che a sua volta si riversava nella fontana al piano terra. Tutto sembrava collegato come a formare una sorta di quadro vivente. Quel luogo era arte.

Arrivò ai piedi di una grande porta bianca come il quarzo. Persino i maniglioni sembravano più costosi della sua casa, comprensiva di mobili. Bussò due volte, lentamente, incerto sul da farsi. Le due ante si aprirono e davanti a lui si materializzarono due figure elegantemente vestite.

«Detective.» esordì l'uomo alla sua destra, ed entrambi gli rivolsero un cenno di rispetto.
Rimase stupito dall'improvviso cambio di atteggiamento, in confronto all'inviato che, fino a qualche momento prima, l'aveva trattato come un povero sciagurato.

«Voialtri potete andare. Prego, investigatore. Qual è il vostro nome?»
Una voce femminile, imponente e autoritaria, fece eco nella sala. I due maggiordomi lo sorpassarono, uscendo dalla porta dietro di lui.

«Jung. Jung Wooyoung.. Vostra Maestà.» con un inchino si fece avanti a piccoli passi verso il trono su cui sedeva la donna. Accanto a lei era presente il re, tanto che a quella vista il ragazzo dovette fare appello a tutta la propria fermezza per non tremare dalla soggezione.

«Detective Jung, oppure Wooyoung, come preferite essere chiamato. Siamo onorati della vostra presenza. Avete rispettato l'accordo.» fu proprio lui a parlare, dopo la moglie. Nel suo tono non c'era una minima punta d'ironia, come se non avesse dato per scontato che Wooyoung non avesse avuto altre alternative.

«L'onore è mio nell'essere ai vostri servigi. Farò del mio meglio per rendermi utile alla vostra causa, sire.» si inchinò in segno di rispetto, finchè i sovrani gli fecero cenno di risollevarsi.

«Mi sembra il caso di darvi le informazioni fondamentali. Dormirete qui a castello, per evitare una simil disgrazia come quella accaduta a vostro padre. Siamo sinceramente provati dall'episodio, era un brav'uomo, astuto come pochi. Siamo sicuri che voi sarete alla sua altezza.»
Wooyoung annuiva, abbassando e risollevando il capo qua e là in segno di obbedienza. Ogni volta che il padre veniva nominato cercava di scacciare il pensiero dalla mente. Avrebbe fatto così ogni singolo giorno, altrimenti concentrarsi sarebbe diventato impensabile.

«Potrete perorare la vostra causa con qualsiasi mezzo riteniate opportuno, siete autorizzato a domandare ai servitori, agli ospiti, agli esterni e a chiunque possa avere testimonianze. Può essere un ambiente nuovo per voi, perciò nostro figlio vi aiuterà a muovervi all'interno del castello e vi aggiornerà su quanto ha realizzato vostro padre fin'ora. Potrete chiedere a lui per qualsiasi necessità.»

Proprio in quel momento la grande porta dietro di lui si aprì di nuovo, emettendo un flebile rumore.  Voltandosi appena per non dare le spalle ai sovrani, Wooyoung intravide una figura slanciata percorrere la sala senza il minimo della titubanza con cui lui aveva raggiunto i re poco prima. I suoi abiti erano dello stesso verde scuro delle pareti, alternato al bianco degli orli e al nero dei pantaloni. Entrava in contrasto con l'ebano lucido dei suoi capelli, ordinatamente tirati indietro. Due piccoli ciuffi scendevano simmetrici sulla fronte, contribuendo al quadro generale dell'opera. Emanava grazia, potenza, eleganza e forza in contemporanea. Davanti a quel portamento Wooyoung verificò istintivamente di avere ancora il mento sollevato e la postura dritta, come se, in confronto a lui, si sentisse appena uscito da una stalla.

Dopo aver raggiunto il fianco dei genitori, il nuovo arrivato gli rivolse un piccolo inchino col capo.
«Detective Jung.» esordì anche lui, con una voce modulata e.. attraente?

Chiaro, si trattava di un principe, e i principi erano attraenti.

«Vostra altezza.» s'inchinò.
«Chiamatemi San, detective

Nella missione a cui aveva –  anche se involontariamente – preso parte, avrebbe collaborato nientemeno che con il principe in persona.

 astoria, woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora